Shakerato, non mescolato. Viaggio nei drink dei film classici pt.4

venerdì, settembre 20, 2024

È sorprendente come un argomento che non avrei mai pensato di approfondire sia riuscito a catturarmi completamente. Anche in questa nuova tappa del nostro viaggio, i cocktail continuano a rivelarsi molto più che semplici bevande: sono testimoni di storie affascinanti e di momenti iconici del cinema classico. Per chi ha seguito i miei articoli precedenti, saprete già quanto mi sia appassionata al legame tra questi drink e le pellicole che hanno fatto la storia del cinema. Se ve li siete persi, potete recuperarli qui, qui e qui, ma non preoccupatevi, anche oggi ci sarà tanto da scoprire!

Lo avreste mai detto che a contribuire al successo del cocktail più antico del mondo, inventato nel 1841, è stato un gesto di ribellione femminile? Nel 1949, un gruppo di donne decise di infrangere le regole e cambiò per sempre la storia di un bar famosissimo a New Orleans. Ma questa è solo una delle tante storie che rendono i cocktail protagonisti non solo nei bicchieri, ma anche nelle pagine della storia.

Immaginate un farmacista, alle prese con un intruglio di foglie di coca, noci di cola e una spruzzata di acqua frizzante. La sua missione? Creare una bevanda che fosse stimolante, rinfrescante, e capace di lenire i dolori di una ferita di guerra. E proprio da quel miscuglio, nato per caso, prende vita una delle bevande più famose al mondo. Sì, avete capito bene: così è nata la Coca-Cola, ingrediente fondamentale del Cuba Libre. Oppure sapevate che il nome Bloody Mary non ha nulla a che vedere con la regina inglese Maria la Sanguinaria, ma piuttosto con un episodio curioso che coinvolse una donna di nome Mary e un vestito bianco macchiato di succo di pomodoro?

Come dite? Volete sapere la connessione con i film dov’è? Non temete, ogni cocktail sarà accompagnato dal film in cui è stato protagonista. I nostri compagni di viaggio oggi saranno star del calibro di Katharine Hepburn, Spencer Tracy, Joan Crawford e Robert Mitchum. Allacciate le cinture, perché sarà un viaggio sorprendente!

1) Sazerac

La Storia

Preparatevi, perché la storia che sto per raccontarvi è quella del cocktail considerato il primo della storia: il Sazerac. Questo celebre drink nasce nel cuore del Quartiere Francese di New Orleans, grazie a Antoine Amédée Peychaud, un farmacista di origine haitiana che si è stabilito in città all’inizio del XIX secolo. Nel 1841, Peychaud ha aperto la sua farmacia su Royal Street, dove ha iniziato a servire un drink speciale ai suoi amici, mescolando il cognac Sazerac-de-Forge et Fils, prodotto a Limoges, in Francia, con il suo personale Peychaud’s Bitters, una miscela di amari tramandata nella sua famiglia.
Il cognac scelto per questo drink proveniva dalla distilleria fondata da Bernard Sazerac de Forge a Limoges nel 1782. La sua azienda è diventata famosa per l’esportazione di brandy negli Stati Uniti, particolarmente apprezzato a New Orleans, una città fortemente influenzata dalla cultura francese.
Una sera Peychaud ha invitato alcuni amici nella sua farmacia e ha servito loro un drink che ha riscosso subito grande successo. Tra gli ospiti c’era Sewell T. Taylor, un commerciante di bevande che, impressionato dalla miscela, ha stretto un accordo con Peychaud per commercializzarla. Taylor ha iniziato a servire il cocktail nel suo Merchant’s Exchange Coffee House e ha apportato le prime modifiche, aggiungendo zucchero e assenzio, elementi che hanno conferito al cocktail il suo caratteristico profilo aromatico.

Intorno al 1870, però, una devastante epidemia di fillossera ha colpito i vigneti francesi, rendendo difficile la produzione di cognac. A quel punto, il whiskey di segale ha preso temporaneamente il posto del cognac nella preparazione del Sazerac. Tuttavia, grazie a nuove tecniche di produzione, la fillossera è stata debellata e il cognac Sazerac-de-Forge et Fils è tornato nella ricetta originale del cocktail.

L’introduzione dell’assenzio viene attribuita al bartender Leon Lamothe, che sul finire dell'Ottocento  ha aggiunto questa componente fondamentale al drink. Tuttavia, quando l’assenzio è stato proibito negli Stati Uniti nel 1912, è stato sostituito con l’Herbsaint, un liquore aniceo prodotto localmente. Quando l’assenzio è stato legalizzato nuovamente, è tornato nella ricetta, riportando il Sazerac alle sue origini.

Verso la fine del XIX secolo, Thomas Handy, allora gestore del Sazerac Coffee House, ha consolidato la ricetta e ha fondato la Sazerac Company, che ancora oggi produce il celebre cocktail insieme al Peychaud’s Bitters e all’Herbsaint.

Un evento leggendario che ha ulteriormente consolidato la fama del Sazerac è passato alla storia come lo "Stormin' of the Sazerac", l'assalto del Sazerac. Nel 1949, le donne non erano ammesse nei bar di New Orleans, tranne che durante il Mardi Gras (Carnevale). Tuttavia, il 26 settembre di quell'anno, un gruppo di donne fece irruzione nel Sazerac Bar del Roosevelt Hotel chiedendo di essere servite, rompendo una tradizione di lunga data. Questo evento non solo segnò un momento di rottura con il passato, ma divenne un simbolo del cambiamento sociale e dell'emancipazione femminile. L'hotel, intravedendo un'opportunità di marketing, trasformò l'accaduto in un evento per promuovere la nuova apertura del bar, continuando la tradizione celebrandola negli anni successivi come una festa annuale che ricorda l’episodio. 


Il nome

Battezzato in onore del pregiato cognac Sazerac-de-Forge et Fils, utilizzato da Antoine Amédée Peychaud per creare il cocktail nella sua farmacia nel cuore di New Orleans a metà del XIX secolo, il Sazerac deve il suo nome al distillato francese che ne definì il carattere distintivo. Questo cognac fu così fondamentale per la ricetta originale che divenne parte integrante dell'identità del drink, trasformandolo in uno dei primi cocktail iconici della storia americana.

La ricetta

    5 cl di Cognac
    1 cl di Assenzio
    1 zolletta di zucchero
    2 gocce di Peychaud's Bitter

Come viene servito

Il bicchiere in cui servire questo cocktail è il tumbler basso, un bicchiere compatto e robusto. La guarnizione è una semplice scorza di limone, che viene strofinata sul bordo per sprigionare gli oli essenziali e intensificare l’aroma.

In quale film lo abbiamo visto

                     Lo Stato dell'Unione del 1948 con Katharine Hepburn e Spencer Tracy

Mentre si prepara la serata del discorso televisivo, Spike, il responsabile della comunicazione della capagna elettorale del candidato interpretato da Spencer Tracy, informa il maggiordomo: "Verranno il giudice e la signora Alexander. Sa preparare un Sazerac?" (in realtà per un errore nella versione italiana lo chiameranno per tutto il tempo Serazac). Il maggiordomo, un po' incerto, risponde: "Se non sbaglio, è con l’assenzio... È una forma di suicidio", e Spike, sempre ironico, aggiunge: "Non lo provatate, vi si incendierebbero i vestiti. La signora ne beve a volontà. Il giudice beve bourbon".
Quando gli ospiti arrivano, il maggiordomo conferma le preferenze, e il giudice, divertito, dice: "Mi hai letto nel pensiero". La moglie del giudice, però, scherza con il maggiordomo: "Scommetto che non indovini cosa voglio", al che lui risponde sicuro: "Sazerac", e il giudice aggiunge con affetto: "Amor mio, ormai tutti conoscono i tuoi gusti". La signora Alexander, non del tutto convinta della sicurezza del maggiordomo, chiede che sia suo marito a prepararlo. Dopo aver sorseggiato il drink, si complimenta con lui: "Questo è il miglior Sazerac che abbia mai bevuto!"


Più avanti, durante i lunghi discorsi dei sostenitori, la signora Alexander dice scherzando al marito: "Se devo stare a sentire dei lunghi discorsi, sarà meglio che mi prepari un altro Sazerac". Contemporaneamente, Mary scopre la manipolazione di Kay Thorndyke su suo marito e decide di bere per dimenticare. Prende uno dei Sazerac dalle mani del giudice, mentre Conover le dice: "È dinamite quella!" Mary, già un po' brilla, risponde: "Se a Grant piacciono i prezzi alti, voglio diventare un po' alticcia anch'io". 

Dopo averne bevuto un altro, esclama: "Mio Dio, sono davvero forti". La signora Alexander ride e conferma: "Direi di sì!"


Mary, sorpresa, chiede: "Cosa c'è dentro?". La signora Alexander risponde candidamente: "Non lo so!". Incredula, Mary ribatte: "Vuole dire che lo bevete da anni e non sapete di cosa è fatto?". La signora conclude con un sorriso: "Non importa, cara, basta che mi mettano allegria!" Le due donne iniziano a ridere in maniera incontrollabile, soprattutto dopo che il giudice è arrivato con un vassoio pieno di Sazerac. Mary sempre più brilla rischia di mandare all'aria la diretta televisiva.


Se non avete mai visto questo film potete recuperarlo qui, ve lo consiglio perchè è di un'attualità disarmante.

2) Bloody Mary


La Storia

Il Bloody Mary è un grande classico della miscelazione e la sua storia, ricca di fascino e mistero, si intreccia tra leggende e realtà. Non è solo un drink, ma una leggenda liquida che ha conquistato generazioni di appassionati in tutto il mondo. Ma per scoprire le sue origini, dobbiamo fare un viaggio nel tempo, attraversando oceani e continenti, per incontrare due protagonisti chiave che ne hanno plasmato la storia.

Per parlare del primo protagonista, ci spostiamo nella Parigi degli anni '20, nel cuore di una città vibrante e cosmopolita. Qui troviamo Fernand "Pete" Petiot, un giovane barman che, nel suo percorso, ha cambiato per sempre la storia del cocktail. Nato nel 1900, Petiot ha iniziato la sua carriera aiutando i genitori nella gestione di una pensione, ma ben presto ha fatto il salto verso il mondo della miscelazione, approdando al famoso New York Bar di Parigi. Questo bar, un tempo gestito dall’ex fantino americano Tod Sloan, diventa la culla della sperimentazione per Petiot quando Harry MacElhone lo ha acquistato, ribattezzandolo Harry’s New York Bar.
È proprio in questo contesto, nel cuore della Parigi ruggente degli anni '20, che Petiot ha iniziato a sperimentare una nuova combinazione di ingredienti: vodka e succo di pomodoro. In un’intervista del 1966, Petiot ha raccontato di aver mescolato per la prima volta vodka e succo di pomodoro, creando una prima versione rudimentale del Bloody Mary. Tuttavia, è stato solo dopo il suo trasferimento a New York, nel King Cole Bar del St. Regis Hotel, che il drink ha preso forma. Si racconta che un giorno, il principe russo Serge Obolensky ha chiesto a Petiot di preparare una bevanda più piccante. In quell’occasione, Petiot ha aggiunto il tabasco, completando la ricetta che conosciamo oggi.
Ma per comprendere appieno l'origine del Bloody Mary, dobbiamo attraversare l'oceano Atlantico e tornare indietro di qualche anno, per incontrare l'altro protagonista di questa storia: George Jessel, attore e intrattenitore americano. Nato a New York nel 1898, Jessel è diventato una figura ben nota negli ambienti mondani dell’epoca. Nel 1927, durante un soggiorno a Palm Beach, Jessel ha raccontato di aver chiesto al bartender di miscelare vodka, succo di pomodoro, salsa Worcestershire e limone per alleviare i postumi di una sbornia. Secondo il suo racconto, una giovane donna di nome Mary Brown Warburton, presente durante la preparazione, si è versata accidentalmente il drink sul vestito e ha scherzato dicendo: "Adesso puoi chiamarmi Bloody Mary!". Da quel momento, il nome ha preso piede, e Jessel ha continuato a promuoverlo per anni.
Nel 1964, Petiot ha dichiarato al New Yorker che, sebbene Jessel fosse stato il primo a combinare vodka e succo di pomodoro, è stato lui a trasformare quel mix in ciò che conosciamo oggi, aggiungendo spezie come sale, pepe, tabasco e Worcestershire sauce. Questo ha dato vita alla versione definitiva del Bloody Mary, che nel tempo è diventato uno dei cocktail più celebri del mondo.
Il Proibizionismo ha avuto anche un ruolo nella storia di questo drink. Durante gli anni della messa al bando dell'alcol negli Stati Uniti, la vodka era difficile da reperire, e il gin spesso la sostituiva nella ricetta, dando origine a un cocktail chiamato Red Snapper. Solo con la fine del Proibizionismo e grazie alla promozione della vodka Smirnoff negli anni '40, la ricetta originale del Bloody Mary con vodka è tornata alla ribalta.

Il nome

Si è detto che dietro il nome di questo cocktail ci sia la sanguinaria regina Maria Tudor d'Inghilterra, soprannominata "Bloody Mary" per la sua repressione contro i protestanti. Tuttavia, c'è anche la versione raccontata da George Jessell, secondo cui il cocktail prese il nome quando Mary Brown Warburton sporcò il suo vestito di succo di pomodoro durante il primo assaggio della bevanda.

La ricetta

    4,5 cl di vodka
    9 cl di succo di pomodoro
    1,5 cl di succo di limone fresco
    2 gocce di salsa Worcestershire
    Tabasco

Come viene servito

In un highball glass, un bicchiere alto e stretto. Viene guarnito con un gambo di sedano e una fetta di limone, che aggiungono un tocco fresco e decorativo.

In quale film lo abbiamo visto

Delitto sulla spiaggia del 1955 con Joan Crawford e Jeff Chandler

La trama ruota attorno a una ricca vedova che torna nella villa sulla spiaggia, precedentemente affittata a una donna morta in circostanze misteriose. Qui la vedova incontra Drummond, un giovane e affascinante marinaio che vive nella casa vicina insieme a una coppia che si finge la sua famiglia, Osbert e Queenie Sorenson. In realtà, il marinaio è un truffatore, complice di una coppia di imbroglioni che prendono di mira donne sole di mezza età.
In una delle scene sulla spiaggia, i coniugi Sorenson si uniscono a Drummond, che sta prendendo il sole. Osbert Sorenson prende un thermos contenente succo di pomodoro, lo versa nei bicchieri, aggiunge della vodka, e offre il cocktail a sua moglie, Queenie. Nella versione originale le chiede Bloody Mary? anche se nel doppiaggio italiano si perde il riferimento diretto, poiché viene tradotto semplicemente con "vuoi da bere?".


3) Cuba Libre


La Storia

È uno dei cocktail più celebri, legato a un momento storico cruciale: l'indipendenza di Cuba, ottenuta nel 1898 grazie all’intervento degli Stati Uniti nella guerra ispano-americana. Si narra che per celebrare la vittoria, i ribelli cubani e i soldati americani brindarono con una bevanda composta da rum e Coca-Cola, esclamando "Por Cuba libre" per festeggiare la libertà appena conquistata. Questo brindisi, che combinava i simboli di Cuba e degli Stati Uniti, sarebbe stato l’inizio del celebre cocktail che racchiudeva l’essenza della lotta per l’indipendenza.
Ma come spesso accade con i grandi classici, la storia del Cuba Libre è avvolta da una serie di racconti affascinanti, e io ve li racconterò tutti. Prima di scoprili però dobbiamo fare un passo indietro per conoscere uno dei suoi due ingredienti fondamentali: la Coca-Cola.
Siamo nel 1886, ad Atlanta, in Georgia. Dovete sapere che, in questo momento storico, la Georgia sta vivendo un grande boom produttivo: le industrie crescono, e gli operai sono sottoposti a lunghissime giornate di lavoro estenuanti. A peggiorare le cose, è stato da poco introdotto il divieto di vendita e consumo di alcol, lasciando un vuoto nel mercato delle bevande stimolanti. È in questo contesto che il chimico e farmacista John Stith Pemberton inizia a lavorare a una soluzione.
Non solo vuole creare una bevanda capace di rinvigorire gli operai stremati, ma Pemberton ha anche un motivo personale per la sua ricerca: dopo essere rimasto ferito nella Guerra Civile, è diventato dipendente dalla morfina e sta cercando un rimedio alternativo. Nel suo laboratorio, combina estratti di foglie di coca e noci di cola, noti per le loro proprietà energizzanti, creando una miscela dal gusto caramellato e rinfrescante. Per renderla ancora più piacevole e adatta al mercato, aggiunge anche acqua frizzante, e così nasce la Pemberton’s French Wine Coca, inizialmente promossa come un tonico terapeutico.


L'8 maggio 1886, Pemberton vende il primo bicchiere di questa bevanda alla Jacobs' Pharmacy di Atlanta, al prezzo di 5 centesimi. Ma la bevanda ha bisogno di un’identità più forte per emergere davvero. Qui entra in gioco il suo contabile, Frank M. Robinson, che non solo propone il nome Coca-Cola, ispirato agli ingredienti principali, ma disegna anche il logo con quel corsivo elegante che diventerà uno dei marchi più riconoscibili al mondo.
Dopo la morte di Pemberton, l'imprenditore Asa Candler intuisce il potenziale della bevanda e nel 1887 ne acquista i diritti. Con una strategia di marketing innovativa, tra cui la distribuzione di coupon gratuiti, Candler riesce a far conoscere la Coca-Cola in tutti gli Stati Uniti. Nel 1892, fonda la The Coca-Cola Company e, entro il 1895, la bevanda è distribuita in tutto il paese. L’espansione internazionale ha inizio nel 1899, con Cuba come prima destinazione.
Oltre alla leggenda del brindisi tra soldati americani per celebrare l'indipendenza dell'isola, ci sono altre storie che aggiungono ulteriore fascino a questo drink iconico.
Una delle versioni più intriganti ci porta a Fausto Rodriguez, un giovane messaggero cubano che, nel 1900, entrò in un bar a L'Avana con un ufficiale americano di nome Russell. Mentre erano lì, Russell ordinò una bevanda semplice ma rivoluzionaria: Rum Bacardi e Coca-Cola. Gli altri soldati americani, incuriositi, provarono il mix e, non sapendo come chiamarlo, qualcuno propose di battezzarlo Cuba Libre, un omaggio alla libertà appena conquistata da Cuba.


Un altro racconto affascinante si svolge a Washington, nell'ottobre del 1898, quando la Commissione Rivoluzionaria Cubana si recò negli Stati Uniti per incontrare il presidente William McKinley. Durante questo evento ufficiale, i delegati cubani furono accolti con un drink servito in bicchieri ornati da bandierine cubane e americane. Anche in questo contesto, il drink venne chiamato Cuba Libre, a simboleggiare l’unione e la collaborazione tra i due paesi.

Il nome

"Cuba Libre", che significa "Cuba Libera", è il grido celebra l’indipendenza di Cuba dalla Spagna nel 1898. È simbolico dell’unione tra il rum cubano e la Coca-Cola americana, rappresentando la libertà dell’isola.

La ricetta

    5 cl di rum bianco
    12 cl di Coca-Cola
    1 cl di succo di lime fresco

Come viene servito

In un highball glass. La guarnizione classica è una (o più)  fetta di lime, che aggiunge un tocco di acidità e freschezza.

In quale film lo abbiamo visto 

Le catene della colpa del 1947 con Robert Mitchum e Jane Greer

Nel film Le catene della colpa, Jeff (interpretato da Robert Mitchum) rintraccia Kathie Moffat in un bar di Acapulco, dove lei sha ordinato un Cuba Libre (anche se nella versione italiana è stato tradotto con "birra"). Jeff, incaricato dal gangster Nick Sterling di trovarla perché è scappata con una somma di denaro rubata, si avvicina al suo tavolo e inizia a conversare con lei. Le dice: "Potrei andare alla scogliera a guardare il mare come un turista, ma non c'è gusto se non c'è qualcuno a cui dire: 'Bella vista, vero?' Lo stesso vale per le chiese, le rovine, il chiaro di luna o un Cuba Libre."


4) Knickerbocker


La storia

 Forse non avete mai sentito parlare del Knickerbocker cocktail, ma il nome potrebbe suonarvi familiare grazie alla squadra di basket dei New York Knicks (abbreviazione di Knickerbockers). Il termine "Knickerbocker" affonda le sue radici nei primi coloni olandesi che fondarono New York, allora chiamata New Amsterdam. Dovete sapere che la popolazione della New York del XIX secolo era divisa in due gruppi distinti: gli Yankee e i Knickerbockers. Gli Yankee, provenienti dal New England e di origine puritana, erano noti per essere riservati, abili uomini d'affari, e piuttosto avversi a qualsiasi forma di esuberanza. Al contrario, i Knickerbockers, di discendenza olandese e ugonotta, erano festaioli, amavano bere, le corse dei cavalli e i banchetti, ma erano anch’essi eccellenti uomini d'affari. Indossavano i tipici pantaloni alla zuava, larghi e legati sotto il ginocchio, chiamati knickers, che offrivano grande comfort e libertà di movimento, perfetti per le attività quotidiane e per lo sport.


Il termine Knickerbocker divenne quindi sinonimo di un newyorkese ribelle e chiassoso, e rimase legato alla città e al suo carattere esuberante.
Si può ipotizzare che il Knickerbocker cocktail sia stato così chiamato come tributo a questo gruppo di newyorkesi dal temperamento vivace. Spesso erroneamente attribuito alla creazione nel famoso Knickerbocker Hotel di New York, questo cocktail compare in realtà molto prima. La sua prima apparizione documentata si trova nella Guida del Bar-Tender di Jerry Thomas, pubblicata nel 1862, la prima guida di cocktail mai pubblicata negli Stati Uniti. Thomas, noto come il "padre della mixologia americana", ha lavorato in molte città degli Stati Uniti, ma ha trascorso gran parte della sua carriera proprio a New York.
A differenza di molti drink dell’epoca, che erano forti e secchi, come il Manhattan o l’Old Fashioned, il Knickerbocker ha una base di rum e utilizza ingredienti dolci come il sciroppo di lamponi e il curaçao all’arancia. Questo gli conferisce una dolcezza fruttata che era meno comune nei cocktail del XIX secolo, ma che sarebbe diventata più popolare nei decenni successivi, con l’introduzione di cocktail tropicali e drink più leggeri.


Il nome

Si riferisce ai discendenti olandesi di New York che indossavano pantaloni alla zuava, i "knickers". Il cocktail è un omaggio a questi newyorkesi vivaci e festaioli del XIX secolo, noti per il loro amore per le celebrazioni e la loro energia.

La ricetta
    7,5 cl di rum
    0,5 cl di curaçao all’arancia
    1,5 cl di sciroppo di lamponi
    1,5 cl di succo di lime

Come viene servito

Viene servito in un bicchiere old-fashioned e guarnito con mezzo lime e frutti di bosco di stagione, che aggiungono colore e un tocco decorativo al cocktail.



In quale film lo abbiamo visto  

L’uomo ombra del 1934 con William Powell e Myrna Loy

Anche se non viene espressamente nominato nel film, il Knickerbocker è citato nel romanzo di Dashiell Hammett da cui è tratto, dove viene descritto come il cocktail preferito da Dorothy, personaggio interpretato da Maureen O’Sullivan. Possiamo quindi ipotizzare che il drink che Dorothy beve al bancone del bar sia proprio un Knickerbocker, dato che il bicchiere utilizzato nel film è simile a quello tipicamente usato per servire questo cocktail.

Che dire, anche questa volta, un semplice bicchiere ha raccontato molto più di quanto mi aspettassi. Quello che all'apparenza sembra solo un drink nasconde storie incredibili, di momenti epocali, di personaggi leggendari e di ribellioni inattese. E forse è proprio questo il fascino del nostro viaggio: scoprire che dietro ogni cocktail c'è una trama fatta di colpi di scena, incontri fortuiti e curiosità che non smettono di sorprendere.

Così, mi congedo da questo capitolo con la certezza che ci saranno ancora tante storie da scoprire, pronte a essere svelate "in un sorso".

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