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Vi è mai capitato di giudicare un film dalla trama e scoprire poi che vi sbagliavate di grosso? Lasciate che vi racconti della volta in cui una sinossi trovata su internet ha quasi rischiato di farmi perdere un capolavoro. Al termine della lezione il nostro professore di storia e critica del cinema all’università ci annuncia: “Domani vedremo Notorious di Alfred Hitchcock.”
Curiosa, corro a leggere la trama. Spie, nazisti, complotti federali... qualcosa che, lo ammetto, sembra lontano dai miei gusti. Non sono convinta che sia un film capace di appassionarmi. Quanto mi sbagliavo!
Il giorno dopo, in aula, bastano i primi cinque minuti per farmi ricredere. Non ero più seduta su una sedia; ero dentro il film. Hitchcock non stava solo raccontando una storia: stava giocando con le mie emozioni, guidando il mio sguardo e le mie simpatie in direzioni che non avrei mai immaginato. Ingrid Bergman e Cary Grant erano perfetti, ma anche vulnerabili, e ogni inquadratura sembrava gridare che nulla era lasciato al caso.
È allora che ho capito una grande verità : alcune trame, descritte male o troppo in fretta, non rendono giustizia alla complessità di un capolavoro. E Notorious è proprio questo: un film che non si può ridurre a un semplice riassunto. È un’esperienza, un mosaico di tensione, eleganza ed emozioni contrastanti, che continua a sorprendere lo spettatore a ogni visione.
Come ogni film di Hitchcock, però, la sua realizzazione non è stata una passeggiata. I problemi di costi costrinsero il produttore Selznick a cedere il progetto alla RKO, e le sfide tecniche per creare esattamente le riprese volute dal regista richiesero un’attenzione maniacale. Ma oggi sono qui per accompagnarvi in questo viaggio unico nella storia del cinema, raccontandovi come Notorious è diventato il capolavoro che conosciamo. Mettetevi comodi: cominciamo.
Ah dimenticavo: in fondo all’articolo troverete il film da vedere comodamente!
Il titolo originale è Notorious ed è un film del 1946 diretto da Alfred Hitchcock con protagonisti Ingrid Bergman e Cary Grant.
La trama in breve: Alicia Huberman, figlia di un criminale nazista, accetta una missione dell’FBI: infiltrarsi in un gruppo di tedeschi rifugiati in Sud America. Per guadagnarsi la loro fiducia, deve conquistare Alex Sebastian, il carismatico leader del gruppo, ignaro del doppio gioco di Alicia. Al centro di questa pericolosa operazione, però, non ci sono solo complotti e segreti, ma anche il suo legame con l’agente Devlin, che la mette di fronte a un conflitto tra amore e dovere.
Alcune scene dal film |
Foto promozionali |
Trailer originale:
Siamo nel 1945. La Seconda Guerra Mondiale è appena finita, ma il mondo è ancora segnato dalle sue conseguenze. In America, la vittoria porta sollievo e speranza, ma c’è anche un desiderio diffuso di giustizia, persino attraverso la finzione: raccontare storie che facciano "pagare" ai nazisti per le atrocità commesse. Come dice Walt Disney, interpretato da Tom Hanks nel film Saving Mr. Banks: “È questo che facciamo noi narratori: ristabiliamo l’ordine con l’immaginazione. Infondiamo speranza, senza sosta, ancora e ancora.” Questo spirito guida molti cineasti, incluso David O. Selznick, l’uomo visionario che ha portato Via col vento dalle pagine di un romanzo al grande schermo trasformandolo in un successo mondiale.
Selznick è sempre alla ricerca di nuove storie in grado di affascinare il pubblico e lasciare un segno. Dopo il trionfo di Io ti salverò diretto da Alfred Hitchcock, Selznick individua un racconto pubblicato nel Saturday Evening Post del 1921, Song of the Dragon di John Taintor Foote. La trama originale parla di una giovane donna che, durante la guerra, accetta di sedurre una spia nemica per ottenere informazioni segrete. Ma Selznick sa che, con Hitchcock, questa storia può diventare qualcosa di molto più potente.
Il regista si rivolge al fidato sceneggiatore Ben Hecht, con cui aveva già collaborato in film come Io ti salverò e Nodo alla gola (di cui vi ho parlato qui). I due lavorano per settimane, eliminando gli elementi superflui.
Mentre la storia inizia a prendere forma, Hitchcock comincia a riflettere sul MacGuffin, un concetto che lui stesso descrive come "l’elemento narrativo che motiva i personaggi ma che è irrilevante per lo spettatore." Per Notorious, immagina inizialmente trame elaborate, come campi di addestramento segreti e complotti nazisti su larga scala, ma decide che questi elementi sono troppo ingombranti. Nel 1944, un anno prima che il mondo venisse a conoscenza della bomba atomica con Hiroshima, Hitchcock ha un’intuizione. Un amico scrittore gli parla di un progetto segreto in New Mexico, così riservato che chi entrava nei laboratori non ne usciva più. Nel frattempo, Hecht legge un articolo sull’uranio e lo collega a questi esperimenti, sospettando che possano essere legati allo sviluppo di una bomba atomica.
Per verificare l’idea, Hitchcock e Hecht si consultano con il Dr. Robert Millikan al California Institute of Technology (la celebre Caltech di The Big Bang Theory 😉). Millikan li avverte che parlare troppo della bomba atomica potrebbe farli arrestare e suggerisce che l’idrogeno, non l’uranio, sia l’elemento chiave per produrre energia. Nonostante le obiezioni, Hitchcock e Hecht mantengono l’idea dell’uranio, convinti che non stiano violando segreti governativi. Hitchcock afferma in seguito di essere stato sorvegliato dall’FBI proprio per via di questa intuizione e dell’incontro con Millikan.
L’idea, tuttavia, non convince Selznick. La trova inverosimile e, con il budget già messo a dura prova dal suo costoso progetto Duello al sole, decide di vendere l’intero pacchetto alla RKO per 800.000 dollari e il 50% dei profitti. Questa cessione include Hitchcock, il cast e la sceneggiatura, dando al regista la libertà creativa necessaria per plasmare il film secondo la sua visione.
Con maggiore controllo in quanto produttore esecutivo (insieme a William Dozier della RKO), Hitchcock può finalmente creare un’opera che va oltre lo spionaggio, esplorando il conflitto tra il dovere e l’amore. Alicia si trova divisa tra la lealtà verso il suo paese e il desiderio di riscatto personale, mentre Devlin, l’uomo che dovrebbe proteggerla, la spinge a sacrificarsi. Alex Sebastian, il nemico, non è un cattivo bidimensionale: è vulnerabile e innamorato, un personaggio reso straordinariamente umano.
Nel 1945, Ingrid Bergman è una delle attrici più acclamate di Hollywood, grazie a interpretazioni memorabili in film come Casablanca (1942), dove ha conquistato il pubblico con il ruolo di Ilsa Lund, e Angoscia, che le ha fatto vincere il suo primo Oscar come migliore attrice. Reduce dal successo di Io ti salverò, dove ha interpretato la dottoressa Costanza Peterson accanto a Gregory Peck, Bergman è ormai una presenza consolidata nel cinema internazionale e una delle muse predilette di Alfred Hitchcock.
Notorious segna la sua seconda collaborazione con il regista britannico, che la dirigerà ancora nel 1949 nel film Il peccato di Lady Considine, dove interpreterà Lady Henrietta. Questo sarà anche uno degli ultimi film prima della sua partenza per l’Italia e del discusso "esilio" hollywoodiano, seguito alla relazione con il regista italiano Roberto Rossellini. Una relazione che accenderà i riflettori sullo scandalo e verrà immortalata nel conflitto personale e artistico noto come “la guerra dei vulcani” (di cui vi ho parlato qui nel mio articolo).
Hitchcock vede in Bergman il prototipo della "bionda hitchcockiana", un ideale femminile che diventa centrale nella sua filmografia. Dopo Joan Fontaine, la protagonista di Rebecca, la prima moglie e Il sospetto, Bergman incarna questa figura in Notorious, aprendo la strada a interpreti come Grace Kelly, Kim Novak e Tippi Hedren, che segneranno alcuni dei momenti più iconici del cinema hitchcockiano.
Con Notorious, Ingrid Bergman si trova al centro di una trama che intreccia spionaggio, amore e sacrificio, regalando un’interpretazione che sottolinea la sua straordinaria capacità di trasmettere forza e vulnerabilità . A doppiarla nella versione italiana è stata la straordinaria Lydia Simoneschi (di cui vi ho parlato qui).
Cary Grant è talmente perfetto per la parte che sembra incredibile anche solo pensare che ci sia stato un momento in cui il ruolo di T.R. Devlin avrebbe potuto andare a qualcun altro. Eppure, è proprio così. Quando David O. Selznick vende il progetto alla RKO, spinge per sostituire Grant con Joseph Cotten, un attore sotto contratto con lui. Secondo Selznick, Cotten è più pratico: Grant non sarà disponibile per tre mesi, chiede compensi elevati e, a suo dire, è difficile da gestire. Ma Alfred Hitchcock non si lascia influenzare. Per il regista, Grant è l’unico in grado di incarnare la complessità e il fascino di Devlin, e con l’aiuto della RKO blocca ogni tentativo di sostituirlo.
Alla fine, Cary Grant ottiene il ruolo e dimostra quanto sia indispensabile per il film. Nel ruolo dell’agente FBI Devlin, Grant bilancia perfettamente la freddezza professionale e il conflitto emotivo di un uomo che nasconde i suoi sentimenti per Alicia. Con piccoli gesti e sguardi intensi, riesce a rendere credibile e coinvolgente il dilemma del personaggio, facendone il cuore emotivo della storia.
Curiosamente, è proprio Selznick a suggerire, quando il film rischia di prendere troppo la piega di una storia incentrata su Ingrid Bergman, di creare una scena che riporti l’attenzione su Grant. Così nasce l’iconico momento nella cantina, dove Devlin si trova a dover agire in fretta e con astuzia per nascondere le tracce della missione, aggiungendo tensione e restituendo centralità al suo personaggio.
Hitchcock non è solito lavorare con cast stellari, ma per un personaggio complesso come Alex Sebastian sa che serve un attore in grado di lasciare il segno e conquistare il pubblico. All’inizio pensa a Clifton Webb, ma le cose cambiano quando William Dozier e David O. Selznick iniziano a spingere per Claude Rains. Selznick, come era sua abitudine, invia uno dei suoi famosi promemoria pieni di istruzioni ai collaboratori, scrivendo: “Rains offre un’opportunità di aumentare enormemente gli incassi di Notorious. Non perdete un giorno a bloccare l’accordo con lui!” Il tono è diretto, quasi perentorio, e alla fine Hitchcock, pur riluttante, si lascia convincere. Quando Rains entra in scena, però, ogni dubbio svanisce: è chiaramente l’uomo giusto per il ruolo.
Rains, già noto per ruoli iconici come il senatore corrotto in Mr. Smith va a Washington (di cui vi ho parlato qui) e il Capitano Renault in Casablanca, porta la sua esperienza e versatilità nel personaggio di Alex Sebastian, trasformandolo in un antagonista unico. Non è un cattivo banale o stereotipato, ma un uomo vulnerabile, innamorato e umanamente fragile. Il suo amore per Alicia è autentico, e proprio questa sincerità lo rende ancora più tragico quando scopre di essere stato tradito. La sua fiducia lo condanna, ma non perde mai completamente la dignità , neppure di fronte alla disfatta. Con Claude Rains, Alex Sebastian diventa molto più di un semplice "cattivo". È un personaggio che aggiunge strati emotivi e morali a Notorious, rendendo il film ancora più ricco e sfaccettato.
Con la Barrymore fuori gioco, la RKO propone Mildred Natwick, un’attrice che Hitchcock ammira ma non ritiene adatta per il ruolo. Secondo lui, Madame Sebastian richiede una presenza più imponente, qualcuno che incuta timore e rispecchi pienamente il potere soffocante del personaggio. Decisione azzeccata, perché Natwick ci regalerà successivamente interpretazioni straordinarie, come la brillante Miss Ivy Gravely in La congiura degli innocenti di Hitchcock e la madre esilarante in A piedi nudi nel parco.
La svolta arriva grazie a Reinhold Schünzel, che nel film interpreta il dottor Anderson. È lui a suggerire Leopoldine Konstantin, una delle attrici più celebri della Germania pre-bellica. Konstantin, con una carriera costruita sui palcoscenici di Max Reinhardt e su ruoli intensi e drammatici, convince Hitchcock e Dozier. Nonostante abbia solo quattro anni più di Claude Rains, il regista gioca magistralmente con le percezioni, rendendo credibile questa dinamica madre-figlio. E il risultato è straordinario. Konstantin trasforma Madame Sebastian in una figura che domina ogni scena in cui appare. Glaciale, manipolatrice e inflessibile, è il cuore oscuro del film, il motore segreto delle scelte di Alex. Il rapporto tra madre e figlio, fatto di dipendenza e controllo, aggiunge uno strato di complessità emotiva che amplifica la tensione della storia.
Infine non possiamo dimenticare il contributo di Louis Calhern, che in Notorious interpreta il Capitano Paul Prescott, ufficiale del Servizio Segreto americano. Un ruolo minore, ma essenziale per la trama, affidato a un caratterista di straordinario talento, capace di portare credibilità e autorevolezza a ogni scena in cui appare.
Calhern è uno di quegli attori che non rubano mai la scena ma aggiungono profondità e solidità a ogni film in cui lavorano, contribuendo al successo di capolavori senza tempo. La sua carriera, ricca di ruoli memorabili e sfaccettati, è stata al centro del mio articolo Professione caratterista (che potete leggere qui).
Le riprese di Notorious iniziano il 22 ottobre 1945 e si concludono nel febbraio 1946. Hitchcock, famoso per il suo perfezionismo e la sua attenzione maniacale ai dettagli, supervisiona ogni aspetto della produzione, lasciandoci una serie di aneddoti che ancora oggi raccontano il suo genio.
Uno dei momenti più iconici del film, la scena in cui Ingrid Bergman guida ubriaca con Cary Grant come passeggero, viene girata interamente in studio con l’uso della retroproiezione. Hitchcock, sempre attento al realismo, suggerisce al direttore della fotografia Ted Tetzlaff di aggiungere una luce che simuli il riflesso dei fari di una motocicletta sulla nuca degli attori. L’idea, innovativa per l’epoca, non viene presa benissimo da Tetzlaff, che risponde stizzito: “Ci interessiamo della tecnica, eh papà ?”. Ma Hitchcock non si lascia intimidire e, come sempre, il risultato è impeccabile.
Le sfide tecniche non finiscono qui. Claude Rains, più basso di Ingrid Bergman, viene spesso posizionato su scatole per i primi piani. Ma nelle scene in cui i due camminano insieme, Hitchcock utilizza un pavimento inclinato che cresce gradualmente verso la cinepresa, un trucco che riesce a mascherare la differenza di altezza tra gli attori senza sacrificare il dinamismo delle riprese.
Tra le tante meraviglie di Notorious, ci sono alcune scene che meritano di essere raccontate con attenzione. Ricordo che il mio professore di cinema ci aveva chiesto di soffermarci su di esse, per capire come Hitchcock usasse la macchina da presa e i dettagli per costruire tensione e narrazione attraverso la motivazione compositiva (quando ogni elemento presente nell’inquadratura è giustificato dalla sua funzionalità drammatica).
L’entrata in scena di Ingrid Bergman è un esempio perfetto di come Hitchcock sappia creare attesa. Il pubblico, come i giornalisti fuori dal tribunale, aspetta Alicia Huberman. Quando finalmente appare, la vediamo in primo piano, presentata con un’intensità che la rende subito il cuore pulsante della storia.
Diversa, ma altrettanto efficace, è l’introduzione di Cary Grant. Alla festa organizzata da Alicia, lo vediamo inizialmente di spalle, con la nuca perfettamente inquadrata. Lei lo guarda incuriosita, e noi con lei. Hitchcock utilizza un movimento di macchina elegante che ci rivela lentamente il suo volto, trasformando l’entrata in scena di Grant in un momento di fascino magnetico. È un’introduzione più “divistica” rispetto a quella della Bergman.
La scena del bacio è un capolavoro di tecnica e narrazione, un esempio perfetto dell'ingegno di Hitchcock nel superare i limiti imposti dalla censura dell'epoca, che vietava baci troppo lunghi. Hitchcock crea un piano sequenza continuo: Grant e Bergman si baciano, si muovono per la stanza, parlano al telefono, ma non si separano mai. Il risultato è un momento di straordinaria intimità e naturalezza, che amplifica la tensione emotiva tra i due personaggi.
Ingrid Bergman stessa, nella sua autobiografia My Story, racconta: "Un bacio poteva durare tre secondi. Ci baciavamo e parlavamo, ci allontanavamo e poi ci baciavamo di nuovo. Poi il telefono si frapponeva tra noi, e allora ci spostavamo dall’altro lato del telefono. Era un bacio che si apriva e si chiudeva; ma i censori non potevano, e non tagliarono la scena, perché in nessun momento ci siamo baciati per più di tre secondi consecutivi. Facevamo altre cose: ci mordicchiavamo le orecchie, ci baciavamo sulle guance, così che il bacio sembrava infinito ed è diventato sensazionale a Hollywood."
Indimenticabile è anche la scena della chiave della cantina. Alicia la nasconde nella mano (Hitchcock non è contento di averci già fatto soffrire con la scena in cui è riuscita a prenderla), mentre una gru, posizionata su di un’imponente impalcatura di legno, segue il suo movimento. La macchina da presa parte dall’alto, mostrando la festa in tutto il suo splendore, per poi scendere lentamente fino alla mano tremante di Bergman, che si apre per rivelare la chiave. Un gioco di montaggio alternato, con le bottiglie di champagne che si svuotano, scandisce lo scorrere del tempo e aumenta l’ansia per il rischio di essere scoperti.
Infine, c’è la tazza di caffè. Hitchcock vuole che siano a fuoco sia la tazza in primo piano che Alicia sullo sfondo. Per ottenere questo effetto, fa costruire una tazza fuori misura, creando un’immagine tanto semplice quanto inquietante, che amplifica la tensione senza bisogno di parole.Foto sul set |
Quando
Alfred Hitchcock inizia a lavorare a Notorious, sa di avere bisogno di
qualcuno che possa tradurre la complessità dei suoi personaggi anche
attraverso i costumi. E così, nel 1946, si rivolge alla Paramount per
ottenere in prestito Edith Head, una delle costumiste più apprezzate
dell’epoca. È una scelta strategica: Head non è solo una maestra nello
stile, ma ha un approccio che si sposa perfettamente con la filosofia
del regista. Per entrambi, gli abiti non devono solo essere belli, ma
devono servire a raccontare la storia e rivelare la psicologia dei
personaggi.
Questa collaborazione segna la prima volta che Head e
Hitchcock lavorano insieme, e subito si intuisce che è l’inizio di
qualcosa di speciale. Head descrive il regista come un perfezionista:
nei suoi copioni, Hitchcock specifica dettagliatamente ogni aspetto
degli abiti, dai colori agli accessori, per assicurarsi che riflettano
lo stato d’animo dei personaggi. Una volta stabilite queste linee guida,
però, lascia a Head la libertà di creare capi che coniughino
funzionalità e bellezza. Il risultato? Una collezione di costumi che
incarnano tutto lo stile degli anni ’40, con un’eleganza che ancora oggi
risulta moderna.
La sfida più grande di Head è tradurre la dualitÃ
di Alicia. Hitchcock vuole che il personaggio sia affascinante
abbastanza da attrarre sia Devlin sia Sebastian, ma allo stesso tempo
credibile come spia. “Gli abiti di Ingrid,” spiega Head, “dovevano
essere semplici, ben disegnati e privi di orpelli inutili. La sua
eleganza sta nella sobrietà .”
Il bianco e nero del film aggiunge un
livello di sfida, ma anche di fascino. Head gioca con texture, fantasie e
tagli per creare contrasti visivi che catturano la luce in modo
drammatico.
Alicia fa la sua prima apparizione fuori dal tribunale,
con un cappotto chiaro dalle linee pulite e accessori neri — cappello e
borsa — che ne sottolineano l’eleganza algida e il distacco emotivo.
Questo look comunica subito il controllo e l’aria enigmatica del
personaggio.
Poco dopo, però, la troviamo al cocktail party con un outfit radicalmente diverso: un top zebrato decorato con paillettes e pancia scoperta. Nel 1945, una scelta del genere era audace, simile a quella che Lana Turner indosserà nello stesso anno in Il postino suona sempre due volte. Questo look introduce Alicia come una “party girl”, disinvolta e seduttiva.
Un altro momento significativo è la scena al
tavolino del bar con Devlin, dove Alicia indossa un cappotto chiuso da
un fiocco centrale, con una microfantasia che aggiunge un tocco delicato
e romantico al suo look.
Durante la cena in camera con Devlin, invece,
il suo abbigliamento cambia ancora: una blusa bianca morbida, stretta in
vita da una cintura che la impreziosisce, suggerisce un lato più intimo
e vulnerabile del personaggio.
La scena della passeggiata a cavallo
segna un altro passaggio cruciale. Alicia indossa un completo androgino,
con una giacca di taglio maschile, cravatta e pochette nel taschino.
Questa scelta enfatizza il suo ruolo di infiltrata e sottolinea la
serietà della missione che sta portando avanti.
La cena con Alex Sebastian è invece un momento di pura eleganza. Alicia indossa un abito nero decorato con paillettes nell’area dello scollo, che si riflettono nei suoi capelli raccolti, accentuando la sua figura e il suo fascino.
Ancora più sontuoso è l’abito bianco, che sfoggia durante la visita alla casa di Alex, accompagnato da guanti lunghi, una pelliccia e una collana di diamanti. Questo look rappresenta Alicia come una figura irresistibile e sofisticata, perfetta per conquistare la fiducia del suo bersaglio.
La scena alle corse dei cavalli riporta Alicia al suo ruolo più formale di spia. Qui, il motivo geometrico del cappotto, il foulard e il cappello lavorano insieme per riflettere la complessità della trama e il suo stato mentale.
Lo stesso vale per il look che indossa quando incontra gli agenti dei servizi segreti: un abito grigio che nasconde una camicia a righe con un fiocco e un cappello nero dal design particolare.
Quando Alicia si trasferisce nella casa di Alex, i suoi abiti diventano più sobri. Uno dei dettagli più significativi è lo scollo di un abito che sembra una fila di piccole perle, una scelta che, pur nella semplicità , aggiunge eleganza e unicità .
La scena sulla
panchina con Devlin la riporta alla sua personalità più libera: indossa
un cappotto con spalle molto ampie e un motivo geometrico tipico degli
anni ’40, che richiama uno stile audace e moderno per l’epoca.
Il grande protagonista del film è l’abito nero della festa, leggermente drappeggiato in vita e stretto da una catena che simboleggia la prigionia emotiva e fisica di Alicia. Lo scollo profondo, sia sul davanti che sulla schiena, comunica una duplice emozione: audacia e vulnerabilità . Gli orecchini chandelier, scintillanti e lunghi, incorniciano il suo viso con una luce magnetica, trasformandola nel centro di attenzione della scena.
Nelle ultime sequenze, Alicia appare sempre più debilitata dal veleno. Il cappotto nero con bottoni tono su tono e l’abito nero accollato, arricchito da un collier di diamanti, trasmettono un senso di vulnerabilità , ma anche di dignità .
Un dettaglio particolarmente curioso è l’uso delle scarpe basse con abiti da sera, scelto per non accentuare la differenza di altezza tra Bergman e Rains, ma che aggiunge anche un tocco di realismo al personaggio.
Anche i costumi di Cary Grant in Notorious meritano un accenno: i completi impeccabili, spesso neri con camicia bianca, incarnano la sua eleganza intramontabile. All’inizio del film lo vediamo con abiti spezzati e fantasie sottili, che conferiscono un’aria più rilassata e accessibile, mentre nei momenti più drammatici il suo guardaroba si fa più rigoroso. I gemelli e la sua abitudine di infilare le mani in tasca diventano dettagli distintivi che rafforzano il fascino e il controllo del suo personaggio.
Roy Webb, parte della "scuderia" della RKO, compone per Notorious una partitura tanto discreta quanto raffinata, perfettamente in sintonia con l’atmosfera del film. La sua musica non segue mai percorsi scontati, riflettendo con sottigliezza le tensioni emotive e i conflitti interiori dei personaggi.
Ad esempio, il tema romantico di Alicia e Devlin non esplode nei momenti di passione, ma emerge in modo frammentato e inquieto. La loro storia d’amore è carica di desideri repressi, gelosie e esitazioni, e la musica li accompagna con discrezione. Anche in una scena che sembrerebbe ideale per una grande esplosione orchestrale — quando i due salgono su una collina con una vista spettacolare — il tema si affaccia appena, lasciando che siano lo sguardo e le emozioni non dette dei personaggi a dominare.
In altri momenti, Hitchcock e Webb decidono di non usare affatto musica. Nel celebre bacio di due minuti e mezzo, il silenzio amplifica l’intimità e la tensione emotiva, rendendo la scena ancora più potente. Al contrario, la musica si fa improvvisamente vivace e inaspettata quando Alicia chiede alla band di suonare ritmi brasiliani per coprire la sua incursione in cantina con Devlin. Tamburi e trombe prendono il posto delle consuete melodie di suspense, rompendo le aspettative del pubblico con un tocco brillante.
E non manca l’ironia. Quando Alicia entra nella villa dei Sebastian, piena di nazisti minacciosi, in sottofondo risuona Schumann. È un tocco hitchcockiano che mescola eleganza e inquietudine, suggerendo che persino i più pericolosi terroristi possano avere un certo gusto artistico
Come da tradizione, Alfred Hitchcock non manca di inserire il suo celebre cameo anche in Notorious. In un astuto gioco con il pubblico, in una delle prime scene esterne del film appare un uomo che ricorda per corporatura e postura il regista, lasciando molti a domandarsi se fosse quello il cameo. Ma il vero Hitchcock si rivela solo più tardi: a circa un’ora dall’inizio, durante la festa nella villa di Alexander Sebastian, lo vediamo prendere un bicchiere di champagne dal barista e poi girarsi rapidamente per uscire di scena. Un’apparizione breve, ma studiata per sorprendere.
Con un costo di produzione di circa 2 milioni di dollari, Notorious è uno dei progetti più ambiziosi di Hitchcock. E come se non bastasse, la RKO sborsa ulteriori 800.000 dollari per acquistare l’intero pacchetto da David O. Selznick, comprendente il regista, il cast stellare e la sceneggiatura. Un rischio calcolato, che però si trasforma in un trionfo: il film incassa tra gli 8 e i 9 milioni di dollari, una cifra impressionante per l’epoca.
Ma non sono solo i numeri a raccontare il successo di Notorious. La proiezione inaugurale al Radio City Music Hall è un evento da ricordare, un’occasione in cui Hitchcock e il suo team vedono il loro lavoro accolto con il calore e l’entusiasmo che merita. Certo, qualche sorpresa c’è stata: gli Oscar dell’anno successivo, ad esempio, snobbano il film, un’assenza che lascia interdetti se si considera il suo impatto artistico e culturale.
Eppure, a distanza di decenni, Notorious continua a brillare. È un film che non ha mai smesso di parlare al pubblico, un capolavoro che dimostra come Hitchcock fosse non solo il maestro della suspense, ma anche un narratore capace di unire stile, emozione e intrattenimento come pochi altri. E oggi, ripensando a quelle prime proiezioni del 1946, possiamo solo immaginare l’emozione di chi si trovava in sala, mentre sullo schermo prendeva vita un pezzo di storia del cinema.
Ed eccoci arrivati alla fine di questo viaggio nel mondo di Notorious. Come vi ho raccontato all’inizio, è bastato guardare i primi minuti di questo film per farmi innamorare di una storia che, almeno sulla carta, sembrava lontana dai miei gusti. Ma Hitchcock aveva già previsto tutto: le emozioni, la tensione, la meraviglia che il suo film avrebbe scatenato. Ogni inquadratura, ogni dettaglio, ogni nota musicale lavorano insieme per creare qualcosa di unico e immortale.
E poi c’è quella chiave. Non solo un oggetto narrativo, ma un simbolo che si tramanda di mano in mano, come la passione per il cinema. Da Cary Grant a Ingrid Bergman, fino a Hitchcock stesso, quel piccolo oggetto ha attraversato decenni, portando con sé una storia che sembra non invecchiare mai.
E forse è proprio questo il segreto di Notorious. È un film che non si limita a raccontare una storia: ci coinvolge, ci affascina e, soprattutto, ci fa sentire parte di qualcosa di più grande. Come una “chiave” che apre porte verso emozioni e mondi inaspettati.
Come promesso eccovi il film:
QUOTES:
Alicia: Oh, mi fa molto ridere! Tutte le canzoni d'amore fanno molto ridere.
Alicia: Paura?
Devlin: Ho avuto sempre paura delle donne, ma so cavarmela.
Alicia: Allora avete paura di voi stesso... Avete paura di innamorarvi di me.
Devlin: Non è difficile.
Alicia: Non ho mai tentato.
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- venerdì, dicembre 06, 2024
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