Quasi due mesi fa, per curiosità , ho abbandonato i retroscena dei film
per esplorare un mondo completamente nuovo per me: i cocktail nei film
classici (trovate il mio articolo qui). Il tutto da totale astemia! Non avevo grandi aspettative, ma
le vostre reazioni mi hanno davvero sorpreso: molti di voi mi hanno
scritto per dirmi quanto abbiate apprezzato quel viaggio tra i drink e
le loro storie. Spinta dal vostro entusiasmo, eccomi qui a parlare di
altri quattro cocktail leggendari. Unitevi a me in questo nuovo capitolo
del nostro viaggio cinematografico e mixologico, in cui ci accompagneranno Elvis Presley, Grace Kelly, Bette Davis, Cary Grant e tanti altri
1) Margarita
La storia
Come tutti i grandi cocktail, anche il Margarita, famoso per la sua base di tequila ottenuta dalla fermentazione dell'agave blu, è avvolto in molteplici leggende sulla sua origine. Nel 1936, Daniel Negrete, bartender e proprietario del bar all'interno del Garci Crispo Hotel a Puebla, crea il Margarita come regalo di nozze per sua cognata, Margarita. Curiosamente nel successivo bar in cui troverà impiego incontra un'altra Margarita, che lavora lì come ballerina e che da lì a poco il mondo conoscerà come Rita Hayworth.
Nel 1938, Carlos "Danny" Herrera, proprietario del Rancho La Gloria, un popolare ritrovo tra Rosarito Beach e Tijuana, si trova ad accogliere una ballerina di Ziegfeld di nome Marjorie King, allergica a tutti gli alcolici tranne che alla tequila, il cui sapore tuttavia non gradisce. Per accontentarla, Herrera crea un cocktail che bilancia l'acido del lime con il salato, battezzandolo Margarita, traduzione spagnola del nome Marjorie.
Nel 1938, Carlos "Danny" Herrera, proprietario del Rancho La Gloria, un popolare ritrovo tra Rosarito Beach e Tijuana, si trova ad accogliere una ballerina di Ziegfeld di nome Marjorie King, allergica a tutti gli alcolici tranne che alla tequila, il cui sapore tuttavia non gradisce. Per accontentarla, Herrera crea un cocktail che bilancia l'acido del lime con il salato, battezzandolo Margarita, traduzione spagnola del nome Marjorie.
Il 4 luglio 1942, a Tommy’s Place a Juárez, Texas, Pancho Morales viene messo alla prova quando una cliente gli chiede un cocktail chiamato Magnolia, di cui non conosce la ricetta. Per non deludere, improvvisa un drink che decide di chiamare Margarita, spiegando di aver frainteso il nome del fiore richiesto.
Infine, nel dicembre 1948, Margaret Sames, una socialite texana, durante una vacanza ad Acapulco, chiede al suo barman di preparare un cocktail rinfrescante da gustare a bordo piscina prima del pranzo. Essendo un'estimatrice del Cointreau e conoscendo il modo tradizionale di servire la tequila (in shottini con sale e una fettina di lime), decide di combinare questi ingredienti. Nei successivi anni, Margaret servirà ai suoi ospiti questo drink, chiamandolo semplicemente "il drink" o "Margarita's drink". Tra i suoi ospiti figurano membri della famiglia Hilton, che decidono di includere il cocktail nei menù della loro catena di hotel, contribuendo significativamente alla sua diffusione mondiale.
Il nome
L’unico ingrediente comune a tutte le storie, oltre alla tequila, è il fatto che questo cocktail abbia preso il nome dalla donna a cui era stato dedicato: Margarita, Margaret o Marjorie.
La ricetta
5 cl di Tequila 100% Agave
2 cl di Triple Sec
1,5 cl di succo di lime fresco
2 cl di Triple Sec
1,5 cl di succo di lime fresco
Come viene servito
Il Margarita è tradizionalmente servito in una coppa Margarita o coppa sombrero, il cui nome deriva dalla somiglianza del bicchiere con il tradizionale copricapo messicano. Questo bicchiere, appartenente alla famiglia delle coppette da cocktail, possiede una struttura simile a quella della coppa da Martini. Prima di versare la bevanda, si prepara il bicchiere creando una “crusta” di sale: si passa uno spicchio di lime sul bordo esterno del bicchiere, che viene poi fatto rotolare su un piattino contenente del sale fino. Dopo aver versato il cocktail, la decorazione finale è una fettina di lime. Ne esistono diverse varianti, la più famosa è quella ghiacciata, il Frozen Margarita inventato negli anni Settanta.
In quale film lo abbiamo visto
L’idolo di Acapulco del 1963 con Elvis Presley e Ursula Andress
Mike Windgren, un ex trapezista che ora soffre di vertigini, perde il lavoro su uno yacht ad Acapulco a causa di una relazione complicata. Aiutato da un giovane ragazzo, trova un nuovo impiego come bagnino e cantante in un hotel, dove si innamora di Margarita, la figlia del cuoco. Mentre il padre di lei vede in Mike un'opportunità per ottenere un visto per gli Stati Uniti, Mike deve anche gestire le attenzioni di Dolores, una torera impulsiva, e la rivalità con Moreno, un campione di tuffi, che è anch'esso innamorato di Margarita.
Il cocktail compare quando Mike e Margarita, insieme al piccolo Raoul, si siedono al bar e il cameriere chiede in spagnolo alla ragazza “Cosa vuole da bere. Alla sua risposta Margarita, Mike le domanda se il cameriere le ha chiesto come si chiama. Lei risponde che è un cocktail a base di tequila. Lui poi dice “Me l’immagino proprio come te, un po’ misteriosa, raffinata” ma lei lo interrompe dicendo “e anche salata, traditrice e pericolosa”.
2) Old Fashioned
La storia
Si tratta di uno dei cocktail più antichi e famosi, la sua storia è avvolta da un fascino senza tempo. Secondo una leggenda, nel 1889, il barman del Pendennis Club a Louisville in Kentucky inventa questo cocktail per il Colonnello James E. Pepper, un noto distillatore di whiskey bourbon. Il Colonnello, colpito dalla ricetta che bilancia perfettamente il liquore con ingredienti dalle sfumature dolci, amarognole e speziate, decide di portare il cocktail con sé a New York. Appena arriva, insegna subito la ricetta al barman dell’hotel Waldorf-Astoria, un luogo di ritrovo per l'élite e celebrità .
Nel lussuoso albergo, il Colonnello entra nella cerchia di influenti capitani d'industria americani, tra cui John Jacob Astor, John D. Rockefeller, Theodore Roosevelt, Charles L. Tiffany e Cornelius Vanderbilt, contribuendo alla diffusione a macchia d’olio di questo cocktail.
Nel lussuoso albergo, il Colonnello entra nella cerchia di influenti capitani d'industria americani, tra cui John Jacob Astor, John D. Rockefeller, Theodore Roosevelt, Charles L. Tiffany e Cornelius Vanderbilt, contribuendo alla diffusione a macchia d’olio di questo cocktail.
Il nome
Il termine "Old Fashioned" trova le sue radici nel modo in cui i clienti ordinavano questo cocktail. Con il passare del tempo e l'introduzione di nuove ricette e tecniche di cocktail, alcuni estimatori iniziarono a specificare che desideravano il loro Whiskey Cocktail “Old Fashioned” ovvero preparato alla "vecchia maniera". Questo modo di ordinare il cocktail, enfatizzando una predilezione per la ricetta tradizionale, divenne così diffuso che il drink fu presto ribattezzato "Old Fashioned".
La ricetta
4,5 cl di bourbon whiskey
2 gocce di angostura
1 zolletta di zucchero
1 spruzzata di soda
4,5 cl di bourbon whiskey
2 gocce di angostura
1 zolletta di zucchero
1 spruzzata di soda
Come viene servito
In un bicchiere Tumbler basso, che prenderà il nome Old Fashioned, con la scorza o una fettina d’arancia e una ciliegia al maraschino.
In quale film lo abbiamo visto
Perdutamente tua del 1942 con Bette Davis e Claude Rains
Perdutamente tua del 1942 con Bette Davis e Claude Rains
Charlotte Vale è una donna non più giovanissima, oppressa dalla
tirannica madre, una nobildonna vedova di Boston. Preoccupata per la
salute mentale di Charlotte, la cognata Lisa convince la madre a
chiamare il Dr. Jaquith, uno psichiatra, che consiglia un ricovero per
Charlotte nella sua clinica. Lontana dalla madre, Charlotte guadagna
fiducia e diventa più attraente. Dopo il ricovero, il dottore le
suggerisce di fare una crociera, dove incontra Jerry Durrance, un uomo
sposato in crisi coniugale, verso il quale sviluppa sentimenti
corrisposti. Tuttavia, a causa delle responsabilità familiari di Jerry e
delle fragilità di sua figlia Tina, simili a quelle che aveva
Charlotte, i due decidono di separarsi.
La scena del cocktail è nel bar della nave, quando Charlotte chiede a Jerry di ordinare per lei. Lui le chiede “Che ne dice di Bourbon Old Fashioned?” e lei fa cenno di sì con la testa. Mentre sorseggiano il cocktail lui si complimenta per la farfalla che ha ricamata sul mantello.
Più avanti nel film quando Charlotte organizza una festa a casa sua, e proprio quando le chiedono che cocktail vuole tra un Old Fashioned e un Martini, lei scorge dall’altra parte della sala Jerry, proprio la persona che gli aveva fatto conoscere quel cocktail e che non aveva più rivisto.
Più avanti nel film quando Charlotte organizza una festa a casa sua, e proprio quando le chiedono che cocktail vuole tra un Old Fashioned e un Martini, lei scorge dall’altra parte della sala Jerry, proprio la persona che gli aveva fatto conoscere quel cocktail e che non aveva più rivisto.
3) Pink lady
La storia
Una delle prime versioni del cocktail Pink Lady è ideata da Elsie de Wolfe, riconosciuta come la prima decoratrice d'interni professionista d'America. De Wolfe, famosa per aver promosso uno stile di design più leggero e innovativo in opposizione agli arredi vittoriani pesanti, crea una variante del cocktail che include gin, succo di pompelmo rosa e Cointreau, servendolo spesso nelle sue feste.
Nel 1911, il nome "Pink Lady" si lega indissolubilmente a Broadway, grazie al musical "The Pink Lady" di Ivan Caryll. Il cocktail viene realizzato in onore della protagonista del musical, l'attrice Hazel Dawn, che, grazie a questo ruolo, acquisisce il soprannome di "Pink Lady" e lo mantiene nel corso della sua carriera cinematografica, apparendo in 15 film.
La ricetta moderna del Pink Lady prende forma nel 1913, quando Jacques Straub, svizzero trasferitosi nel Kentucky dove lavora prima come somellier e bartender poi come manager del Pendennis Club di Louisville per 21 anni, lo pubblica nel libro "Straub’s Manual of Mixed Drinks" gettando le basi per il cocktail come lo conosciamo oggi.
Durante il proibizionismo il Pink Lady guadagna popolarità , specialmente al Southern Yacht Club di New Orleans. In questo periodo infatti l'aggiunta di ingredienti come brandy, succo di limone e granatina si rivela utile per mascherare il sapore del gin di bassa qualità , l’unico reso disponibile dalle restrizioni sulla produzione di alcol.
Nel 1930, Harry Craddock, nel suo "The Savoy Cocktail Book", modifica ulteriormente la ricetta, sostituendo l'applejack, difficile da reperire, con albume d'uovo, per conferire al cocktail una consistenza più soffice.
Nel 1930, Harry Craddock, nel suo "The Savoy Cocktail Book", modifica ulteriormente la ricetta, sostituendo l'applejack, difficile da reperire, con albume d'uovo, per conferire al cocktail una consistenza più soffice.
Nonostante fosse ampiamente apprezzato, il Pink Lady viene etichettato ingiustamente negli anni '30 fino agli anni '60 come un drink esclusivamente femminile, non preso seriamente dalla critica prevalentemente maschile dell'epoca. È noto che l'attrice Jayne Mansfield consumasse regolarmente un Pink Lady prima di ogni pasto, confermando il suo legame con il mondo dello spettacolo e del glamour.
Il nome
si ispira direttamente al musical di Broadway "The Pink Lady", dei primi anni del Novecento. La scelta del nome riflette non solo il riferimento allo spettacolo, ma anche la caratteristica colorazione rosa del cocktail, che contribuisce al suo fascino distintivo e immediatamente riconoscibile.
La ricetta
4 cl di Gin
succo di limone fresco
sciroppo di granatina
albume d’uovo
4 cl di Gin
succo di limone fresco
sciroppo di granatina
albume d’uovo
Come viene servito
Shakerato e servito in una coppa cocktail ben fredda, guarnito da una ciliegia al maraschino o scorza limone.
In quale film lo abbiamo visto
La via dell’impossibile del 1937 con Roland Young, Cary Grant e Constance Bennett
La via dell’impossibile del 1937 con Roland Young, Cary Grant e Constance Bennett
Cosmo Topper è un direttore di banca che vive una vita monotona con la rigida moglie Clara. Tutto cambia quando George e Marion Kerby, una coppia di spensierati azionisti della banca, muoiono in un incidente e diventano fantasmi. Per poter ascendere al Paradiso, devono compiere una buona azione e decidono di aiutare Topper a ritrovare la gioia di vivere. Attraverso una serie di esilaranti scherzi e apparizioni, insegnano a Topper a prendere la vita con leggerezza, rinnovando anche il suo rapporto coniugale.
Nel film originale "Topper", il cocktail Pink Lady appare in diverse scene divertenti, anche se, nella versione italiana del film, è stato erroneamente tradotto come un Martini (di questo cocktail ne parlerò più approfonditamente in un articolo qui sul blog).
Una scena memorabile si verifica quando Topper, nascosto nella sua camera d'albergo, ordina quattro Pink Ladies, facendo insospettire il cameriere che pensa Topper stia nascondendo una donna non registrata alla reception. In un'altra scena, dopo un'ispezione del manager dell'albergo, Marion, che si era resa invisibile, esprime il desiderio di andare a cena, ma Topper insiste per ordinare altri Pink Ladies al club, sottolineando di voler "riempire" il suo stomaco vuoto con altro alcol prima di cena.
Successivamente, quando Topper chiede la lista dei vini al club, Marion interviene dicendo: "Non vogliamo la lista dei vini. Vogliamo un mucchio di Pink Ladies." Topper conferma: "Esatto, portate un sacco di Pink Ladies. E continuate a portarli, senza sosta." Questo dialogo è stato modificato nella versione italiana con riferimento ai Martini. Più tardi, quando Marion viene raggiunta dal marito, lei lo incoraggia a provare un Pink Lady, e lui risponde scherzosamente di aver già "preso" una signora rosa, riferendosi a sua moglie.
4) Stinger
La storia
Lo Stinger nasce intorno al 1890 e si pensa possa derivare da "The Judge", un cocktail che combina brandy, crème de menthe e sciroppo semplice, trovato nel libro di William Schmidt del 1892, "The Flowing Bowl". Rapidamente guadagna popolarità a New York City, diventando noto come un "drink da società ", riservato alle classi alte.
Nel 1905, il bartender William Cocktail Boothy nella nuova edizione del suo libro "American Bartender" del 1891, precisa che nello Stinger si deve utilizzare il Cognac, non un semplice brandy, ma esattamente il pregiato distillato francese. Nel 1913 compare nel già citato ricettario "Straub's manual of mixed drinks" di Jacques Straub.
Nel 1905, il bartender William Cocktail Boothy nella nuova edizione del suo libro "American Bartender" del 1891, precisa che nello Stinger si deve utilizzare il Cognac, non un semplice brandy, ma esattamente il pregiato distillato francese. Nel 1913 compare nel già citato ricettario "Straub's manual of mixed drinks" di Jacques Straub.
Inizialmente considerato un digestivo, quindi da consumare dopo il pasto, tra gli estimatori durante i ruggenti anni '20, Reginald Vanderbilt, un influente milionario newyorkese e padre della stilista e socialite Gloria Vanderbilt, ne anticipa l'uso come aperitivo.
Durante il Proibizionismo, lo Stinger si afferma come uno dei cocktail più amati, specialmente sulle navi da crociera. L'acuto profumo della crema di menta si rivela ideale per mascherare la qualità spesso scadente degli alcolici distillati di contrabbando. Questo rende il drink particolarmente popolare tra i facoltosi in cerca di un rifugio alcolico lontano dai divieti. La freschezza della menta non solo migliora il gusto del distillato ma aiuta anche a nascondere l'odore dell'alcool, facendo dello Stinger una scelta frequente per le animate conversazioni negli american bar a bordo.
Anche dopo il Proibizionismo, continua il successo dello Stinger. Questo cocktail attraversa l'oceano e conquista gli aviatori della Seconda Guerra Mondiale, che lo scelgono come favorito durante e dopo l'addestramento. Il gusto prepotente della menta rende bevibili i distillati di bassa qualità e maschera l'alito altrimenti reso pesante dall'alcol.
Durante il Proibizionismo, lo Stinger si afferma come uno dei cocktail più amati, specialmente sulle navi da crociera. L'acuto profumo della crema di menta si rivela ideale per mascherare la qualità spesso scadente degli alcolici distillati di contrabbando. Questo rende il drink particolarmente popolare tra i facoltosi in cerca di un rifugio alcolico lontano dai divieti. La freschezza della menta non solo migliora il gusto del distillato ma aiuta anche a nascondere l'odore dell'alcool, facendo dello Stinger una scelta frequente per le animate conversazioni negli american bar a bordo.
Anche dopo il Proibizionismo, continua il successo dello Stinger. Questo cocktail attraversa l'oceano e conquista gli aviatori della Seconda Guerra Mondiale, che lo scelgono come favorito durante e dopo l'addestramento. Il gusto prepotente della menta rende bevibili i distillati di bassa qualità e maschera l'alito altrimenti reso pesante dall'alcol.
Il nome
Il termine "Stinger", che in inglese significa "pungiglione", evoca non solo l'effetto "pungente" dato dal sapore deciso della menta nel cocktail, ma anche, in senso colloquiale, un forte colpo. Questa doppia connotazione riflette sia l'impatto aromatico che l'effetto vigoroso del cocktail, sottolineando la sua capacità di lasciare un'impressione distintiva e immediata a chi lo degusta.
La ricetta
5 cl Cognac
2 cl Crème de Menthe bianca
5 cl Cognac
2 cl Crème de Menthe bianca
Come viene servito
In una coppetta cocktail raffreddata, decorata da una fogliolina di menta.
In quale film lo abbiamo visto
Alta società del 1956 con Grace Kelly, Bing Crosby e Frank Sinatra
Alta società del 1956 con Grace Kelly, Bing Crosby e Frank Sinatra
Tracy Samantha Lord è una ricca ragazza divorziata di Newport in procinto di sposarsi con il gentiluomo George Kittredge, mentre l'ex marito C.K. Dexter-Haven è determinato a riconquistarla e usa il pretesto dell'organizzazione di un festival jazz per stare nei paraggi. A creare ulteriore scompiglio ci pensano il giornalista Mike Connor e la fotografa Liz Imbrie incaricati dal giornale Spy di fare un reportage sulle nozze di quest'esponente dell'Alta società .
Poco prima del matrimonio C.K. porge un bicchiere di questo cocktail a Tracy dicendo “Ordini del dottore” e quando lei chiede “Che cos'è?” e lui risponde “Solo il succo di qualche fiore. Si chiama ''stinger'' . Guarisce tutto.” Dopo un po’ arriva anche Mike con in mano uno Stinger.
Baciala per me del 1958 con Cary Grant e Jayne Mansfield
Tre piloti della Marina decorati durante la Seconda Guerra Mondiale, tornati da Honolulu, ottengono un permesso di quattro giorni a San Francisco, dove cercano di evadere dalle tensioni della guerra organizzando una festa esagerata. Durante il loro soggiorno, uno dei piloti cerca di sedurre la fidanzata di un magnate navale, mentre un altro pilota naviga tra le proprie ambizioni politiche e il desiderio di una vita da civile.
In questo film il cocktail Stinger compare in così tante scene che è quasi un protagonista. La prima avviene in una camera d'hotel, dove Alice, invitata a entrare, risponde alla domanda di Andy (Cary Grant) su cosa preferisca bere dicendo: "Ho una regola strettissima: mai una goccia prima del tramonto. E io non rompo mai le regole. Tranne che per gli uomini in uniforme! Voi che bevete?" Andy risponde: "Per il momento, cocktail" (nella versione originale dice Stinger) e lei risponde Super!
In una scena successiva, durante una festa, Andy, seduto con Gwynneth davanti a una radio, dice: “Una brocca d’alcol, delle sigarette, qualche bacca e qui possiamo anche svernare. Non vada via." e anche questa volta nell’originale aveva citato lo Stinger. Si alza, va al bar e prepara lo shaker, i bicchieri e porta tutto dalla ragazza dove prepara personalmente i due Stinger.
Più avanti, al bar, quando un giornalista si avvicina per intervistarlo, Andy risponde: "Offro io, so quanto sono malpagati i cronisti", e ordina: "Cameriere, 3 Stinger". Al termine della chiacchierata, il giornalista lo saluta dicendo: "Grazie per lo Stinger."
Infine a un'altra festa, Andy, seduto al bar, ordina: "Stinger a rotazione". E quando incontra il suo vecchio Comandante, e gli chiede cosa desideri bere, il Comandante risponde: "Una torpedine." Andy allora suggerisce: "Hai di meglio da suggerire?" e decide: "Sicuro, Stinger! Voglio offrirti uno stormo di Stinger."
E così chiudiamo il sipario su questo secondo atto del nostro viaggio attraverso i cocktail iconici del cinema classico. Ogni drink che abbiamo scoperto porta con sé una storia, un'epoca, un momento indimenticabile di grande schermo che continua a vivere ogni volta che viene versato in un bicchiere. Spero che queste storie vi abbiano intrattenuto e ispirato tanto quanto hanno fatto con me. Non vedo l'ora di condividere con voi il prossimo capitolo di questa avventura cinematografica e mixologica. Fino alla prossima volta, alziamo un bicchiere al fascino senza tempo del cinema e dei suoi cocktail memorabili!
E così chiudiamo il sipario su questo secondo atto del nostro viaggio attraverso i cocktail iconici del cinema classico. Ogni drink che abbiamo scoperto porta con sé una storia, un'epoca, un momento indimenticabile di grande schermo che continua a vivere ogni volta che viene versato in un bicchiere. Spero che queste storie vi abbiano intrattenuto e ispirato tanto quanto hanno fatto con me. Non vedo l'ora di condividere con voi il prossimo capitolo di questa avventura cinematografica e mixologica. Fino alla prossima volta, alziamo un bicchiere al fascino senza tempo del cinema e dei suoi cocktail memorabili!
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