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“A quell’epoca, Hollywood era davvero bella come posso immaginare?”
“Era meglio”
Con questo scambio, Arthur Abbott, anziano sceneggiatore interpretato dall’indimenticabile Eli Wallach, non solo conquista Iris, ma anche noi spettatori, evocando in poche parole un’epoca d’oro del cinema: la vecchia Hollywood. Quella dei dialoghi scintillanti, dei protagonisti magnetici, delle storie che ci fanno sognare ancora oggi.
E qui mi fermo un attimo. Lo so, L’amore non va in vacanza è un film del 2006, e vi starete chiedendo: perché parlarne su un blog dedicato al cinema classico? Perché questo film, sotto la patina leggera di una commedia romantica natalizia, nasconde un’anima profondamente legata alla Golden Age di Hollywood.
Nancy Meyers, regista e sceneggiatrice, ha creato qualcosa di unico: un ponte tra passato e presente. Non ha solo inserito riferimenti ai grandi classici, li ha intrecciati nella trama, rendendoli essenziali. Arthur non è un semplice personaggio secondario, ma il cuore pulsante del film. Con la sua saggezza e i suoi aneddoti, ci porta per mano in un viaggio attraverso l’epoca d’oro del cinema, quella che ha segnato per sempre la storia della settima arte.
E allora, fidatevi: se amate il cinema classico, questo film vi regalerà più di una sorpresa. Per parafrasare una delle frasi più iconiche di (un altro film decisamente recente) Love Actually: “Se lo cerchi, il cinema classico è davvero dappertutto.” Anche in una commedia romantica del 2006.
In questo articolo vi racconterò come L’amore non va in vacanza sia riuscito a tessere insieme modernità e nostalgia, trasformandosi in un omaggio ai grandi capolavori del passato. Perché, alla fine, ciò che rende un film indimenticabile non è la sua età , ma la sua capacità di parlare al cuore. E questo, credetemi, lo fa ogni volta che lo riguardiamo.
Uno di quei film che non smette mai di sorprendere, sia che lo abbiate già visto mille volte, sia che stiate per scoprirlo per la prima volta. L’amore non va in vacanza è uno di quei rari gioielli che riesce a conquistare un posto speciale tra i classici moderni del periodo natalizio. Non è solo l’atmosfera festiva a renderlo unico, ma la sua capacità di intrecciare leggerezza e profondità in una storia che sa emozionare e far riflettere.
Nancy Meyers, regista e sceneggiatrice, ha costruito una carriera raccontando storie che ci fanno ridere, commuovere e innamorare. Film come Tutto può succedere ed È complicato sono tra i miei preferiti, ma con L’amore non va in vacanza Meyers ha superato se stessa. Ha creato un perfetto equilibrio tra romanticismo e introspezione, arricchito da un tributo affettuoso e sentito al cinema classico.
La trama? Ve la racconto in breve. Amanda (Cameron Diaz) e Iris (Kate Winslet), due donne deluse dall’amore, decidono di scambiarsi casa attraverso un sito online. Amanda, che vive in una villa di lusso a Los Angeles, si trasferisce temporaneamente in un pittoresco cottage nella campagna inglese. Iris, invece, lascia il suo piccolo rifugio per approdare nella scintillante California.
Durante queste vacanze inaspettate, le loro vite prendono svolte impreviste. Amanda, in Inghilterra, incontra Graham (Jude Law), il fratello di Iris: un uomo affascinante e sorprendente, capace di mettere in discussione il suo distacco emotivo. Nel frattempo, Iris stringe un legame speciale con Miles (Jack Black), un compositore di colonne sonore dolce e divertente, e con Arthur Abbott (Eli Wallach), un anziano sceneggiatore che rappresenta il cuore nostalgico e pulsante del film. Arthur porta con sé tutto il fascino della vecchia Hollywood, e con lui Iris intraprende un viaggio che è tanto cinematografico quanto personale.
Vi confesso una cosa: tra le due storyline, la mia preferita è quella di Iris. Certo, Amanda ha dalla sua parte Jude Law, e questo è un argomento difficile da battere, ma Iris ha qualcosa di impagabile. Il suo è un tuffo nel cinema classico, in quei buoni sentimenti che scaldano il cuore, grazie alla sua amicizia con Arthur. Ed è proprio questa connessione che rende la sua storia così speciale e così irresistibile per chi, come me, ama il fascino senza tempo della vecchia Hollywood.
Un viaggio nel cuore del cinema classico
È un pomeriggio come tanti altri a Los Angeles, e Iris non può immaginare che sta per fare un incontro che cambierà le sue vacanze – e forse la sua vita. Davanti a lei, un anziano signore vaga confuso per il quartiere: sembra perso, smarrito in un paesaggio che non riconosce più. Iris riconosce si tratta del vicino di casa di Amanda e si offre di riaccompagnarlo.
Durante il tragitto, Arthur le chiede da quale parte dell'Inghilterra provenga e alla sua risposta "Surrey," lui s'illumina ed esclama: "Come Cary Grant!"
Sorpresa, Iris gli chiede come lo sappia, e Arthur, con un sorriso che tradisce anni di storie vissute, replica: "Me lo ha detto lui."
Ed è proprio in quel momento che scopriamo il passato straordinario di Arthur Abbott, sceneggiatore durante l’epoca d’oro di Hollywood. Certo, Cary Grant era in realtà di Bristol, ma con quel sorriso complice e quella battuta irresistibile, Arthur riesce a farci perdonare tutto. Del resto, chi potrebbe resistergli?
Davanti a casa sua, Arthur si ferma e, con l’entusiasmo di chi ha vissuto i grandi film di persona, introduce Iris a un concetto fondamentale del cinema classico: il bell'incontro, o come lo chiamano in inglese, meet cute. Si tratta di quell’incontro romantico, spesso casuale e carico di ironia, che nelle commedie dell’epoca d’oro faceva scattare la magia tra i protagonisti. Per rendere l’idea, Arthur cita un esempio perfetto: una scena (chiaro riferimento a L’ottava moglie di Barbablù con Gary Cooper e Claudette Colbert). In questa scena, due sconosciuti si trovano in un negozio di pigiami: lei vuole acquistare solo la giacca, lui solo i pantaloni. La soluzione? Comprano un pigiama in due, e la scintilla scocca.
Appena entrata nello studio di Arthur, Iris si ritrova immersa in un mondo che trasuda storia e memoria. È un luogo che parla di un'epoca passata, in cui il cinema era qualcosa di magico e intangibile. Le pareti sono ricoperte di premi e targhe, tra cui statuette di Emmy e Clio Awards, un piccolo Oscar relegato in un angolino, quasi come se fosse un semplice dettaglio, e una vecchia macchina da scrivere che sembra custodire storie mai raccontate.
Ogni centimetro di quella stanza racconta qualcosa di Arthur e del suo mondo. I cappelli appesi, un chiaro omaggio a Billy Wilder, sembrano lì a evocare il fascino della vecchia Hollywood. Le fotografie in bianco e nero raccontano momenti della sua carriera e, tra queste, Iris nota con sorpresa immagini del giovane Arthur, alias Eli Wallach, che aggiungono un tocco umano a questo spazio già così pieno di significato.
La scrivania è un caos creativo: fogli, libri e taccuini sparsi ovunque, un riflesso della mente di un uomo che ha vissuto e respirato storie per tutta la vita. Ma nonostante il disordine, c'è qualcosa di profondamente affascinante in quel caos, come se ogni elemento fosse al suo posto per raccontare una parte della sua storia.
Iris, intenerita dalla modesta cena sul vassoio che lo aspetta davanti alla TV, decide di invitare Arthur a cena fuori. Seduti in un ristorante elegante, l’uomo inizia a raccontare con orgoglio il suo primo incontro con il mondo di Hollywood. Ricorda il giorno in cui, da giovane fattorino della Western Union, consegnò un telegramma a Louis B. Mayer negli uffici della MGM. “Il ragazzo addetto alle commissioni non si era presentato,” racconta con un sorriso, “e io mi offrii per il lavoro. Il giorno dopo ero già sul libro paga.”
È qui che pronuncia la battuta con cui ho aperto questo articolo, un piccolo assaggio di quella Hollywood che Arthur riesce a evocare con pochi, semplici dettagli.
Poi, con un tono che passa dalla nostalgia alla saggezza, Arthur guarda Iris e pronuncia una frase che diventerà una delle più iconiche del film: “Devi essere la protagonista della tua storia, non un personaggio secondario.” È un momento di rara intensità , in cui le parole di Arthur non sono solo un incoraggiamento per Iris, ma un invito universale a prendere in mano la propria vita, proprio come farebbe una vera leading lady.
Man mano che la storia si sviluppa, emergono nuovi dettagli sul passato di Arthur, che non solo arricchiscono il suo ritratto, ma rafforzano il legame unico che si crea con Iris. Durante la festa di Hannukah, una conversazione tra Miles e Iris porta alla luce un aneddoto straordinario: Arthur ha contribuito a uno dei momenti più iconici della storia del cinema. È stato lui ad aggiungere la parola “bambina” alla celebre battuta “Buona fortuna, bambina” nel finale di Casablanca. Scoprire che dietro quelle parole cariche di romanticismo c’è proprio Arthur rende il suo passato ancora più vivo, quasi come se Iris – e noi spettatori con lei – stessimo toccando con mano un frammento dell’età d’oro di Hollywood.
La magia della vecchia Hollywood riaffiora in un’altra scena che considero tra le più belle del film. Con la sua aria affettuosa e paterna, Arthur menziona la lista di film classici che ha suggerito a Iris. Un gesto apparentemente semplice, ma che racchiude il suo desiderio di tramandare l’eredità culturale di un’epoca gloriosa. E io, da grande fan delle liste, non posso che adorare questa scena. Iris, visibilmente entusiasta, racconta di aver già iniziato a vedere quei film e condivide con lui le sue impressioni. Tra i primi titoli, confessa di aver amato Irene Dunne, che Arthur descrive come l’incarnazione perfetta di quella “gumption” – quel coraggio e determinazione – che contraddistingue le grandi protagoniste femminili del cinema classico. Questo momento non è solo un dialogo tra due personaggi: è una celebrazione della forza e dell’ispirazione che i film possono offrire.
Durante una visita nello studio di Arthur, Iris nota una lettera della Writers Guild cestinata con noncuranza. L’invito è per una premiazione in suo onore, ma Arthur, riluttante, minimizza, spiegando di non voler partecipare. Iris, però, non si lascia scoraggiare. Con dolcezza e determinazione, lo sfida a cambiare idea. Per lei non si tratta solo di un premio, ma di qualcosa di molto più profondo: accettare quell’invito significa riconoscere il proprio valore e permettere al mondo di celebrare il suo straordinario contributo al cinema.
Con quella sensibilità e forza che caratterizzano Iris, lo convince ad allenarsi per poter camminare da solo durante l’evento. È un momento potente, che mostra quanto il loro rapporto sia diventato profondo e trasformativo. Iris dà ad Arthur il coraggio di affrontare il presente con la stessa grinta con cui ha vissuto il passato, e Arthur, a sua volta, regala a Iris una nuova prospettiva sulla vita e sulle sue possibilità .
Fu proprio lì, in un Blockbuster, che scoprii per la prima volta i popcorn da cuocere nel microonde. Era una piccola rivelazione: quelle bustine piatte che portavi a casa e che, con pochi minuti di attesa, si trasformavano in un sacchetto gonfio e fumante. Una magia semplice che rendeva tutto più speciale, trasformando una serata qualunque in un momento di puro piacere. Ora, in un’epoca in cui basta un clic per accedere a tutto, quel rituale sembra appartenere a un altro mondo.
Ma l’avventura cinematografica di Iris non finisce qui. La ritroviamo poco dopo, accoccolata davanti alla TV con una capiente ciotola di popcorn, mentre guarda La ragazza del venerdì. Ha quell’aria sognante di chi si lascia trasportare da un mondo nuovo, scoprendo storie che ispirano, divertono e restano nel cuore.
Poco dopo, Iris e Miles iniziano a parlare di cinema, e lei nomina Lady Eva, lasciandosi andare a un’ammirazione sincera per Barbara Stanwyck: “Straordinaria, così sicura di sé, molto sexy.” È un’osservazione che rivela il fascino delle grandi protagoniste del cinema classico: donne intraprendenti, carismatiche, che non si limitano a vivere una storia, ma la guidano. È in quel momento che Iris realizza che ogni film consigliato da Arthur ha qualcosa in comune: al centro, c’è sempre una donna forte, determinata, una vera protagonista della sua vita. Una verità che sembra risuonare in lei, come un’ispirazione sottile ma potente. Miles, con il suo sorriso affettuoso, le risponde: “Forse sta cercando di mandarti un messaggio.”
E poi, arriva la grande serata per Arthur. Accompagnato da Iris, che cammina al suo fianco con affetto e orgoglio, l’anziano sceneggiatore fa il suo ingresso in una sala gremita. La reazione del pubblico è immediata: uno dopo l’altro, si alzano in piedi, accogliendolo con un’ovazione che sembra non finire mai. È un tributo sentito, che va oltre la persona: è un riconoscimento a un’intera epoca che Arthur rappresenta con eleganza e umiltà .
Sul palco, visibilmente emozionato ma con la compostezza di chi ha vissuto una vita intensa, Arthur si sistema al microfono e inizia il suo discorso:
"Sono arrivato a Hollywood più di 60 anni fa e mi sono immediatamente innamorato del cinema. Ed è stata una storia d’amore che è durata tutta la vita. Quando sono arrivato a Tinseltown – com’era soprannominata Hollywood per la sua capacità di creare sogni e illusioni – non esistevano cineplex o multiplex, né blockbuster o DVD. Ero qui prima che i conglomerati possedessero gli studios, prima che i film avessero squadre di effetti speciali e sicuramente prima che i risultati al botteghino fossero riportati nei notiziari serali come punteggi di baseball."
Ogni parola è intrisa di nostalgia e gratitudine. Arthur non sta solo parlando di cinema: sta celebrando un’arte, un modo di vivere e sognare che ha segnato la storia. La sala resta sospesa, catturata dalla sincerità di quel momento, e il suo discorso diventa un tributo non solo al passato, ma al potere senza tempo delle storie ben raccontate.
Omaggi invisibili: il cinema classico dietro la macchina da presa
Pensate che la regista Nancy Meyers si sia limitata a inserire riferimenti ai grandi classici solo nella trama? Macchè! Troviamo tributi nelle interpretazioni degli attori, nelle loro movenze e persino nei dettagli estetici che definiscono i personaggi. Ogni scelta è pensata per riportare alla luce il fascino e la magia della Golden Age del cinema, senza mai risultare forzata o fuori luogo.
Per il personaggio di Amanda, Nancy Meyers si è ispirata alla vivacità e alla fisicità di Carole Lombard, la regina indiscussa della screwball comedy.
Cameron Diaz raccoglie questa eredità con naturalezza, soprattutto nella scena in cui Amanda affronta il suo ex fidanzato, lanciandogli le scarpe con rabbia e una teatralità esilarante. Non è solo un momento comico: è un chiaro riferimento allo stile spumeggiante e dinamico di Lombard, un’icona che ha reso indimenticabili le protagoniste delle commedie degli anni Trenta. Lo stesso vale per il pigiama di raso bianco che Amanda indossa: un dettaglio sofisticato che richiama il glamour delle protagoniste delle commedie sofisticate.
Jude Law, invece, ha ricevuto da Meyers un altro compito speciale: studiare Cary Grant. L’eleganza, la presenza scenica e soprattutto la capacità di Grant di far brillare le sue co-protagoniste sono diventate la chiave per interpretare Graham. Così, Jude Law non è solo l’interesse romantico della situazione, ma un personaggio che completa Amanda e ne arricchisce il percorso emotivo, con la stessa grazia che un gentiluomo del cinema classico avrebbe avuto (il mio pensiero va a Susanna dove Cary Grant ovviamente ha i suoi momenti, ma riesce perfettamente a far brillare Katharine Hepburn).
E poi c’è il primo bacio tra Amanda e Graham, costruito con una cura che riporta alla mente una delle scene più iconiche del cinema: quella di A qualcuno piace caldo con Marilyn Monroe e Tony Curtis. Graham bacia Amanda e lei, con un tocco di ironia e titubanza, gli chiede di ripetere il gesto, scherzando: “Magari se chiudo gli occhi.” È un momento che riecheggia la scena in cui Curtis, fingendosi il milionario Junior della Shell, sostiene di non provare emozioni durante i baci. Zucchero (Marilyn Monroe), con tutta la sua dolcezza e astuzia, lo mette alla prova. Nancy Meyers prende quell’alchimia tra vulnerabilità e seduzione e la rielabora con sensibilità moderna, mantenendo intatta la sua eleganza e il suo potere narrativo.
Insomma, avrete ormai capito che L’amore non va in vacanza è molto più di una semplice commedia romantica. È un delicato e sentito omaggio al cinema classico, a quell’età dell’oro che ci ha regalato storie senza tempo e protagoniste indimenticabili. Nancy Meyers, con la sua consueta maestria, riesce a intrecciare passato e presente, dimostrando che certe emozioni e certe storie non hanno scadenza: continuano a ispirarci, a commuoverci, e a farci sognare.
Ma non penserete che sia finita qui, vero? Ho conservato per voi una chicca finale.
La famosa "Lista di Film"
Mi sono chiesta: quali titoli avrebbe inserito Arthur nella sua celebre lista? Quella che ha consigliato a Iris per aiutarla a scoprire la magia e la forza delle protagoniste della vecchia Hollywood? Così ho deciso di provarci: attingendo alla mia passione per il cinema classico e alla mia esperienza di spettatrice innamorata di quell’epoca, ho immaginato una selezione.
Questi film hanno tutte le caratteristiche che Arthur avrebbe voluto trasmettere: eroine brillanti, intraprendenti, capaci di affrontare il mondo con grinta e classe. Sono storie che celebrano la forza e il fascino delle donne sullo schermo, regalandoci momenti di ispirazione che risuonano ancora oggi.
Non è una lista definitiva, ma un invito. Un viaggio tra dialoghi scintillanti, trame senza tempo e protagoniste che lasciano il segno. E per rendervi tutto più semplice, vi ho lasciato qualche sorpresa: alcuni di questi film sono disponibili online, con link diretti per guardarli subito (gratuitamente o per l'equivalente di un cappuccino). Preparate i popcorn e lasciatevi incantare. Perché, proprio come L’amore non va in vacanza, anche il grande cinema resta sempre con noi, pronto a regalarci emozioni senza tempo!
Se invece siete capitati su questo blog perché L’amore non va in vacanza è uno dei vostri comfort movie, quella coperta di Linus sicura in cui avvolgersi ogni Natale, ma il cinema classico ancora non vi ha conquistato, vi invito a restare e immergervi in un mondo fatto di storie senza tempo e protagonisti indimenticabili. Fidatevi, una volta iniziato, sarà difficile smettere!
Questi film non sono solo per cinefili incalliti; sono storie universali che parlano d'amore, ambizione e coraggio, e vi sorprenderanno per quanto siano attuali anche dopo decenni.
1. L'ottava moglie di Barbablù (Bluebeard's Eighth Wife, 1938) – Claudette Colbert
Una donna intelligente e determinata affronta un miliardario con un passato sentimentale complicato.
2. La ragazza del venerdì (His Girl Friday, 1940) – Rosalind Russell
Una giornalista brillante si trova coinvolta in un caso mediatico mentre affronta l’ex marito e caporedattore.
Guardate il film qui
3. Lady Eva (The Lady Eve, 1941) – Barbara Stanwyck
Una truffatrice affascinante si innamora di un ingenuo miliardario durante una crociera.
Guardate il film qui
4. L'impareggiabile Godfrey (My Man Godfrey, 1936) – Carole Lombard
Una ragazza eccentrica assume un vagabondo come maggiordomo, scoprendo che nasconde un passato sorprendente.
Guardate il film qui
5. Frutto proibito (The Major and the Minor, 1942) – Ginger Rogers
Una donna si finge ragazzina per risparmiare sul biglietto del treno, con conseguenze impreviste.
6. Scandalo a Filadelfia (The Philadelphia Story, 1940) – Katharine Hepburn
Una donna dell’alta società si ritrova tra l’ex marito e un giornalista alla vigilia del suo secondo matrimonio.
Guardate la prima parte qui e la seconda qui
7. L'orribile verità (The Awful Truth, 1937) – Irene Dunne
Una coppia divorzia, ma finisce per sabotarsi a vicenda mentre cerca di rifarsi una vita.
Guardate il film qui
8. Desiderio (Desire, 1936) – Marlene Dietrich
Una ladra di gioielli incontra un ingegnere americano ignaro del suo segreto.
9. La signora di mezzanotte (Midnight, 1939) – Claudette Colbert
Una donna senza un soldo viene coinvolta in uno scambio d’identità nell’alta società parigina.
10. Un colpo di fortuna (Easy Living, 1937) – Jean Arthur
Una ragazza viene scambiata per l’amante di un miliardario a causa di una serie di equivoci.
Guardate il film qui
11. Il sergente e la signora (Christmas in Connecticut, 1945) – Barbara Stanwyck
Una giornalista che finge di essere una perfetta casalinga deve ospitare un soldato per Natale.
Guardatelo qui (costa quanto un cappuccino)
12. Il signore e la signora Smith (Mr. and Mrs. Smith, 1941) – Carole Lombard
Una coppia scopre che il loro matrimonio non è valido, dando il via a una serie di complicazioni.
Guardate il film qui
13. La donna del giorno (Woman of the Year, 1942) – Katharine Hepburn
Due giornalisti si innamorano mentre affrontano le differenze tra carriera e vita privata.
Guardatelo qui (costa quanto un cappuccino)
14. Ritrovarsi (The Palm Beach Story, 1942) – Claudette Colbert
Una donna decide di lasciare il marito per cercare un nuovo finanziatore, ma tutto prende una piega inaspettata.
15. Donne (The Women, 1939) – Norma Shearer, Joan Crawford, Rosalind Russell
Un cast tutto al femminile racconta amori, tradimenti e rivalità tra donne dell’alta società .
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- venerdì, dicembre 20, 2024
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