Philippe Halsman: Il fotografo che ha fatto saltare le Star
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Siamo abituati a vedere le star in pose piuttosto rigide, immortalate sui red carpet, alle premiere dei film, o durante le cerimonie degli Oscar. Ogni espressione studiata, ogni movimento calcolato. Ma c’è stato un fotografo che, negli anni ’50, ha pensato a qualcosa di totalmente fuori dagli schemi, qualcosa che non si era mai visto prima. Philippe Halsman voleva congelare il momento più leggero (nel vero senso del termine), spontaneo e spensierato: il salto.
Avete capito bene! Questo audace fotografo ha catturato il preciso istante in cui le icone di Hollywood – Fred Astaire, Grace Kelly, Marilyn Monroe, Audrey Hepburn, Shirley MacLaine, Bob Hope – si libravano nell’aria, abbandonando, anche solo per un secondo, l’aura di perfezione che li circondava. È proprio in quel volo temporaneo che Halsman ha saputo rivelare un lato nascosto delle celebrità, un lato che raramente il pubblico aveva avuto modo di vedere.
Pronti a scoprire tutto su queste fotografie così originali? Saltiamo insieme nel mondo unico di Philippe Halsman.
Una giovinezza tutt'altro che facile
Nato nel 1906 a Riga, in Lettonia, da una famiglia ebrea, figlio di un dentista e di una preside scolastica, Philipp Holsmann cresce in un contesto intellettuale e stimolante. Fin da ragazzo coltiva la passione per la fotografia, mentre studia ingegneria elettrica a Dresda. Nel 1928 decide di partire per un’escursione sulle Alpi austriache insieme a suo padre. Quella che doveva essere una semplice avventura tra padre e figlio, però, si trasforma in tragedia.
Suo padre muore in circostanze misteriose, con gravi ferite alla testa, e Philip, che ha 22 anni, viene accusato di parricidio. L’accusa scuote profondamente la sua vita, e il processo si trasforma rapidamente in un caso internazionale, complicato dall'antisemitismo dell'epoca. Personaggi influenti come Albert Einstein, Sigmund Freud, Erich Fromm e Thomas Mann intervengono a suo favore, scrivendo lettere di sostegno e chiedendo giustizia. Nonostante questi interventi illustri, Halsman trascorre due anni in prigione, durante i quali contrae la tubercolosi. Riesce a guarire dalla malattia, ma l’esperienza lo segna profondamente.
Nel 1931 viene finalmente rilasciato, ma solo a condizione di lasciare l'Austria per sempre. Questo evento segna la fine di un capitolo doloroso della sua vita, ma anche l’inizio di una nuova fase, piena di opportunità. Philipp si trasferisce a Parigi, pronto a riscrivere il suo destino.
La casa natale di Halsman a Riga (oggi) |
Cambiare nome, città e vita
Dopo la sua liberazione dall'Austria, Philip Halsman si stabilisce a Parigi, dove inizia a costruirsi una nuova carriera come fotografo. Collaborando con importanti riviste di moda come Vogue, sviluppa uno stile che si distingue dalla norma. In un periodo in cui molti fotografi scelgono il "soft focus" per creare immagini romantiche e levigate, Halsman adotta un approccio completamente diverso. Le sue foto sono caratterizzate da contorni decisi e forti contrasti, esaltando ogni dettaglio e rivelando una realtà più nitida e intensa. Questa innovazione stilistica cattura rapidamente l’attenzione e gli consente di affermarsi come ritrattista.
Ma quando la situazione politica in Europa si aggrava con l'invasione nazista della Francia, la famiglia Halsman si trova costretta a cercare rifugio altrove. Decidono così di partire per l'America. Tuttavia, al porto di Bordeaux, mentre le donne della famiglia, sua sorella e sua moglie Yvonne (incinta della loro primogenita Irene) riescono a imbarcarsi, a Philip viene impedito di partire. Il numero massimo di cittadini lettoni autorizzati a lasciare il paese è stato già raggiunto. Grazie ai contatti di famiglia e all’influenza di figure importanti come Albert Einstein ed Eleanor Roosevelt, Halsman viene inserito in una lista speciale di artisti e intellettuali ai quali è consentito entrare negli Stati Uniti indipendentemente dalla loro nazionalità.
Sbarcato in America
Una volta in America, negli anni '40, Halsman non tarda a farsi notare. Uno dei suoi primi successi arriva grazie a una campagna pubblicitaria per Elizabeth Arden. La sua immagine di Constance Ford, ritratta davanti alla bandiera americana per promuovere il rossetto "Victory Red", diventa un potente simbolo di bellezza e patriottismo durante la guerra.
Nel 1942, Halsman viene incaricato da Life di fotografare cappelli di design. Quella che sembrava una commissione ordinaria si trasforma in un’opportunità straordinaria: una delle sue immagini di una modella con un cappello di Lilly Daché viene scelta per la copertina di Life. Quella del 5 ottobre del 1942 è la prima di molte: Halsman realizzerà ben 101 copertine per la rivista, stabilendo un record che resiste ancora oggi.
Un altro incontro cruciale nella carriera di Halsman è quello con Salvador Dalí. I due iniziano una collaborazione che durerà più di trent'anni, dando vita a una serie di immagini sorprendenti e surreali. Una delle loro opere più iconiche, Dalí Atomicus del 1948, ritrae il pittore sospeso in aria, circondato da mobili fluttuanti, secchi d'acqua e gatti in volo, creando un’immagine che sembra sfidare la gravità e la logica.
La famiglia Halsman: da sinistra Jane, la mamma Yvonne, il papà Philippe e Irène |
La serie "Jump": un gioco che diventa arte
Nel 1951, durante un servizio fotografico per la NBC, Philip Halsman nota un comportamento curioso nei comici che sta immortalando. Molti di loro, durante le sessioni, iniziano a saltare spontaneamente. Per loro, il salto è un modo naturale per liberarsi dalle tensioni e entrare completamente nel personaggio. Questo dettaglio apparentemente banale accende l'immaginazione di Halsman, che comincia a riflettere sul potere del salto per rivelare una dimensione più genuina delle persone.
L'idea prende forma l'anno successivo, nel 1952, quando Halsman si trova a fotografare la famiglia Ford in occasione del cinquantesimo anniversario della loro azienda. Dopo ore passate a cercare di ottenere una foto decente di nove adulti tesi e undici bambini irrequieti, Halsman decide di rompere la monotonia: chiede a tutti di saltare. È un successo. Il gesto improvviso permette a Halsman di catturare un'immagine spontanea e autentica, mostrando un lato del tutto inaspettato del clan Ford.
Questo segna l'inizio della celebre serie "Jump", che vede coinvolte alcune delle personalità più famose del tempo. Da Marilyn Monroe a Richard Nixon, dalle stelle di Hollywood ai reali europei, tutti accettano l'invito di Halsman a sollevarsi da terra per un istante. Attraverso questi salti, Halsman scopre che è possibile rivelare qualcosa di più profondo e genuino. Il salto, secondo lui, ha la capacità di far cadere le barriere e far emergere la vera personalità dei suoi soggetti. Nel 1959, Halsman pubblica Philippe Halsman's Jump Book, una raccolta di 178 fotografie che include una riflessione ironica sulla sua teoria del "jumpology", che egli stesso aveva sviluppato.
Marilyn Monroe, Audrey Hepburn, Grace Kelly, Ava Gardner |
Shirley MacLaine, Joanne Woodward, Eva Marie Saint, Zsa Zsa Gabor |
Fred Astaire e Gene Kelly, Dean Martin e Jerry Lewis, Tony Randall, William Holden |
Danny Kaye, Anthony Perkins, Donald O'Connor, Peter Ustinov |
La rivista Popular Photography inserisce Philip Halsman tra i "Dieci migliori fotografi del mondo". Questo riconoscimento corona una carriera straordinaria, fatta di innovazioni stilistiche e immagini iconiche. Tra le sue fotografie più celebri si trova il ritratto di Alfred Hitchcock con un corvo appoggiato sul sigaro, scattato per la promozione del film Gli uccelli del 1963.
Un altro dei suoi scatti indimenticabili è quello di Anna Magnani, ritratta in un momento di intenso dolore durante la malattia del figlio.
Uno degli scatti più celebri di Philip Halsman è il ritratto di Albert Einstein, realizzato nel 1947. Questo iconico ritratto, che cattura l'intensità e la genialità del celebre fisico, è stato talmente apprezzato da essere utilizzato su un francobollo statunitense nel 1966. Più tardi, nel 1999, Time Magazine ha scelto proprio questa fotografia per la copertina dedicata a Einstein, nominato "Personaggio del Secolo".
Sono immagini come queste che testimoniano l'abilità unica di Halsman di catturare non solo l'aspetto esteriore delle persone, ma anche le loro emozioni più profonde.
Nell'ultima fase della sua vita, Halsman continua a lavorare e a condividere la sua visione con le nuove generazioni di fotografi. Sebbene la sua attività professionale diminuisca negli anni, le sue immagini continuano a essere esposte nelle principali gallerie e musei del mondo. Il suo stile, caratterizzato da precisione, contrasto e profondità, rimane un punto di riferimento per i fotografi contemporanei.
Philip Halsman muore il 25 giugno 1979 a New York, all'età di 73 anni. La sua eredità, tuttavia, vive ancora oggi attraverso le sue fotografie, che ci ricordano quanto potente possa essere un'immagine nell'esprimere la verità e la personalità di chi è ritratto. I suoi lavori, dai ritratti formali ai salti delle celebrità, continuano a ispirare, offrendo uno sguardo sincero e intimo sull'essere umano.
Philip Halsman è riuscito a fare qualcosa di straordinario: ha preso le star, con tutta la loro aura di perfezione e controllo, e le ha fatte saltare. Con un semplice gesto fuori dagli schemi, ha catturato un momento di pura spontaneità, riuscendo a rivelare un lato nascosto, leggero e autentico delle celebrità. Che si trattasse di Marilyn Monroe, Richard Nixon o la famiglia Ford, ogni salto raccontava una storia diversa, un’emozione che nessuna posa poteva trasmettere.
Il suo viaggio, dalla difficile giovinezza in Austria fino alla fama in America, è stato al centro del docufilm Jump! del 2007, con Patrick Swayze. Il film racconta in modo straordinario la vita di Halsman, tra tragedia e genio creativo, ma è praticamente introvabile (se qualcuno di voi riesce a recuperarlo mi contatti, lo apprezzerei tantissimo). Eccovi il trailer:
p.s. Infine vi ricordo che per pochi giorni potete trovare a Palazzo Reale a Milano (fino al 01/09/2024) la mostra "Philippe Halsman - Lampo di genio"
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