C'è un oggetto che, più di ogni altro, incarna i sogni e le ambizioni del mondo cinematografico: la statuetta dell'Oscar. Questo premio, ambito e venerato, è molto più di un semplice riconoscimento; è diventato un simbolo di eccellenza artistica e di successo nel settore. Ma come è nata questa iconica statuetta? Quali storie e segreti si celano dietro la sua lucente facciata? Oggi vi porto a scoprirli.
La nascita dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences
“Ho scoperto che il modo migliore per gestire i cineasti era coprirli di medaglie. Se gli avessi dato coppe e premi, si sarebbero fatti in quattro per produrre ciò che desideravo”.
Louis B. Mayer
Durante i ruggenti anni ‘20, un periodo di fervente innovazione e glamour, Hollywood si stava affermando come la capitale mondiale del cinema. In questo contesto vivace, Louis B. Mayer, il visionario capo della Metro-Goldwyn-Mayer, concepì l’idea di un’organizzazione che non solo elevasse il prestigio del cinema, ma gestisse anche le complesse dinamiche lavorative di questo settore in rapida espansione. Questa idea avrebbe dato vita all’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, comunemente nota come l’Academy.
Mayer, insieme a figure chiave come Conrad Nagel, un attore e regista versatile; Fred Niblo, noto per i suoi film epici; e Fred Beetson, esperto legale del settore, gettarono le fondamenta dell’Academy. La loro visione si concretizzò il 11 gennaio 1927, quando Mayer organizzò un banchetto esclusivo all’Hotel Ambassador di Los Angeles, presentando l’Academy a trentasei eminenti personalità del cinema, che diventarono i suoi fondatori.
Thomas Edison, il leggendario inventore e pioniere delle tecnologie cinematografiche, fu onorato come primo membro onorario, riconoscendo il suo ruolo cruciale nello sviluppo del cinema attraverso invenzioni come il kinetoscopio.
Il 16 maggio 1929, Hollywood celebrò la sua più nuova e brillante tradizione: la prima cerimonia degli Academy Awards. Tenutasi nella Blossom Room del Roosevelt Hotel, la cerimonia vide la presenza di soli 270 ospiti, un’atmosfera intima rispetto agli sfarzosi eventi attuali. Questa cerimonia, sebbene modesta nelle sue dimensioni, segnò l’inizio di quello che sarebbe diventato un simbolo di riconoscimento e prestigio nel mondo del cinema.
Un Cavaliere con la Spada a Guardia del Cinema
È l'estate del 1927. Cedric Gibbons, capo degli scenografi della Metro Goldwyn Mayer, in una riunione del comitato per i premi, combatte la noia scarabocchiando su un tovagliolo del Biltmore Hotel. Il suo tratto rapido dà vita al bozzetto di un cavaliere crociato in stile art Deco che conficca lo spadone in una bobina di pellicola le cui cinque scanalature a cerchio rappresentano i cinque settori del cinema (attori, registi, produttori, tecnici e scrittori).
L'Academy affida a George Stanley, artista di Los Angeles (lo stesso che nel 1940 realizzerà la celebre Fontana delle Muse all'Hollywood Bowl), il compito di trasformare quel bozzetto in una statuetta. Sotto la supervisione di Guido Nelli della California Bronze Foundry, Stanley plasma l'argilla e crea quella che diventerà l'iconica statuetta degli Oscar.
In questo panorama di gloria e celebrazione del cinema, echeggia una frase incisiva di Frances Marion, una delle più influenti sceneggiatrici di Hollywood, famosa per i suoi contributi nell'era del cinema muto e sonoro, due volte vincitrice dell'Oscar. «Ãˆ un simbolo perfetto dell’industria cinematografica: un uomo con un corpo forte e atletico che stringe in mano una grossa spada scintillante e a cui è stata tagliata una bella fetta di testa, quella che contiene il cervello».
Non sempre è oro ciò che luccica
“È pesante. Di che materiale è?”
“È la materia di cui sono fatti i sogni. “
“È la materia di cui sono fatti i sogni. “
Trovo che la battuta pronunciata da Humphrey Bogart nel finale del film Il mistero del falco sia perfetta per introdurvi l’excursus storico della composizione materiale del trofeo più famoso del mondo del cinema.
Dalla sua nascita agli albori del cinema, l'Oscar ha attraversato numerose trasformazioni, non solo nella sua importanza culturale ma anche nella sua forma fisica.
In origine, le statuette degli Oscar erano realizzate in bronzo massiccio e ricoperte di oro, posate su basi nere in metallo. Con un'altezza di 34 centimetri e un peso di 3,8 chilogrammi, rappresentavano fisicamente il prestigio e il trionfo cinematografico.
Dalla sua nascita agli albori del cinema, l'Oscar ha attraversato numerose trasformazioni, non solo nella sua importanza culturale ma anche nella sua forma fisica.
In origine, le statuette degli Oscar erano realizzate in bronzo massiccio e ricoperte di oro, posate su basi nere in metallo. Con un'altezza di 34 centimetri e un peso di 3,8 chilogrammi, rappresentavano fisicamente il prestigio e il trionfo cinematografico.
Tuttavia, nel tempo, la loro composizione si è evoluta: da metà anni Trenta si è passati all'uso della lega Britannia, un tipo di peltro spesso utilizzato per le posate. Questo cambiamento ha portato a un processo di creazione più raffinato: le statuette vengono sabbiate, lucidate e successivamente ricoperte di strati di rame, nickel, argento e, infine, oro a 24 carati. Una finitura di lacca sigilla e protegge il trofeo dall'usura del tempo.
La preparazione delle statuette degli Oscar è un processo artigianale e dettagliato che richiede diverse ore di lavoro e l'abilità di numerosi artigiani. Tradizionalmente, ogni statuetta richiede circa 10 ore di lavoro per essere completata e coinvolge diversi specialisti in varie fasi del processo.
La preparazione delle statuette degli Oscar è un processo artigianale e dettagliato che richiede diverse ore di lavoro e l'abilità di numerosi artigiani. Tradizionalmente, ogni statuetta richiede circa 10 ore di lavoro per essere completata e coinvolge diversi specialisti in varie fasi del processo.
I vincitori, dopo la cerimonia di premiazione, ricevono consigli per la manutenzione del trofeo: è sufficiente una semplice spolverata, evitando l'uso di solventi. In passato, le statuette venivano ritirate temporaneamente per l'incisione delle targhette di ottone con i nomi dei vincitori, un processo che richiedeva circa una settimana. Oggi, questa personalizzazione avviene durante il Governor's Ball, permettendo ai vincitori di portare immediatamente a casa il loro premio.
Durante la Seconda guerra mondiale, la scarsità di metalli ha trasformato temporaneamente le statuette in opere di gesso, rifinite con lacca effetto bronzo e vernice ebano per la base. Un'etichetta speciale applicata sul feltro delle basi ricordava che si trattava di repliche temporanee, destinate a essere sostituite dai trofei originali in metallo non appena possibile.
A ricevere queste statuette eccezionali sono stati Jennifer Jones per
"Bernadette", Charles Coburn per "Molta brigata vita beata", Barry
Fitzgerald e Bing Crosby per "La mia via", e Ingrid Bergman per
"Angoscia".
Tra questi, un episodio è divenuto particolarmente celebre: Barry Fitzgerald, in un momento di distrazione, decapitò accidentalmente il suo Oscar in gesso durante una partita di golf.
Lo chiameremo Oscar!
Il nome 'Oscar' ha radici avvolte in storie affascinanti e aneddoti. Originariamente conosciuto come 'la statuetta', il nome 'Oscar' comincia a prendere forma nel 1931. Un evento curioso quell'anno dà il via alla sua denominazione: Margaret Herrick, bibliotecaria dell'Accademia,casualmente osserva: «Ma guarda, assomiglia tutto a mio zio Oscar».
Un altro aneddoto aggiunge fascino alla leggenda del nome 'Oscar'. Bette Davis, dopo aver vinto l'Oscar nel 1936 per il film 'Paura d'amare', fece una dichiarazione curiosa. Esaminando la statuetta, descrisse 'quell'omino placcato d'oro' come un 'maschio hollywoodiano, ovviamente asessuato', il cui fondoschiena le ricordava quello di Harmon Oscar Nelson, suo marito all'epoca. Tuttavia, già nel 1934, due anni prima del commento della Davis, c'erano evidenze dell'uso del nome 'Oscar' nel mondo del giornalismo cinematografico.
Nel 1934 il giornalista Sidney Skolsky scrisse un articolo dove celebrava Katharine Hepburn per la sua vittoria come migliore attrice, e qui usò per la prima volta il termine ‘Oscar’. Anche se l’articolo originale si è perso, un pezzo del Time del 26 marzo 1934 conferma che, già all’epoca, all’interno dell’industria cinematografica, le statuette venivano chiamate “Oscars”.
Tuttavia, è solo dal 1939 che l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences inizia ufficialmente a usare il soprannome “Oscar” per le sue statuette, rendendo questo nome un simbolo iconico del mondo del cinema.
Non puoi venderlo, ma possono sempre rubartelo
Nel viaggio attraverso la storia degli Oscar, il 1950 si staglia come un punto di svolta, segnando un prima e un dopo nel destino delle sue preziose statuette. Fino a quel fatidico anno, ogni vincitore poteva vantare la piena proprietà del proprio trofeo. Dopo, però, le regole cambiano: le statuette diventano vincolate da un patto con l'Accademia, che impone di offrire prima a lei la possibilità di riacquisto per un simbolico dollaro.
Questa nuova era apre un capitolo affascinante di storie e aneddoti. Tra questi, spicca la figura di Steven Spielberg, che emerge come un custode della storia cinematografica. Egli, infatti, si dedica all'acquisto di statuette pre-1950, solo per restituirle all'Accademia. Memorabile è il suo acquisto dell'Oscar di Bette Davis per "Jezebel" nel 2001, pagato 578.000 dollari, e quello di Clark Gable per "Accadde una notte", acquisito per 607.500 dollari nel 1996.
In un capitolo a sé stante, troviamo Michael Jackson, che nel 1999 partecipa a una battaglia all'asta per l'Oscar vinto da David O. Selznick per "Via col vento", aggiudicandoselo per 1.542.500 dollari. Dopo la morte del cantante, la statuetta svanisce nel nulla.
Questa nuova era apre un capitolo affascinante di storie e aneddoti. Tra questi, spicca la figura di Steven Spielberg, che emerge come un custode della storia cinematografica. Egli, infatti, si dedica all'acquisto di statuette pre-1950, solo per restituirle all'Accademia. Memorabile è il suo acquisto dell'Oscar di Bette Davis per "Jezebel" nel 2001, pagato 578.000 dollari, e quello di Clark Gable per "Accadde una notte", acquisito per 607.500 dollari nel 1996.
In un capitolo a sé stante, troviamo Michael Jackson, che nel 1999 partecipa a una battaglia all'asta per l'Oscar vinto da David O. Selznick per "Via col vento", aggiudicandoselo per 1.542.500 dollari. Dopo la morte del cantante, la statuetta svanisce nel nulla.
In alcuni casi, i legittimi proprietari degli Oscar si ritrovano a subire la sfortunata perdita dei loro preziosi trofei. Un esempio è quello di Vivien Leigh, che non riesce a ritirare di persona il suo Oscar per "Un tram che si chiama Desiderio" nel 1952 (di questo film ve ne ho parlato qui). Lei accetta il premio in una cerimonia successiva a Londra, ma subito dopo, la sua abitazione viene svaligiata. I ladri fuggono con abiti, argenteria e, tragicamente, con il suo Oscar. Il trofeo originale non viene mai recuperato, tuttavia, l'Accademia provvede rapidamente a sostituirlo.
Un altro caso vede Margaret O'Brien come protagonista, la quale, nel 1958, perde il suo Oscar giovanile per "Incontriamoci a Saint Louis" (film di cui vi ho parlato qui). La statuetta scompare quando una domestica, incaricata di lucidare alcuni premi nella casa di Beverly Hills dell'attrice, si volatilizza con il trofeo. Fortunatamente, nel 1995, l'Oscar riappare in un catalogo d'asta, stimato per un valore di almeno 10.000 dollari. Prima dell'asta, però, l'Oscar viene scoperto in un mercatino delle pulci di Pasadena, acquistato per 500 dollari da una coppia di collezionisti di memorabilia sportive. Una volta accortisi che il trofeo era stato rubato, lo restituiscono a O'Brien. Come ringraziamento, l'Accademia offre loro dei biglietti per la cerimonia degli Oscar di quell'anno.
Concludiamo qui il nostro viaggio attraverso la storia dell'Oscar, un racconto che trascende le luminose statuette dorate e le notti di gala scintillanti. È una storia che ci svela come un simbolo possa catturare l'anima di un'intera industria, trasformandosi in un faro di eccellenza artistica, un sogno per chiunque aspiri a lasciare una traccia indelebile nel mondo del cinema. L'Oscar, da semplice trofeo a icona culturale, si è elevato a ben più di un premio: è diventato l'emblema delle aspirazioni, delle conquiste e, soprattutto, della magia senza tempo del cinema. In ogni statuetta consegnata, in ogni storia celata dietro il suo splendore, batte il cuore vibrante del cinema, un cuore che continua a pulsare vigorosamente, ispirando generazioni su generazioni di cineasti, artisti e sognatori.
P.s.. Siccome Facebook è probabile che non vi abbia mostrato il mio post
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