Era da un po’ di tempo che mi girava in testa l’idea di scrivere questo articolo, e ora che il momento è arrivato ci tenevo a raccontarvi da dove arriva l’ispirazione.
Dobbiamo però andare un po’ indietro nel tempo, nel 2012, quando all’università ho avuto la fortuna di imbattermi nel corso e nel professore che avrebbero profondamente influenzato la mia vita. Il corso era Storia e critica del cinema e il professore era Roberto Campari.
Ho già avuto modo di raccontarvi come questo corso abbia significativamente contribuito a far crescere la mia passione per la storia del cinema americano, ma è nel corso monografico che è seguito, dedicato al divismo, che ho compreso la “nicchia” in cui avrei voluto stare per approfondirla ad ogni costo. Quella dei grandi divi, dei film meravigliosi che ci hanno regalato e dei retroscena a volte oscuri che ci sono stati celati. Nel programma era prevista una lezione sul confronto tra Greta Garbo e Marlene Dietrich, nel quale abbiamo affrontato film che le hanno viste contrapposte in ruoli simili. Anni dopo quella lezione ho deciso di approfondire questo argomento e scriverci un articolo, e non posso fare altro che dedicarlo alla memoria del mio professore che purtroppo è venuto a mancare l’anno scorso.
Ci sono due icone che dagli anni Trenta hanno segnato indelebilmente il panorama del cinema mondiale: Greta Garbo e Marlene Dietrich. Pur provenendo da mondi diversi—Garbo dalla fredda Svezia e Dietrich dalla tumultuosa Germania—, entrambe hanno conquistato Hollywood con un mix irresistibile di talento, carisma e bellezza. Benché spesso messe a confronto, le due dive presentano una serie di similitudini e differenze che ne fanno soggetti di analisi tanto affascinanti quanto complessi.
Garbo e Dietrich sono state per anni le figure femminili più emblematiche del cinema, e in molti casi, sono state ritratte come opposti dialettici: la divina Garbo con il suo mistero glaciale e l'audace Dietrich con la sua sensualità sfacciata. Entrambe hanno incarnato figure di potere e spie nei loro ruoli più memorabili—Garbo come Regina Cristina di Svezia e come la danzatrice e spia Mata Hari, e Dietrich come Imperatrice Caterina la Grande di Russia e come l'agente segreto austriaco in Disonorata—ma lo hanno fatto in maniere radicalmente diverse, riflettendo i loro stili di recitazione distinti e le atmosfere dei loro film.
Le similitudini tra Garbo e Dietrich non si limitano alla loro celebrità o ai ruoli storici che hanno interpretato. Entrambe erano straniere che si sono fatte strada in un'industria dominata dagli americani, dimostrando una notevole capacità di adattamento sia culturale che artistico. Entrambe hanno anche gestito le loro carriere con un notevole senso degli affari, mantenendo un certo controllo sui tipi di ruoli e film in cui apparivano.
Se la Garbo era l'epitome del distacco, incarnando un tipo di femminilità più introspettiva e misteriosa, Dietrich era tutto fuoco e passione. Mentre Garbo spesso fuggiva i riflettori della vita pubblica, preferendo una vita più riservata, Dietrich abbracciava la celebrità e tutto ciò che comportava, incluso un atteggiamento più aperto verso la sessualità e i ruoli di genere.
Il loro stile di recitazione rifletteva queste differenze fondamentali. La Garbo aveva una presenza sullo schermo che sembrava quasi eterea, portando spesso il pubblico in un mondo di sogni e fantasie. Dietrich, d'altro canto, era terrena e diretta, spesso dominando lo schermo con la sua forza vitale.
Inizialmente il post doveva comprendere entrambi i film in cui queste Dive hanno vestito i panni di grandi sovrane, ma come sempre non sono riuscita a contenermi quindi per non creare un articolo lunghissimo l' ho diviso in due parti.
Il titolo originale è Queen Christina ed
è un film del 1933 diretto da Robert Mamoulian con protagonisti Greta Garbo e
John Gilbert.
Trailer originale:
La trama in breve: Cristina è la regina di Svezia, una sovrana illuminata costretta a considerare un matrimonio politico per rafforzare l'alleanza con la Spagna. Sentendosi oppressa dalle responsabilità regali e dalla vita di corte, decide di esplorare il suo regno in incognito, vestita da uomo. In una locanda incontra l'ambasciatore spagnolo, che è in Svezia per chiedere la sua mano a nome di un altro. Ignaro della sua vera identità , l'ambasciatore e Cristina sviluppano una forte attrazione reciproca.
Alcune scene del film |
Nata a Stoccolma nel 1905 Greta Lovisa Gustafsson (che il mondo intero conoscerà come Greta Garbo) inizia la sua carriera in giovane età . A soli 15 anni, appare in un film pubblicitario e diventa rapidamente modella e attrice nel cinema svedese, venendo scelta dal regista Mauritz Stiller come protagonista del film La leggenda di Gosta Berling. Nel 1927, sia Garbo che Stiller si trasferiscono negli Stati Uniti e vengono scritturati dalla MGM per La carne e il diavolo, film in cui Garbo recita al fianco di John Gilbert, divo del muto, con il quale inizia una relazione. Nei primi anni '30, fa il suo debutto nel cinema sonoro con Anna Christie (pubblicizzato con Garbo Talks, la Garbo parla). Da quel momento, i ruoli che interpreta sono personaggi romantici, donne illustri, regine e figure storiche che vivono amori sublimi.
Dopo il successo straordinario di Grand Hotel, il contratto tra Greta Garbo e la MGM sta per giungere a termine. Tuttavia, prima di concluderlo, la casa di produzione lancia un ultimo film che richiede tempi brevi di riprese, Come tu mi vuoi. Al termine delle riprese, Garbo torna a Stoccolma. Lì, la sua amica e consigliera Salka Viertel le offre uno script su Cristina, regina di Svezia. Dopo averlo letto, Garbo negozia un nuovo contratto con la MGM, ottenendo 250.000 dollari per film, un controllo creativo senza precedenti (su sceneggiatura, regista e cast) e un massimo di due film all'anno, di cui il primo (dopo un’assenza di un anno) sarà proprio La regina Cristina. La sceneggiatura viene affidata a H.M. Harwood che collaborerà con Salka Viertel delineando il personaggio di una donna forte, risoluta.
Se Greta Garbo è in un momento particolarmente prospero della sua carriera, lo stesso non si può dire del suo storico partner cinematografico e amore del passato, John Gilbert. Sono passati cinque anni dal loro ultimo film insieme e per Gilbert l'arrivo del sonoro è stato drammatico. Sembra addirittura che sia stato sabotato da Louis B. Mayer, che avrebbe alterato la sua voce in post-produzione nel film "Ladro d'amore", rendendola ridicola e provocando le risate del pubblico. Sebbene questa voce non sia mai stata confermata, sembra che Mayer volesse liberarsi di lui. Non potendo annullare il suo contratto, gli vengono riservate parti minori e con salari molto bassi. Tutto ciò, sommato alla crisi che sta affrontando il suo quarto matrimonio, non fa altro che peggiorare il suo alcolismo. La Garbo, forte della sua posizione di potere in quel momento, insiste affinché Gilbert sia il suo co-protagonista. La MGM tenta di convincerla facendo arrivare appositamente dall’Inghilterra Laurence Olivier (giovane attore molto promettente) ma mentre provano una scena la Garbo esprime tutta la sua algidità per convincerli che non ci sarebbe la stessa chimica che ci sarebbe con Gilbert, così alla fine le viene accordato.
A interpretare il cancelliere Axel Oxenstierna che veglia su Cristina dalla sua nascita è Lewis Stone. Il suo personaggio, eloquente e premuroso, unisce un senso di gravitas a una benevolenza che fa comprendere quanto sia affezionato a questa giovane ragazza. Dopo aver iniziato la sua carriera teatrale, Stone ha fatto il suo debutto nei film muti nel 1915. Spesso interpretava personaggi più anziani della sua età effettiva, dal momento che i suoi capelli erano diventati grigi quando aveva solo una ventina d'anni. La sua prima grande occasione arrivò nel 1922 con il film "The Prisoner of Zenda". Nel 1924, firmò un contratto con la MGM e iniziò a lavorare con regolarità . Nel 1929 fu nominato per l'Oscar al miglior attore per il film "The Patriot" (l'unica sua nomination). Ha lavorato con molte delle più grandi star della MGM, ha all’attivo cinque film con Harlow e sette con Greta Garbo. Stone è diventato famoso per essere l'attore con il contratto più lungo nella storia della MGM e, al momento della sua morte, deteneva il record per la permanenza più lunga sotto contratto con uno studio cinematografico, 29 anni. Nel 1937 appare come il padre di "Andy Hardy" nell’omonima serie, ruolo che ricopre in 14 dei 16 film. Ha un curriculum di oltre 150 film, tra cui altri classici come "Grand Hotel", "Mata Hari", "The Big House", "David Copperfield", "Treasure Island", "Queen Christina" e "The Girl from Missouri". È stato sposato tre volte. Lewis Stone è morto nel 1953 all'età di 73 anni.
A interpretare Aage, il maggiordomo personale di Sua Maestà , è C. Aubrey Smith, che offre un ritratto sensibile e pieno di personalità dal momento in cui sveglia per la prima volta 'Christina' nella sua camera da letto. Smith è un altro attore di carattere senza dubbio familiare a chi guarda i film classici, dato che la sua filmografia conta molti classici tra i suoi 113 film. Nato a Londra, C. Aubrey Smith è stato un famoso giocatore di cricket prima di intraprendere la carriera teatrale nei suoi 30 anni. Due decenni dopo, inizia ad apparire in film muti con 'The Builder of Bridges' nel 1915. Dopo oltre una dozzina di film muti, ha iniziato a lavorare in film sonori, stabilendosi come uno degli attori di carattere più affidabili di Hollywood. Interpreta per lo più gentiluomini britannici della classe alta e dal labbro superiore rigido. Dopo aver esordito a teatro viene chiamato a Hollywood ad interpretare spesso militari e nobili burberi. Sir Capuleti in Romeo e Giulietta, il colonnello Zapt in Il prigioniero di Zenda, il colonnello Julyan in Rebecca la prima moglie, il generale Sir John Mandrake in Dieci piccoli indiani, è il conte di Dorincourt nel film Lord Fauntleroy e il signor Lawrence in Piccole donne; bisogna ricordare le sue performance come Enobarbo consigliere di Marco Antonio in Cleopatra (Claudette Colbert. Smith ha fondato l'Hollywood Cricket Club nel 1932, è stato insignito del titolo di Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico (CBE) nel 1938 e fatto cavaliere nel 1944. È stato sposato una volta per oltre cinquanta anni, fino alla sua morte. C. Aubrey Smith è morto nel 1948 all'età di 85 anni. Di questo caratterista ve ne ho parlato qui.
A interpretare il Principe Carlo Gustavo di
Svezia, cugino di Cristina, eroe di guerra nonché suo promesso sposo, è
Reginald Owen. Nato in Inghilterra inizia la propria carriera sul palcoscenico
britannico e partecipando a diversi film muti. Si trasferisce a New York e
arriva a Broadway nel 1924. Successivamente si sposta a Hollywood nel 1928,
lavora ininterrottamente nel cinema fino al 1951, talvolta in ben otto film
all'anno, prima di dedicarsi principalmente alla televisione nel 1957. Accumula
146 crediti cinematografici e televisivi in una carriera sullo schermo che dura
oltre sei decenni. Alcuni dei suoi altri classici includono La donna del
giorno, Gran premio, Bionda platino, Il giardino segreto. È in altri due film
con la Garbo, Anna Karenina e Maria Walewska. Forse il suo ruolo più noto è come
Ebenezer Scrooge nella versione del 1938 del'Canto di Natale di Charles
Dickens. Compare infine in due famosi film della Disney, Mary Poppins dove
interpreta l’ammiraglio Boom, e Pomi d’ottone e manici di scopa dove veste i
panni dell’ufficiale Sir Brian Teagler. Sposatosi tre volte, Reginald Owen
morirà nel 1972 all'età di 85 anni.
aneddoti su lavorazione + foto set
Sul set la pressione per Gilbert è molto alta, sente che sia la sua ultima occasione per dimostrare a chi l’ha messo da parte che ancora ha della stoffa. Purtroppo non riesce a tenere a bada il demone dell’alcolismo, la sua forma non è smagliante, dimentica spesso le battute. Se all’inizio del loro rapporto era lui a fare da mentore a lei, aiutandola a ripetere la parte e dandole consigli, ora i ruoli si invertono ed è la Garbo a tendergli la mano.
L'entrata in scena dell'attrice è curata con particolare attenzione, utilizzando una tecnica chiamata "presentazione ritardata”.. Questo espediente tiene alto il livello di aspettativa dello spettatore, che sa che la star apparirà , ma non sa né quando né come. Dopo un salto temporale di sedici anni da quando vediamo Cristina da bambina salire sul trono, vediamo una figura che esce dal bosco a cavallo, scortata da un servitore.
Vestita da uomo, con pantaloni, camicia con collo bianco rigido e un cappello a tesa larga, sale le scale insieme ai suoi due grandi cani. Un movimento di camera cattura il momento in cui il capo si alza svelando sotto il cappello una figura femminile, Greta Garbo. Il modo di cavalcare, non all’amazzone, e l’abbigliamento sono già elementi che suggeriscono al pubblico il suo stile di governo tipicamente maschile.
Il regista Rouben Mamoulian pensa la famosa scena del "memorizzare la stanza", dopo la notte d'amore, come un sonetto, catturando "pura poesia ed emozione". Desidera che i movimenti della Garbo siano come una danza, e gestisce la scena come una coreografia, chiedendo all’attrice di accarezzare gli oggetti e muoversi nello spazio a tempo di metronomo.
Nella scena finale del film Greta Garbo appare alla prua di una nave, un'immagine che è diventata iconica nel mondo del cinema. Rouben Mamoulian, il regista, aveva un'idea molto precisa di come avrebbe voluto realizzare questa scena. Inizialmente, desiderava una ripresa larga che mostrasse Garbo in tutta la sua grandezza per poi avvicinare la camera fino a un dettagliato primo piano del suo volto.
Tuttavia, un problema tecnico si è presentato: utilizzare un obiettivo da 48 mm per un primo piano così ravvicinato avrebbe reso i dettagli del viso, come i pori della pelle, eccessivamente marcati, quasi come piccoli crateri. Per superare questo ostacolo, Mamoulian ha ideato una soluzione creativa ispirata alla lanterna magica, uno strumento ottico utilizzato in epoche passate. Ha realizzato una striscia di vetro con un effetto di diffusione che andava da un'estremità all'altra, partendo da un aspetto trasparente e diventando sempre più sfocato.
Questa striscia veniva montata davanti all'obiettivo della camera e, mentre la camera si avvicinava al viso di Garbo, veniva fatta scorrere gradualmente dal lato trasparente al lato più sfocato. Il risultato è stato sorprendente: il volto della Garbo appariva sempre più dolce e lusinghiero man mano che la camera si avvicinava, senza perdere la magia e l'attrazione che lo caratterizzavano.
Quindi, grazie a questa tecnica innovativa, Mamoulian non solo ha superato una sfida tecnica, ma ha anche creato un'immagine finale che è rimasta impressa nella storia del cinema.
In un'intervista del 1961 per la rivista Sight and Sound, Mamoulian racconta un particolare affascinante riguardo alla celebre inquadratura finale del film "La Regina Cristina", in cui il volto di Greta Garbo è in primo piano. Garbo gli chiese cosa avrebbe dovuto esprimere in quella scena, una domanda non da poco considerando che il suo viso sarebbe stato il centro dell'attenzione per 45 metri di pellicola, 27 dei quali in primo piano. Mamoulian le suggerì l'idea della "tabula rasa", un foglio di carta bianco su cui ogni spettatore potesse scrivere la propria interpretazione emotiva. Addirittura, le chiese di evitare di battere le palpebre per mantenere un'espressione inalterata, quasi come una maschera. Il risultato è che, anche se sul suo volto non c'è un'emozione palese, ogni persona che ha visto il film ha una propria versione di ciò che Cristina sta pensando o provando in quel momento. E questa è la scena che rimane più impressa nella memoria del pubblico.
In questo contesto, la scena finale è la dimostrazione perfetta dell'Effetto Kuleshov, il fenomeno cognitivo rivela quanto una singola inquadratura possa essere potenziata o alterata dalle inquadrature che la precedono o la seguono, sottolineando l'importanza fondamentale del montaggio nel modellare l'interpretazione dello spettatore di una sequenza cinematografica.
A realizzare i costumi è lo stilista della MGM, Adrian. Attraverso le sue creazioni originali, egli riesce a mettere in risalto sia l'androginia che l'elegante bellezza di Garbo in modo impeccabile.
A Gilbert viene promesso che, se il suo ruolo da protagonista avrà successo con i fan, lo studio ricostruirià la sua carriera. Sfortunatamente, "La regina Cristina" non sarà un grande successo al botteghino. Nel 1933, il pubblico era più interessato a immagini crude della vita durante la Grande Depressione, incassando solo $632.000 su un investimento di $1,4 milioni.
Il set era blindatissimo, soprattutto per volere della Garbo. Però qualche foto degli attori e del regista sono riuscita a trovarla.
QUOTES
Cristina : Bottini, gloria, bandiere e trombe. Cosa c'è dietro queste altisonanti parole? Morte e distruzione!
Cristina : Sono cresciuta nell'ombra di un grande uomo. Per tutta la mia vita sono stata un simbolo. Un simbolo è eterno, immobile, un'astrazione. L'essere umano è mortale e mutevole, con desideri e impulsi, speranze e dolori. Sono stanca di essere un simbolo. Voglio essere un essere umano.
Cristina: Non sono mai uscita dalla Svezia.
Antonio: Quindi non sapete cosa sia la nostalgia. Non sapete cosa significhi quel senso di vuoto, il dolore per la lontananza.
Cristina: Si può avere nostalgia per posti che non si sono mai visti.
Cristina: Il grande amore?
Antonio: Non credete che sia possibile?
Cristina: Credo che sia possibile, ma non credo che esista. Il grande amore, l'amore perfetto, è solo un'illusione. È quella fiaba dorata che noi tutti sogniamo. Ma nella vita reale non accade. Nella vita reale bisogna accontentarsi di meno.
Cristina: Sto memorizzando questa stanza. In futuro, nella mia mente, tornerò molto spesso in questa stanza.
CLIP:
Spero vi sia piaciuto scoprire come Greta Garbo ha portato in scena la Regina Cristina. I dettagli e segreti dietro questa performance illumineranno il confronto nel mio prossimo articolo, dove esploreremo Marlene Dietrich come l'Imperatrice Caterina.
Perciò restate sintonizzati.
A presto!
- venerdì, settembre 22, 2023
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