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Una sera, facendo zapping, mi ritrovo su Policinema, un canale della mia regione che trasmette classici senza sosta, 24 ore su 24 e senza interruzioni pubblicitarie—tranne per uno spot solitario di un compro oro, breve e quasi affettuosamente vintage, che dura appena un minuto e mezzo. È un canale che amo: non si conosce la programmazione in anticipo, quindi ogni volta è un’avventura. Aspettare l’inizio di un film, cercare di riconoscerlo dai titoli di testa o scoprire dal cast se posso fare collegamenti e intuire di cosa si tratti è un piccolo gioco che mi diverte sempre.
Quella volta, però, non ho potuto giocare. Non ce n’è stato il tempo. Perché il film è iniziato in modo del tutto inaspettato. Nessuna colonna sonora, nessun titolo introduttivo convenzionale. Solo un uomo, fermo al centro della scena, che ti guarda dritto negli occhi e inizia a parlare. Una presenza magnetica, un carisma che ti avvolge e ti conquista prima ancora che tu riesca a capire cosa stia succedendo.
Quella sera, su Policinema, ho incontrato Il mago della pioggia e Burt Lancaster è entrato nella mia vita con una forza che non mi sarei mai aspettata. Ovviamente avevo già visto altri suoi film ma questo è stato amore a prima vista. Quel carisma, quella presenza scenica così fisica e al tempo stesso così raffinata. Da quel giorno non ho più smesso di cercare, leggere, scoprire tutto quello che potevo su di lui.
Ma torniamo a quel momento. Quell’inizio. Quel film che mi ha colpito come pochi sanno fare. È un’opera che non si limita a raccontare una storia: ti prende per mano e ti porta dentro un mondo fatto di sogni e speranze, insicurezze e trasformazioni. Un film che, con il suo primo minuto di silenzio e sguardi, ha già detto tutto: ti mostrerà qualcosa di diverso.
Questo film, che come gran parte dei lavori che mi rimangono impressi, ha un’origine teatrale, e devo ammettere che fare ricerca su curiosità dietro le quinte non è stato facilissimo proprio perchè non ha avuto l’attenzione che, secondo il mio modestissimo parere, meritava. Ma potevo forse farmi fermare da questo? Giammai. Così ho iniziato a sfogliare le biografie degli attori protagonisti (anche dell’attore che ha rifiutato la parte perchè volevo assolutamente conoscere la ragione), del produttore e perfino della costumista. E alla fine, come sempre accade, quando cerco… trovo!
E adesso, addentriamoci nei retroscena e nelle curiosità , esploreremo ciò che rende questo film un piccolo tesoro del cinema, capace di emozionare e sorprendere ancora oggi.
Il titolo originale è The Rainmaker e si tratta di un film del 1956 diretto da Joseph Anthony con protagonisti Katharine Hepburn e Burt Lancaster.
Trailer originale:
La trama in breve: Nel Kansas del 1913, la siccità attanaglia una piccola comunità rurale e la famiglia Curry cerca di resistere nonostante le difficoltà . Lizzie, la figlia nubile e insicura, si sente destinata a una vita solitaria, mentre il padre H.C. e i fratelli Noah e Jimmy tentano di risollevare il morale familiare. L’arrivo improvviso di Starbuck, un carismatico venditore ambulante che promette di far piovere in cambio di 100 dollari, sconvolge le loro vite. Tra diffidenze, speranze e rivelazioni, Starbuck non solo porta un cambiamento climatico, ma trasforma anche il cuore e le convinzioni della famiglia, soprattutto di Lizzie.
Alcune scene dal film |
Tutto ha inizio con una storia vera: quella di Charles M. Hatfield, conosciuto come il "mago della pioggia", un uomo che all'inizio del Novecento sosteneva di poter far piovere grazie a misteriose tecniche chimiche. Questo spunto ispirò N. Richard Nash, scrittore e collaboratore regolare del Philco Television Playhouse, che nel 1953 portò alla luce la sua versione romanzata della vicenda. Il 16 agosto 1953 The Rainmaker debutta come episodio del Goodyear Television Playhouse, catturando immediatamente l’attenzione del pubblico. La storia è semplice, ma profondamente umana: un truffatore itinerante che promette pioggia a una comunità colpita dalla siccità e che, nella sua impresa, trasforma non solo la vita della gente del posto, ma anche la propria.
Dopo il successo televisivo, Nash decide di adattare la storia per il teatro, e il 28 ottobre 1954 The Rainmaker debutta al Cort Theatre di New York, con Geraldine Page e Darren McGavin nei ruoli principali. La pièce, diretta da Joseph Anthony, riscuote un enorme successo, rimanendo in scena per ben 125 repliche.
Il successo teatrale di The Rainmaker non passa inosservato a Hollywood. Nel 1955 il produttore Hal B. Wallis decide di acquistare i diritti cinematografici, battendo un’offerta concorrente della RKO Pictures. Wallis spende ben 300.000 dollari per assicurarsi questa storia, riconoscendo il potenziale di una trasposizione sul grande schermo.
Joseph Anthony, che aveva già diretto la pièce a Broadway, viene scelto per portare la sua visione anche al cinema, nonostante non avesse mai diretto un film prima. La fiducia di Wallis in Anthony si dimostra un azzardo calcolato: chi meglio di lui avrebbe potuto mantenere intatta l’intensità emotiva e la profonda umanità della storia, adattandola però al linguaggio visivo del cinema?
Siamo nel 1955. Hollywood è nel pieno della sua età dell’oro, e il sistema degli studios domina l’industria cinematografica. Le grandi star passano da un set all’altro, le loro carriere orchestrate con precisione da produttori potenti. Tra questi, Wallis si distingue per il suo fiuto per le storie capaci di toccare il cuore del pubblico e per la sua abilità nel mettere insieme i cast perfetti. È proprio questa visione che lo spinge a portare sul grande schermo The Rainmaker, una pièce teatrale di successo scritta da N. Richard Nash, che racconta la trasformazione di una donna rassegnata a un destino di solitudine e di un ciarlatano in cerca di redenzione.
Wallis acquista i diritti della pièce con un’idea precisa: il ruolo di Starbuck, il carismatico truffatore, è perfetto per Burt Lancaster. Ma qualcosa cambia. William Holden, reduce da successi clamorosi come Stalag 17 (che gli aveva fatto vincere l’Oscar) e Sabrina (accanto ad Audrey Hepburn e Humphrey Bogart), è al culmine della sua popolarità e sembra una scelta sicura per il ruolo. Wallis decide di puntare su di lui. Tuttavia, Holden non si sente a suo agio con un personaggio così esuberante, pieno di teatralità e sfumature istrioniche, e decide di abbandonare il progetto. La porta si apre di nuovo per Lancaster, che coglie l’occasione al volo.Venuto a sapere del ritiro di Holden attraverso la rubrica di Hedda Hopper, Burt Lancaster si muove rapidamente. Contatta Wallis, proponendogli un accordo strategico: avrebbe accettato di recitare in Sfida all’O.K. Corral (1957), un western commerciale e sicuro successo al botteghino, in cambio del ruolo di Starbuck in Il mago della pioggia. Wallis, che inizialmente aveva avuto Burt in mente per il ruolo, accetta, permettendo a Lancaster di trasformare Starbuck in una delle sue interpretazioni più iconiche.
N. Richard Nash, l’autore della pièce, era entusiasta all’idea di Burt come protagonista. In una lettera a Wallis, Nash scrisse: “A parte forse Brando, non c’è attore che combini più pienamente le qualità di romanticismo, agilità mentale e fisica e pungente sensualità . In effetti, mi piace persino più di Brando per questa parte. Lancaster è più aperto, più sano, meno ripiegato su sé stesso.”
Il ruolo arriva al momento giusto nella carriera di Lancaster. Dopo aver interpretato personaggi complessi e spesso oscuri, Burt si getta con entusiasmo in un personaggio che gli permette di esplorare un lato più teatrale e affascinante. Starbuck è un ciarlatano, un sognatore che promette pioggia al Kansas arido del 1913 e amore a una donna che si sente dimenticata dalla vita. È un uomo pieno di difetti, ma anche di magnetismo, e Lancaster gli dona un’energia travolgente e una profondità inaspettata.
Lancaster aveva già dimostrato di saper dominare ruoli carismatici, come l’artista circense di Trapezio. Ma con Starbuck aggiunge qualcosa di più: la fragilità di un uomo che nasconde la sua insicurezza dietro il sorriso di un truffatore. La sua interpretazione è teatrale, ma mai esagerata, vibrante e allo stesso tempo sincera. È un equilibrio che solo un attore del suo calibro poteva raggiungere aprendogli la strada a successi futuri, come Il figlio di Giuda (1960), che gli varrà il premio Oscar. Inoltre, proprio in quegli anni, Lancaster intraprende con successo la carriera di produttore con la Hecht-Hill-Lancaster, società che aveva appena trionfato con Marty (1955), vincitore dell’Oscar come Miglior Film (di questo film ve ne ho parlato qui).
Katharine Hepburn non ha bisogno di presentazioni. Con una carriera che ha ridefinito il ruolo delle donne a Hollywood, è emersa come una delle attrici più versatili e rispettate di sempre. Dai ruoli iconici in Piccole donne e Susanna! a interpretazioni mature come La regina d’Africa e Tempo d’estate, Hepburn ha sempre brillato per la sua indipendenza artistica e il suo carisma. Eppure, nonostante i suoi successi, la sua carriera a Hollywood nel 1956 è ormai sporadica, e il suo potere attrattivo al botteghino non è più quello degli inizi.
Nella sua vita privata, Hepburn vive una relazione segreta e complessa con Spencer Tracy, iniziata nel 1941 sul set di La donna del giorno. Tracy, devoto cattolico e sposato, non ha mai divorziato dalla moglie Louise Treadwell, ma il loro legame con Katharine è profondo e duraturo, segnato tanto dall’amore quanto dalla lotta contro i demoni dell’alcolismo che perseguitano l’attore.
Nel 1956, Katharine Hepburn accetta di recitare in La sottana di ferro, una commedia ispirata al classico Ninotchka di Ernst Lubitsch, scritta da Ben Hecht come veicolo per il suo talento. Il progetto, una co-produzione britannico-americana, nasce con l’ambizione di essere una raffinata commedia romantica, e Hepburn immagina di avere accanto un co-protagonista di grande calibro, come Cary Grant, William Holden o James Stewart. Tuttavia, il casting si rivela complesso e alla fine il ruolo maschile viene affidato a Bob Hope. Hope riscrive buona parte della sceneggiatura per trasformarla in una commedia nel suo stile, relegando Hepburn a un ruolo di spalla. La situazione la delude profondamente: Hepburn considera il film “un numero da vaudeville di bassa lega” e lo stesso Hope “l’egomaniaco più grande con cui abbia mai lavorato.” La sottana di ferro si rivela un’esperienza frustrante e un fallimento artistico che la lascia insoddisfatta.
Durante la sua assenza, Spencer Tracy era ricaduto nell’alcolismo. La situazione si era aggravata al punto che Tracy era stato rimosso dal cast de La legge del capestro e sostituito da James Cagney. La MGM aveva annullato il suo contratto, concedendogli una piccola pensione, e Katharine, allarmata, era tornata immediatamente in California. Si era dedicata completamente a Tracy, aiutandolo a disintossicarsi e riprendere forza. Lo seguiva ovunque, anche durante le riprese di Il vecchio e il mare, e si assicurava che non rimanesse mai solo abbastanza a lungo da ricadere nell’alcolismo.
È allora che bussa alla sua porta Hal B. Wallis, che le propone il ruolo di Lizzie Curry, un progetto che aveva già sottoposto alla sua attenzione nel 1954. Wallis sapeva quanto Hepburn fosse rimasta colpita dalla pièce teatrale, che aveva visto a New York e amato profondamente. Le riprese, programmate negli studi Paramount, le avrebbero permesso di stare vicino a Spencer, così Katharine accetta con entusiasmo.
È anche elettrizzata all’idea di affiancare Burt Lancaster, che ha da poco visto al cinema in La rosa tatuata. L’impatto della performance di Lancaster è così forte che il giorno dopo invia un telegramma a Wallis: “Ha un viso adorabile e un fisico meraviglioso. Sembra sano, allegro, disperato—e mi ha profondamente commossa. Penso che mi farò tatuare una rosa—non riesco a smettere di pensarci.”
H.C. Curry, il patriarca della famiglia Curry, è interpretato da Cameron Prud’Homme, un attore di grande esperienza teatrale e radiofonica. Nato nel 1892 a Auburn, in California, Prud’Homme aveva iniziato la sua carriera sulle scene californiane nel 1936 con Tide Rising. Negli anni ’50, si era affermato a Broadway, dove aveva interpretato con successo il ruolo di H.C. Curry nella pièce originale di The Rainmaker. La sua interpretazione gli valse la conferma nel cast del film del 1956, dove ricrea con autenticità il ruolo del padre. Nonostante sullo schermo fosse separato da Katharine Hepburn da soli 15 anni, Prud’Homme riesce a trasmettere l’affetto, l’autorità e la saggezza di un genitore premuroso. Tuttavia, nel contesto teatrale, la differenza di 32 anni che lo separava da Geraldine Page rendeva la dinamica padre-figlia ancora più convincente.
Prud’Homme, dall’aspetto distinto e dalla voce autorevole, aveva accumulato una vasta esperienza anche nel teatro musicale, ottenendo nel 1958 una nomination ai Tony Awards come Miglior Attore Non Protagonista per il musical New Girl in Town. Nel film, il suo H.C. è il cuore della famiglia Curry, un uomo amorevole che cerca di bilanciare il suo affetto per Lizzie con il desiderio di vederla felice e sistemata.
Noah (in italiano Ned) Curry, il fratello maggiore pragmatico e severo, è interpretato da Lloyd Bridges, un attore che ha costruito la sua carriera affrontando sfide e battute d’arresto. Dopo il debutto a Broadway nel 1937 con una breve produzione di Otello di Shakespeare, Bridges si trasferisce a Hollywood, firmando un contratto con la Columbia Pictures nel 1940. Tuttavia, il suo aspetto fisico – spalle larghe unite a un viso dall’aria giovanile – lo rende inadatto ai ruoli da protagonista. “Non avevo abbastanza maturità per essere un leading man,” ricordava Bridges, “sembravo troppo un ragazzino.” Così, mentre i ruoli migliori andavano a Glenn Ford e William Holden, Bridges si trovava confinato in piccoli ruoli o film di serie B.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, lascia la Columbia Pictures per arruolarsi nella Guardia Costiera degli Stati Uniti. Tornato dal conflitto, riprende la carriera di attore, ma deve lottare per farsi notare. Un breve periodo di blacklist negli anni ’50, dovuto alla sua adesione all’Actors Laboratory Theatre, un gruppo teatrale con legami con il Partito Comunista, rischia di mettere fine alla sua carriera. Dopo aver collaborato con le autorità e ritirato la sua adesione al gruppo, Bridges riesce a riabilitare la sua immagine.
Il suo talento trova una nuova casa in televisione, dove si distingue per interpretazioni memorabili nei prestigiosi programmi antologici come Goodyear Playhouse. Nel 1952, ha un ruolo di supporto nel classico western Mezzogiorno di fuoco, ma è il 1956 che segna una svolta decisiva. Nell’episodio Tragedy in a Temporary Town, diretto da Sidney Lumet, Bridges interpreta un uomo disperato che tenta di salvare il figlio ingiustamente accusato di un crimine. Durante una scena di improvvisazione, Bridges lascia scappare un’imprecazione in diretta, un momento che genera centinaia di reclami ma viene difeso da diversi rappresentanti del clero per il suo realismo emotivo. La performance gli vale una nomination agli Emmy e consolida la sua reputazione come attore drammatico di talento.
Nel ruolo di Ned Curry in Il mago della pioggia, Bridges sfrutta la sua esperienza per portare autenticità al personaggio. Ned è il realista della famiglia Curry, spesso duro e disilluso, ma mosso da un profondo amore per sua sorella Lizzie. Con il suo fisico robusto e una presenza autoritaria, Bridges incarna perfettamente un uomo che tenta di proteggere la sorella da ulteriori delusioni, pur rimanendo intrappolato nella propria visione cinica del mondo. La sua interpretazione aggiunge uno strato di complessità e tensione alle dinamiche familiari, rendendo Ned una figura essenziale nella narrazione.
Oltre al suo contributo artistico, Bridges è stato anche il capostipite di una delle famiglie più celebri di Hollywood, padre delle future star Jeff e Beau Bridges, che avrebbero portato avanti con successo l’eredità artistica di famiglia.
Jimmy Curry, il fratello minore di Lizzie, è interpretato da Earl Holliman, un attore che porta al personaggio un’energia vivace e ribelle, perfetta per bilanciare le dinamiche familiari più complesse del film. La storia di Holliman, tanto quanto quella di Jimmy, è una parabola di crescita e determinazione, piena di colpi di scena che lo hanno portato dalle umili origini a una carriera luminosa nel mondo del cinema.
Immaginate un ragazzo di soli 15 anni, deciso a fuggire da una situazione familiare complicata e dal nuovo patrigno che non sopporta. Questo ragazzo mente sulla sua età , si arruola nella Marina durante la Seconda Guerra Mondiale e finisce a Los Angeles, dove, nelle pause dal servizio, frequenta la Hollywood Canteen (di questo locale ve ne ho parlato qui). Qui incontra star del calibro di Bette Davis e Marlene Dietrich, che si mescolano ai soldati per offrire conforto e sostegno. Un anno dopo, però, la sua bugia viene scoperta, e il giovane Earl Holliman viene congedato. Nonostante la delusione, quell’esperienza gli aveva acceso un sogno: diventare attore.
Determinato a realizzarlo, Holliman nel 1953 si trasferisce a Hollywood. Entra nei cancelli della Paramount fingendo un appuntamento con il barbiere degli studi, dicendo con sicurezza: “Victor mi sta aspettando!” Questa bugia non solo gli apre le porte dello studio, ma gli permette anche di fare amicizia con Paul Nathan, il direttore del casting. Poco dopo, riesce a ottenere una piccolissima parte in Morti di paura, accanto a Dean Martin e Jerry Lewis. Ha una sola battuta, ma per lui è un sogno che si avvera.
Holliman vorrebbe iscriversi alla Screen Actors Guild per consolidare la sua carriera, ma la quota di iscrizione è troppo alta. Nathan, però, gli trova un’altra opportunità : un provino per L’isola del piacere, un film che richiede di interpretare un marine. Per essere credibile, deve sottoporsi a un taglio di capelli in stile G.I. Si presenta da Victor, il barbiere della Paramount, ma il risultato non è quello previsto: i suoi capelli sottili e indisciplinati si combinano con le sue grandi orecchie, creando un look curioso e un po’ buffo. Incredibilmente, questo nuovo stile lo rende subito riconoscibile, e il ruolo gli viene assegnato.
Quel taglio di capelli – disordinato e inaspettatamente iconico – gli porta fortuna. Dopo questo film firma un contratto con l’agenzia William Morris.
Ne Il mago della pioggia, Holliman interpreta Jimmy Curry, il fratello minore timido e insicuro, ma dotato di una vivacità contagiosa. Jimmy è un personaggio che cresce durante il film, ribellandosi al fratello maggiore per guadagnare rispetto e fiducia in sé stesso. La sua performance gli vale il Golden Globe come Miglior Attore Non Protagonista. La giornalista Louella Parsons lo elogia, definendolo “dedicato come se fosse Marlon Brando e Anthony Perkins messi insieme.”
E pensare che per questo stesso ruolo ha fatto un provino Elvis Presley, documentato con fotografie, ma il suo agente credeva non fosse adatto per il suo debutto cinematografico.
Lo stesso anno, Holliman recita in Il gigante, accanto a Rock Hudson, e successivamente si afferma anche nel genere western, interpretando il vice di Wyatt Earp in Sfida all’O.K. Corral (1957), di nuovo accanto a Burt Lancaster. Per questo film, il suo 16esimo, modificherà il taglio di capelli che lo ha accompagnato fin lì.
Infine il vice sceriffo J.S. File, un uomo riservato e solitario con un passato doloroso, è interpretato da Wendell Corey, attore che ha costruito la sua carriera con ruoli da personaggi complessi e disillusi, spesso alle prese con dilemmi morali. Corey non era nuovo a interpretazioni intense e sfaccettate, ma la sua strada verso Hollywood inizia in modo del tutto inaspettato.
Dopo il diploma, Corey lavora come venditore di lavatrici e frigoriferi in un grande magazzino a Springfield, Massachusetts. Un giorno, visita un amico che recitava al teatro locale e scopre che hanno bisogno di un attore. Accetta il ruolo e rimane con la compagnia per un anno, lavorando di giorno al negozio e recitando di notte. La passione per il teatro cresce, e Corey decide di dedicarsi completamente alla recitazione, unendosi a una compagnia teatrale di Holyoke.
Nel 1945, mentre interpreta un giornalista cinico nella commedia Dream Girl di Elmer Rice, viene notato dal produttore Hal B. Wallis, che lo convince a firmare un contratto con la Paramount. Corey debutta al cinema come gangster in Furia nel deserto, accanto a Burt Lancaster, segnando l’inizio di una carriera cinematografica di successo.
Durante gli anni ’40 e ’50, Corey diventa una presenza fissa nei noir hollywoodiani, spesso al fianco di grandi attrici come Barbara Stanwyck e Joan Crawford. Ne Il romanzo di Thelma Jordon e Il terrore corre sul filo, offre una performance memorabile accanto alla Stanwyck, mentre in Sola col suo rimorso recita con Joan Crawford, mostrando una naturale capacità di affrontare ruoli drammatici e intensi.
Nel 1954, lavora con Alfred Hitchcock in uno dei suoi film più iconici, La finestra sul cortile, interpretando il detective Doyle, un personaggio che aggiunge tensione e scetticismo alla trama. Corey si distingue anche in ruoli più leggeri, come in Carabina Williams, dove recita accanto a James Stewart in un dramma biografico che esplora redenzione e ingegno.
Nel 1956, Corey si unisce al cast de Il mago della pioggia come J.S. File, un uomo ferito dalle delusioni personali e professionali, che si ritrova invischiato nelle dinamiche della famiglia Curry e nelle attenzioni di Lizzie. La sua interpretazione conferisce al personaggio una vulnerabilità autentica, bilanciata da una dignità inflessibile che lo rende centrale nella narrazione.
Nonostante il successo sul grande schermo, Corey coltiva un interesse anche per il mondo istituzionale del cinema. Nel 1961, viene eletto presidente dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, un ruolo prestigioso che riflette il rispetto guadagnato nell’industria.
Le riprese di Il mago della pioggia si svolgono dal 19 giugno al 13 agosto 1956 presso il Teatro di Posa 16 della Paramount. L’atmosfera sul set è vibrante, con Burt Lancaster che si ritrova accanto a Wendell Corey, vecchio collega di Furia nel deserto, e soprattutto con Katharine Hepburn, il cui rigore e carisma segnano profondamente il ritmo della produzione.
Lancaster, solitamente abituato a dominare la scena, descrive la Hepburn come “una sfidante infernale, se mai ce n’è stata una.” Hepburn arriva sul set con tutte le sue battute già memorizzate, pronta a lavorare con la stessa disciplina accumulata in una carriera leggendaria. La sua inflessibilità si manifesta subito il primo giorno di riprese, quando Lancaster si presenta con venticinque minuti di ritardo. Hepburn, senza esitazioni, entra al centro del palco e, davanti a tutta la troupe, lo rimprovera pubblicamente: “Io sono qui; tutte queste persone sono qui; e se tu non arriverai puntuale, non possiamo lavorare.” Lancaster impara rapidamente la lezione e non si presenta mai più in ritardo per il resto della lavorazione. Hepburn, parlando della sua rigidità in tema di puntualità , attribuisce questa qualità a un’esperienza d’infanzia: suo padre, infastidito dai ritardi dei figli, una volta partì senza di loro durante un viaggio. “Credo che la puntualità si impari da giovani,” spiega. “Essere in ritardo dimostra che non ti importa della persona che stai incontrando.”
Il regista Joseph Anthony, al suo debutto cinematografico dopo una brillante carriera teatrale, affronta le difficoltà di dirigere un cast di giganti. Descrive Lancaster come “aggressivo e impaziente,” preoccupato che un regista alle prime armi potesse compromettere la sua performance. Tuttavia, nonostante le tensioni iniziali, Anthony e Lancaster trovano un’intesa e lavorano meticolosamente per migliorare scene chiave, come quella nel fienile in cui Starbuck bacia Lizzie, il primo bacio della sua vita.
Una sfida inaspettata arriva quando la MPAA esprime obiezioni su quella scena, ritenendola una “glorificazione del sesso illecito.” Hal B. Wallis, esasperato dalle continue restrizioni morali di Hollywood, minaccia di completare il film senza il sigillo di approvazione. Alla fine, la scena rimane intatta e il film ottiene comunque il via libera, diventando uno dei più memorabili della carriera di Lancaster.
Nonostante le tensioni sul set, il rapporto tra Hepburn e Lancaster evolve in un rispetto reciproco. Alla fine delle riprese, Hepburn regala a Lancaster un piccolo ritratto che ha dipinto di lui nei panni del mago della pioggia, e al produttore Wallis un ritratto ad acquerello di se stessa nei panni della “sua” indimenticabile Lizzie.
Costumi
Il mago della pioggia rappresenta un’occasione speciale per Edith Head, celebre costumista della Paramount, che finalmente ha la possibilità di lavorare con Katharine Hepburn. Hepburn, nota per il suo stile distintivo e il suo rigore, affronta i costumi con la stessa dedizione che mette nei suoi ruoli. La costumista racconta: “Condividevamo un’amica, Constance Collier, quindi avevo sentito molto parlare di Miss Hepburn, di quanto fosse determinata, e l’ho incontrata con un certo timore. Ma Il mago della pioggia è stata un’esperienza stimolante. ‘Questo è il modo in cui di solito mi piace che siano fatti i vestiti; ci farà risparmiare tempo…’ disse Miss Hepburn, e da lì siamo partite.”
Il personaggio di Lizzie Curry, una donna cresciuta in un contesto rurale, è lontano dall’eleganza che Hepburn aveva mostrato in altri film. Per gran parte del film, Lizzie è vista con semplici abiti da lavoro, che riflettono la sua praticità e il suo ruolo nella fattoria. Edith Head osserva che Hepburn “nei vestiti da lavoro della fattoria era incantevole.” Tuttavia, la trasformazione di Lizzie è centrale nella trama: il padre le suggerisce di indossare volant, fiori e fronzoli per sembrare più attraente e sperare di conquistare l’attenzione di un uomo. Edith Head prende questa indicazione dalla sceneggiatura e disegna un abito giallo, volutamente mal adattato e pieno di balze, che sottolinea il disagio di Lizzie nel tentativo di reinventarsi.
Uno dei bozzetti di Edith Head, non utilizzati nel final cut |
Gli abiti di Lizzie non sono solo funzionali, ma diventano una vera e propria narrazione visiva del suo percorso interiore:
- L’arrivo alla stazione
Lizzie indossa un cappotto azzurro chiaro che nasconde un vestito dello stesso colore, decorato con micro pois bianchi. L’insieme, completato da scarpe e borsa coordinate, suggerisce un’eleganza modesta, ma senza personalità , quasi a simboleggiare il suo desiderio di adattarsi senza davvero emergere.
- La camicia verde pallido e i pantaloni
Nel contesto familiare, Lizzie appare più autentica e a suo agio in un completo pratico composto da pantaloni e una camicia verde pallido, stretta in vita da una cintura marrone. È un look che evidenzia il suo spirito pragmatico e diretto, ma anche la sua insicurezza sul piano femminile.
- Il vestito giallo
Disegnato su indicazione della sceneggiatura, questo abito rappresenta il tentativo goffo di Lizzie di reinventarsi. I dettagli eccessivi, come i volant e le balze, sottolineano il suo imbarazzo e il contrasto tra la sua vera natura e ciò che pensa di dover essere per piacere. È un momento toccante di vulnerabilità .
- Lo scamiciato grigio
L'ultimo abito indossato è forse il più semplice. Non c'è un elemento o un dettaglio che si faccia notare, il classico da Plain Jane (semplice Jane), ma proprio per questo è perfetto per quella che sarà la sua trasformazione.
Edith Head ammirava il coraggio di Hepburn nel rendere il personaggio volutamente poco attraente, un rischio che poche attrici avrebbero accettato. “Pochissime attrici hanno il coraggio di rendersi poco attraenti, ma Miss Hepburn è interessata solo al film,” racconta la costumista. Con piccoli dettagli, come un fiocco rosso, un grembiule o un tocco di pizzo, Hepburn riesce a trasmettere ogni sfumatura del personaggio, dal disagio iniziale alla sua evoluzione emotiva.
Il costume di Starbuck, indossato da Burt Lancaster per tutto il film, è tanto iconico quanto il personaggio stesso. Un elemento centrale che cattura immediatamente l’attenzione è il suo cappello nero, simbolo del suo spirito da vagabondo e del suo carisma teatrale. Il completo è composto da una camicia nera attillata, un foulard rosso annodato al collo e una robusta cintura di pelle con una fibbia vistosa. Il colore nero predominante, interrotto dal tocco audace del rosso, non solo dona un’aria misteriosa al personaggio, ma suggerisce anche una certa teatralità , come quella di un uomo che recita costantemente per il suo pubblico. Sulla camicia e sulla cintura sono presenti delle stelle, rimando al suo nome Starbuck. I pantaloni aderenti in vita e gli stivali completano il look, sottolineando il fisico atletico di Lancaster e la sua presenza magnetica. L'intero costume è volutamente semplice ma carico di personalità , un mix perfetto per un ciarlatano che deve attirare l’attenzione ovunque vada. È interessante notare come il costume rimanga invariato per tutto il film, sottolineando l’immagine monolitica di Starbuck, un uomo che vive per il suo personaggio e che si reinventa solo attraverso le sue parole, non con ciò che indossa.
Colonna sonora
A realizzare la colonna sonora de Il mago della pioggia è Alex North, uno dei compositori più innovativi della Hollywood del suo tempo. Primo a introdurre il jazz nel cinema con Un tram che si chiama Desiderio (1951) e pioniere della musica moderna in film come Viva Zapata! (1952), North ha trasformato l’approccio alla musica per il grande schermo. Nonostante le sue 15 candidature agli Oscar, non ha mai vinto, ma è uno dei soli due compositori ad aver ricevuto il Premio alla Carriera dall’Academy, un onore condiviso con Ennio Morricone. Tra le sue opere più celebri si trova il tema di Unchained Melody, originariamente composto per il film Unchained (1955), che è poi diventato una delle canzoni più iconiche del XX secolo (sì, è quella di Ghost).
Il produttore Hal B. Wallis, profondamente colpito dal lavoro di North per La rosa tatuata (1955), lo vuole assolutamente per il suo nuovo progetto. North comprende subito l’essenza del film: una storia di trasformazione personale e redenzione, intrecciata con il contesto rurale del Kansas del 1913. La colonna sonora avrebbe dovuto accompagnare due narrazioni principali: Lizzie, che cerca di superare il senso di inadeguatezza che la rende prigioniera, e Starbuck, un truffatore in cerca di qualcosa di vero.
Alex North costruisce la colonna sonora di Il mago della pioggia attorno a tre temi principali, ognuno dei quali riflette in modo unico i personaggi e le dinamiche della storia.
Starbuck’s Theme: Questo tema cattura la natura ambivalente di Starbuck, oscillando tra due registri distinti. Nelle rare occasioni in cui si mostra autentico, la musica si fa accogliente e fluida, trasmettendo un senso di genuinità . Ma quando indossa la maschera del truffatore, il tema si anima, assumendo un ritmo nervoso e giocoso che rispecchia la sua natura scaltrosa e imprevedibile.
The Love Theme: Questo motivo accompagna Lizzie nel suo percorso emotivo, incarnando il contrasto tra il senso di inadeguatezza che la imprigiona e il desiderio di sentirsi desiderata e amata. Man mano che il personaggio evolve, il tema acquista intensità e fiducia, trasformandosi in un riflesso sonoro della sua crescente consapevolezza di sé.
The Curry Family Theme: La semplicità e il calore di questo tema rispecchiano il legame profondo che unisce la famiglia Curry. Funziona come un punto fermo nella narrazione, offrendo stabilità e un senso di appartenenza in contrasto con le tensioni e le insicurezze personali dei suoi membri.
North non si limita a comporre temi memorabili, ma li intreccia con maestria nella narrazione, amplificando le emozioni e dando spessore ai personaggi. Il film si apre senza colonna sonora, lasciando che il carisma di Starbuck catturi l’attenzione mentre vende i suoi "tornado rods." La musica entra in scena con il Prologue, accompagnando la fuga rocambolesca di Starbuck dallo sceriffo. Pizzicati degli archi, legni vivaci e corni frenetici creano un ritmo scanzonato che sottolinea la natura astuta e sfacciata del personaggio. A 0:58, quando Starbuck ritorna furtivamente al suo carro, legni contriti e archi saltellanti catturano il suo senso di urgenza. A 1:27, i titoli di testa scorrono sulle note calde e rassicuranti del Curry Family Theme, introducendo l’ambiente rurale e il contesto familiare del film.
Starbuck’s Story rappresenta un momento di straordinaria introspezione musicale. North concepisce un brano inquietante e pieno di dissonanza, un misterioso accattivante e seducente che si contrappone al carismatico monologo di Starbuck. La musica rivela il vero volto del personaggio, strappando il velo del suo fascino per mostrare un uomo pieno di contraddizioni: bugiardo, truffatore e vulnerabile. Il brano si apre con bassi gravi e violini misteriosi mentre Starbuck irrompe sulla scena, spaventando gli altri personaggi. Gli archi minacciosi, i corni dissonanti e il fagotto grave, illuminati da accenti metallici, accompagnano il suo tentativo di conquistare la fiducia del patriarca H.C. con le sue promesse miracolose.
In Wet Socks, North si prende gioco della situazione dal punto di vista dello sceriffo Thomas, che sorprende File mentre stende i calzini bagnati su uno stendino improvvisato. Corni ironici e archi che evocano goffaggine sottolineano l’umorismo del momento, rivelando il lato umano e un po’ ridicolo dei personaggi.
Con The Vamp, Lizzie confida a Pop i suoi dubbi e le critiche di Starbuck. Un flauto lamentoso introduce la scena, intrecciandosi con archi struggenti che a 1:26 cedono il passo a un violoncello affanato e poi a un violino, mentre Lizzie si interroga sulla sua femminilità . Si chiede se dovrebbe essere più simile a Lily Ann Beasley, la "vamp" della città , che sembra sapere come attirare l’attenzione. La musica diventa giocosa e fantasiosa mentre Lizzie si immagina diversa, ridendo e rotolandosi per il pavimento. Questo momento di leggerezza è un efficace contrasto con le sue insicurezze più profonde.
In The Gentleman Caller, Lizzie e File sono lasciati soli. North accompagna la tensione di lui e il disagio di lei con una versione impacciata del Love Theme, che riflette la timidezza e l’incertezza dei due personaggi. Man mano che Lizzie si apre a File, la musica evolve in una danza romantica che accompagna il loro crescente legame emotivo. Il brano culmina in toni drammatici, riflettendo le emozioni in conflitto dei protagonisti.
Golden Fleece è un momento di fantasia e dramma comico. Starbuck racconta a Lizzie la storia del Vello d’Oro, drappeggiandola con una coperta e incoronandola con un imbuto. A 1:29, la musica si trasforma in un’azione giocosa e frenetica, con combattimenti simulati e archi dinamici che enfatizzano il lato teatrale e visionario di Starbuck. Tuttavia, quando Lizzie definisce la storia una bugia, il tema si interrompe bruscamente, sottolineando la frustrazione e il disincanto del personaggio.
Infine, I’m Pretty segna il punto di svolta emotivo per Lizzie. La scena è accompagnata da una toccante variazione del Love Theme, che cresce lentamente in intensità man mano che Lizzie trova il coraggio di accettarsi. Intorno al minuto 1.48 quando finalmente dice “Sono bella” con convinzione, un violino solista d’amore esplode in tutta la sua bellezza, accompagnando il bacio con Starbuck. La musica celebra la trasformazione interiore di Lizzie, culminando in un tema pieno di fiducia e speranza.
L’11 dicembre 1956, Il mago della pioggia fa il suo debutto all’Astor Theatre di New York, con una premiere che segna l’inizio di un percorso destinato a lasciare il segno. La critica accoglie il film con recensioni generalmente positive: Katharine Hepburn viene lodata per la profondità e l’intensità della sua interpretazione nel ruolo di Lizzie Curry, mentre Burt Lancaster conquista il pubblico con il suo carisma irresistibile nei panni del ciarlatano Starbuck.
Sul piano dei riconoscimenti, Il mago della pioggia ottiene due nomination agli Academy Awards. Katharine Hepburn viene candidata come Miglior Attrice Protagonista, aggiungendo un’altra prestigiosa nomination alla sua carriera stellare, mentre Alex North conquista una nomination per la Migliore Colonna Sonora, grazie a una partitura che amplifica le emozioni dei personaggi con una sensibilità unica. Tuttavia, né Hepburn né North riescono a portare a casa l’Oscar: Hepburn viene battuta da Ingrid Bergman per Anastasia, mentre North vede sfumare la sua candidatura ancora una volta. Ai Golden Globe Earl Holliman porta a casa la statutetta come Migliore attore non protagonista.
Al botteghino, il film si rivela un successo solido, conquistando il pubblico e dimostrando ancora una volta la capacità del produttore Hal B. Wallis di bilanciare narrazione artistica e appeal commerciale. Nonostante le limitazioni di un set interamente in studio, il film riesce a catturare lo spirito della storia e a trasmetterlo a un pubblico ampio.
Il mago della pioggia è uno di quei film che merita di essere riscoperto, un piccolo gioiello che brilla grazie a una storia coinvolgente e a interpretazioni straordinarie. Katharine Hepburn e Burt Lancaster riescono a incarnare con profondità ed empatia i loro personaggi, rendendo il viaggio di Lizzie e Starbuck un’esperienza emozionante e senza tempo. È un film che parla di speranza, di sogni e della capacità di credere in sé stessi, temi universali che restano attuali anche oggi.
CLIP:
QUOTES:
Lizzie: Dì pure che ne sono pazza. E lui ha chiesto di sposarmi.
H.C.: Dici sul serio Lizzie? E tu che gli hai risposto?
Lizzie: Che ci sposeremo senz’altro appena avrà finito le elementari!
Lizzie: Senti papà è inutile che perdiamo tempo. Lo so benissimo che mi avete mandato dallo zio perchè ha 6 figli. E 3 in età da metter su famiglia. Bè, peccato che abbiate fatto così tante spese. Il viaggio, il vestito e tutto quanto il resto. Ned, lo scriverà nel passivo suoi tuoi registri. Mi spiace, denaro sprecato.
Ned: Che cosa vuoi di più?
Lizzie: Voglio… voglio fare felice qualcuno. Voglio che qualcuno sia contento di avermi incontrata, come lo sarò io di aver incontrato lui. Qualcuno che sappia dirmi tutto di sè, e tutto quanto di me anche.
H.C.: Venire da noi ti avrebbe fatto molto bene. Un buon pranzo non si rifiuta.
File: Non mi invitavate solo per il pranzo.
H.C.: È vero, ti invitavamo per Lizzie. Ma ti avrebbe fatto bene ugualmente.
File: Bene alla mia camicia, vuoi dire.
H.C.: No, c’è dell’altro da rammendare nella tua vita.
H. C.: Se tu fossi il padre di Lizzie cosa faresti?
Ned: E chi dice che bisogna fare qualcosa. Ci danniamo l’anima per darle marito e oerchè? che succederà mai se non trova marito, la fine del mondo? Dopotutto ha una casa e una famiglia, un letto per dormire, un posto a tavola e non le manca niente.
H. C.: Si, quello che può renderla felice.
Jimmy: Non è quella la felicità per lei perchè non sa conquistarsela.
Lizzie: E tu che ne sai? Sentiamo, avanti!
Jimmy: Tu con gli uomini non ci sai fare, gli parli troppo seriamente. E non c’è niente che li spaventi di più delle ragazze che fanno i discorsi seri.
Lizzie: Non mi va di pescare gli uomini dagli abbeveratoi. Voglio che stiano ben saldi sui loro piedi. E che non ci sia bisogno di fargli lo sgambetto! Non ci sono uomini così?
Ned: No! Quello che ha detto Jimmy non fa una grinza. Se vuole un uomo deve saperselo conquistare nel modo giusto.
Lizzie: Se il modo giusto è quello, rinuncio agli uomini, ve l’assicuro. E che il diavolo se li porti tutti quanti.
Ned: Smettila con questo linguaggio!
Lizzie: Che il diavolo se li porti e non se ne senta più parlare per l’eternità .
Ned: Siccità . Sai di che si tratta?
Starbuck: Se lo so? Si può dire che non so altro. La siccità mi precede ovunque io vada ma quando parto, dietro di me lascio la pioggia.
Ned: Questo qui è matto.
Starbuck: Ecco la verità . Sono matto. Stamane quando mi sono alzato mi sono guardato attorno e mi sono detto: il mondo è completamete pazzo. e ora per rimetterlo in sesto ci vuole uno squilibrato di prima classe. Ed eccomi qui.
Lizzie: Siete un bugiardo e un impostore.
Starbuck: E come lo sapete che è così? Forse posso far piovere. Forse quando nacqui Iddio mi bisbigliò una parolina all’orecchio. Mi disse Bill Starbuck, tu non avrai molto a questo mondo, non avrai denari, bei vestiti, né un cavallo bianco con una sella d’oro. Ma in qualsiasi posto andrai porterai la pioggia.
Starbuck: Ti manca il coraggio per credere. Ti metti in ghingheri e il tuo bello non viene, e subito non credi più in niente. Non hai fede. Non sai neanche che cos’è la fede. E allora te lo dirò io. È credere di vedere nero quando gli occhi vedono bianco. È vedere col cuore.
Lizzie: Devo guardare le cose come sono e accettare la verità . Ormai devo considerarmi quello che sono. Una zitella. Jimmy prenderà moglie e un giorno o l’altro anche Ned si sposerà vedrai. E io sarò la vecchia zia che porta i regali ai nipotini per essere ben accolta. E Ned dirà Jack si buono con la zia che è sempre così nervosa. E la moglie di Jimmy dirà È qui già da una settimana ma quand’è che se ne va. Andare... E dove?
Starbuck: Credici. E verrà il giorno in cui lo specchio sarà l’uomo che ti ama, ti vedrai nei suoi occhi e ti accorgerai di essere bella, veramente bella.
Lizzie: Non accadrà mai. Non può accadere.
Starbuck: Fa’ che accada. Chiudi gli occhi e ora di “Sono bella”
Lizzie: Sono… non posso!
Starbuck: Dillo Lizzie.
Lizzie: Sono bella.
Starbuck: Dillo ancora. E credici.
Lizzie: Sono bella. Sono bella. Sono bella. (Starbuck la bacia) Perchè l’hai fatto?
Starbuck: Perchè quando hai detto che eri bella, era vero. Lizzie guardami. Non piangere e guardami negli occhi. Che ci vedi?
Lizzie: Oh no, non può essere vero. Starbuck, sono io! Veramente!
Starbuck: Tutta la vita ho voluto fare un miracolo e niente. Sono soltanto uno sbruffone.
Lizzie: No, non è vero. Sei uno che vive soltanto dei suoi sogni. E vivere di sogni è male Starbuck.
Starbuck: E si può vivere senza, forse?
Lizzie: Neppure senza.
Se non avete ancora avuto l’occasione di vederlo, potete farlo facilmente: Il mago della pioggia è disponibile in streaming su Apple TV. Non serve un abbonamento: basta un ID Apple (come quello che usate se avete un iPhone) per acquistare il film a 9,99 euro. È una somma che vale ogni centesimo, soprattutto se consideriamo che, una volta acquistato, il film diventa vostro per sempre. Potrete riguardarlo quante volte volete, sia su PC che su smart TV (lo trovate qui).
Quindi, lasciatevi incantare dalla magia del cinema classico e dalla bellezza di un film che ha saputo attraversare i decenni con grazia e fascino. Il mago della pioggia vi aspetta per regalarvi una storia che non dimenticherete.
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- venerdì, gennaio 17, 2025
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