L'angolo dei film: La parola ai giurati

venerdì, maggio 31, 2024

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Adoro i legal drama. Potrei passare intere giornate immersa in capolavori cinematografici come "Testimone d'accusa", "Il buio oltre la siepe" e "Il caso Paradine", o in serie TV come "Le regole del delitto perfetto", "The Lincoln Lawyer", "Giudice Amy", "Ally McBeal", "Bull" e "American Crime Story: O. J. Simpson". Mi affascina profondamente la ritualità processuale, le abilità comunicative degli avvocati durante gli interrogatori e le arringhe, le indagini serrate, i colpi di scena e, soprattutto, il ruolo cruciale della giuria.

Ma questo articolo non è solo per gli amanti dei film giudiziari. È per chiunque ami il cinema, le storie appassionanti e le persone che hanno lottato per portare avanti un'idea in cui credevano fermamente.
C'è un film che ha saputo rappresentare il ruolo della giuria e le dinamiche umane in modo insuperabile: "La parola ai giurati" del 1957. Questo film, ambientato interamente in una stanza, riesce a tenere lo spettatore incollato fino all'ultimo secondo grazie alla sua intensità emotiva e narrativa.

Un’altra mia grande passione è scoprire e raccontare i dietro le quinte, la storia dietro i film, e le persone che li hanno resi possibili. Apprendere le sfide affrontate durante la produzione, le scelte artistiche e tecniche, e i momenti di genialità che hanno contribuito a creare capolavori del cinema è uno degli aspetti che amo di più approfondire. Oggi, vi porterò alla scoperta di "La parola ai giurati", spiegandovi perché, se non lo avete visto, dovrebbe essere il prossimo film che vedrete. E se lo avete già visto, vi offrirò nuove prospettive per apprezzarlo ancora di più.

Il titolo originale è "Twelve angry men" ed è un film del 1957 diretto da Sidney Lumet con protagonisti Henry Fonda, Lee J. Cobb e Martin Balsam.
 
La trama in breve: in un'aula di tribunale di New York, si tiene il processo di un adolescente del ghetto accusato di aver ucciso suo padre sta per concludersi e il giudice incarica la giuria dei loro doveri. La giuria si ritira in una stanza angusta e soffocante, dove la maggioranza è pronta a considerare il caso chiuso e a tornare alle loro vite. L'unico dissenziente è un architetto riflessivo, che non dubita tanto dell'innocenza del ragazzo quanto della percezione che l'accusa non abbia dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio la colpevolezza dell'imputato.
 
Alcune scene del film
Trailer originale: 
Negli anni '50, la televisione è emersa come un potente mezzo di intrattenimento e narrazione. La NBC, con la sua serie antologica Philco Television Playhouse, ha offerto drammi di alta qualità al pubblico televisivo. In contemporanea, la CBS ha presentato Studio One, un'altra serie antologica dedicata non solo a testi teatrali e racconti brevi ma anche a storie appositamente scritte per la televisione.
Uno degli esempi più celebri del successo di questo nuovo mezzo è stato Marty, un dramma originale prodotto per la televisione dalla NBC (di questo film e della sua storia straordinaria ve ne ho parlato qui). Il successo di Marty ha ispirato molti scrittori e produttori a considerare la televisione come una piattaforma legittima per raccontare storie profonde e coinvolgenti. In questo clima c’è uno sceneggiatore di talento che sta emergendo grazie alle sue storie: Reginald Rose. 

Come molti cittadini americani, un giorno Rose è chiamato a servire come giurato in un caso di omicidio colposo. Durante le deliberazioni, si è trovato coinvolto in una discussione intensa e prolungata con gli altri giurati. Questa esperienza personale gli ha fatto realizzare il potenziale drammatico della situazione e lo ha spinto a creare un dramma televisivo basato su queste dinamiche umane. Dirà: "Siamo entrati in questa terribile, furiosa discussione di otto ore nella sala della giuria e ho visto in essa i prodromi di un dramma televisivo."
Così nel 1954 inizia a lavorare ad una storia per la serie antologica della CBS Studio One: 12 Angry men (12 uomini arrabbiati), diretto da Franklin Schaffner e interpretato da Bob Cummings (nel ruolo del giurato 8), Franchot Tone, Edward Arnold e John Beal. Queste storie vengono trasmesse in diretta, e per questa ragione il cast e la troupe devono coordinare perfettamente i loro movimenti per assicurarsi che le telecamere non siano intralciate e che ogni attore sia nel posto giusto al momento giusto. Questa pianificazione meticolosa richiede prove intensive, traducendosi in performance d’altissimo livello. Pensate che addirittura gli attori durante le interruzioni pubblicitarie dovevano continuare a mantenere la loro posizione.

La performance televisiva di 12 Angry Men riscuote molto successo e riceve tre Emmy Awards per la scrittura di Reginald Rose, la regia di Franklin Schaffner e la performance di Robert Cummings come miglior attore, dimostrando che storie potenti e ben scritte potevano trovare un pubblico ampio anche attraverso la televisione.
La popolarità e il riconoscimento ricevuti dalla trasmissione portano inevitabilmente alla decisione di adattarlo per il grande schermo.  
L'ormai affermato attore Henry Fonda vede il dramma televisivo e ne rimane profondamente colpito. La storia di un singolo giurato che resiste contro gli altri undici, tutti pronti a condannare un giovane imputato di omicidio, cattura immediatamente la sua immaginazione. Fonda è convinto che quella storia, con il suo intenso conflitto morale e umano, sarebbe stata perfetta per un adattamento cinematografico. Deciso a interpretare quel giurato tenace, contatta Reginald Rose per discutere della possibilità di trasformare il teleplay in un film.
La sceneggiatura originale di Rose, scritta per la televisione, era stata significativamente tagliata per adattarsi ai limiti temporali del formato televisivo. Per il film, Rose ripristina gran parte del materiale tagliato, rendendo la storia ancora più completa e coinvolgente. Questo progetto segna anche la nascita del cinema d'arte semi-indipendente di New York, rappresentando una delle risposte americane di maggior successo al cinema d'arte europeo.
Fonda vede il dramma di Reginald Rose come il veicolo perfetto per un film che mettesse in evidenza i problemi sociali, ma che si concludesse con una nota di speranza e affermazione: il sistema giudiziario può funzionare se i cittadini comuni fanno il loro dovere. Tuttavia, Fonda e Rose si imbattono in numerosi ostacoli. Senza donne nel cast, senza Technicolor, e con una storia ambientata quasi esclusivamente in una singola stanza squallida e senza nemmeno un flashback, il film non sembra avere alcuna attrattiva commerciale per gli studios. Nessuno avrebbe mai scommesso su un film del genere. Nessuno tranne Henry Fonda.
Determinati a realizzare il progetto, Fonda e Rose decidono di produrre il film da soli, creando la loro casa di produzione, Nova-Orion. 
 
Gestiscono il budget del film con grande parsimonia, limitandolo a circa 340.000 dollari (gli attori accetteranno di lavorare per un compenso modesto, guadagnando ciascuno solo 3.600 dollari). Questo sarà il primo e unico film che Fonda produrrà in tutta la sua carriera: lo stress dell'esperienza lo ha convinto a non ripetere mai più tale esperienza, anche se in tutte le interviste dirà che questo film rientra nei suoi 3 preferiti tra quelli che ha interpretato
Il budget limitato non consente di scegliere un regista famoso, quindi Henry Fonda e Reginald Rose cercano un'alternativa valida ma economica. La scelta cade su Sidney Lumet, un regista che ha lavorato principalmente a Off-Broadway e nella televisione dal vivo. Lumet ha collaborato con Reginald Rose dirigendo le prove del telefilm 12 Angry Men, consolidando così una relazione professionale basata sulla fiducia reciproca.
Lumet gestisce un laboratorio per attori nel Greenwich Village, dove spesso dirige le prove di diverse produzioni. Durante una delle sue sessioni, due membri del laboratorio, che recitano nella commedia di Broadway Mr. Roberts, in cui Henry Fonda è il protagonista, invitano Fonda a vedere il lavoro di Lumet. Fonda, impressionato dalla capacità di Lumet di gestire gli attori e dalla qualità del suo lavoro, gli propone di dirigere il film e lui accetta senza esitazioni.
Lumet è noto per la sua capacità di lavorare rapidamente, una qualità essenziale per un progetto con un budget così ristretto.
Così come la storia che sta per dirigere, anche Sidney Lumet fa il passaggio dalla televisione al cinema. La versione cinematografica di La parola ai giurati segnerà  l'inizio della sua carriera nel cinema, e in seguito firmerà capolavori come Assassinio sull'Orient Express del 1974. Fresco di nozze con Gloria Vanderbilt, una famosa socialite e stilista, nota anche come uno dei "cigni" di Truman Capote, un gruppo di donne eleganti e influenti che Capote considera sue muse (di cui vi ho parlato qui), 
Lumet è pronto per passare alla fase successiva: il casting. È entusiasta di lavorare con Henry Fonda e sa che il film è perfetto per lui, poiché incarna il ruolo del cittadino solido e morale. Quanto al resto del cast Lumet intende radunare i migliori caratteristi di New York, con cui ha lavorato per anni pertanto concentra le sue ricerche a Broadway. La sceneggiatura viene ampliata per caratterizzare meglio ogni personaggio, dando a ognuno una professione e un background che spieghi il loro comportamento. Solo due attori della produzione televisiva, George Voskovec e Joseph Sweeney, riprendono i loro ruoli.
 
I dodici giurati
Martin Balsam (Giurato n. 1) Conosciuto per il ruolo del detective Arbogast in Psycho (1960) e di O.J. Berman in Colazione da Tiffany (1961), Martin Balsam ha avuto una carriera versatile che ha spaziato tra teatro e cinema. Ha vinto un Oscar come miglior attore non protagonista per A Thousand Clowns (1965). È anche noto per i suoi ruoli come il giudice in Cape Fear - Il promontorio della paura (1991) e il signor Bianchi in Assassinio sull'Orient Express (1974). In La parola ai giurati, interpreta il presidente della giuria, un uomo calmo e metodico, un allenatore di football di scuola superiore.
John Fiedler (Giurato n. 2) Molti di voi lo ricorderanno per il ruolo di Vinnie nel film La strana coppia, è uno degli amici del poker di Oscar e Felix, ma anche per Mr. Smith in Il visone sulla pelle . La volete sapere una chicca? Ha prestato la voce a Pimpi nei film di Winnie the Pooh della Disney. In La parola ai giurati, è un timido e modesto cassiere di banca che si agita facilmente ma alla fine riesce a difendersi.
Lee J. Cobb (Giurato n. 3) Celebre per la sua interpretazione di Willy Loman nella produzione originale di Morte di un commesso viaggiatore, Lee J. Cobb è un attore acclamato sia nel teatro che nel cinema. Ha interpretato il tenente Kindermann in L'esorcista (1973), Johnny in Fronte del porto (1954) e il dott. Curtis in La donna dai tre volti (1957). In La parola ai giurati, è un uomo d'affari irascibile e passionale, estraniato dal figlio.

E. G. Marshall (Giurato n. 4) Ha lasciato il segno con ruoli in L'ammutinamento del Caine (1954) e nella serie The Defenders (1961-1965), per cui ha vinto due Emmy Awards. La sua carriera prolifica include numerosi successi in televisione e al cinema. In La parola ai giurati, interpreta un analitico e imperturbabile agente di borsa interessato solo ai fatti.
Jack Klugman (Giurato n. 5) Noto per la sua interpretazione di due ruoli iconici della tv degli anni Settanta, Oscar Madison nella serie televisiva La strana coppia (1970-1975) ed è il coroner protagonista di Quincy (1976-1983). È un attore che porta sempre grande energia e autenticità nei suoi ruoli. In La parola ai giurati, è un uomo cresciuto in un quartiere povero, sensibile ai pregiudizi contro i ragazzi dei bassifondi.
Edward Binns (Giurato n. 6) Lo abbiamo visto in Patton, generale d'acciaio (1970) e Intrigo internazionale (1959), dove interpreta il capitano Junket. Ha fatto numerose apparizioni in programmi televisivi come Perry Mason e Ai confini della realtà. In La parola ai giurati, è un pittore di case deciso ma cortese, che difende i fragili quando vengono attaccati.

Jack Warden (Giurato n. 7) Ha brillato in film come Tutti gli uomini del presidente (1976), Shampoo (1975) e Il paradiso può attendere (1978). Ha anche recitato nella serie TV Crazy Like a Fox (1984-1986) e nei film degli anni '90 Piccola peste e Un amore tutto suo con Sandra Bullock. In La parola ai giurati, è un venditore scherzoso più preoccupato della partita degli Yankees che del caso.
Henry Fonda (Giurato n. 8) Una leggenda di Hollywood, è noto per i suoi ruoli in Furore (1940), Mister Roberts (1955) e Sul lago dorato (1981), per cui ha vinto un Oscar. In La parola ai giurati, interpreta un architetto che vuole andare oltre "ad ogni ragionevole dubbio" prima di arrivare a un verdetto.
Joseph Sweeney (Giurato n. 9) Un veterano di teatro e televisione, anche se il suo ruolo più significativo sarà in questo film. Ha avuto una carriera molto lunga, pensate che uno dei suoi primi ruoli è quello del maggiordomo in Scandalo a Filadelfia (1940). In La parola ai giurati, interpreta un anziano gentiluomo che porta saggezza e moderazione alla discussione. A lui e Fonda è affidata la scena conclusiva del film, al di fuori del tribunale.
Ed Begley (Giurato n. 10) Lo ricorderete per aver vinto un Oscar per Dolce ala della giovinezza (1962) e per i suoi ruoli come padre di Debbie Reynolds in Voglio essere amata in un letto d'ottone (1964) e nel noir Il terrore corre sul filo (1952), dove interpreta uno dei detective della polizia. Ed Begley ha avuto una carriera prolifica in teatro, cinema e televisione. In La parola ai giurati, interpreta un uomo bigotto e irrazionale che fa un rantolo pieno di pregiudizi.
George Voskovec (Giurato n. 11) Noto per il suo lavoro nel teatro dell'assurdo e ha avuto una carriera di successo in Europa prima di emigrare negli Stati Uniti. Ha recitato in film come Venere in visone (1960) e Trinidad (1952). In La parola ai giurati, è un orologiaio europeo immigrato che crede fermamente nel sistema della giuria.
Robert Webber (Giurato n. 12) Ha avuto una carriera di successo sia in televisione che al cinema, con ruoli in film come Quella sporca dozzina (1967), dove interpretava il generale Denton. In La parola ai giurati, interpreta un pubblicitario che tende a seguire la corrente, mostrando poca convinzione iniziale.
Con un cast di attori così talentuosi e ben caratterizzati, La parola ai giurati si è trasformato in un capolavoro di recitazione corale, con ogni giurato che porta in scena una personalità unica e complessa.
 
Le riprese di La parola ai giurati iniziano con una preparazione meticolosa da parte di Sidney Lumet. Essendo il suo primo film, Lumet porta con sé l'approccio rigoroso che ha sviluppato nella televisione dal vivo. Dedica due settimane a prove intensive con il cast, una pratica comune nella televisione ma rara nel cinema. Queste prove si svolgono a Steinway Hall, al 113 West 57th Street a Manhattan, dove Lumet lavora con gli attori per perfezionare ogni dettaglio delle loro performance.
Lumet affronta la sfida di girare un intero film nei confini di una singola stanza con grande ingegno. Passa lunghe notti a riflettere su come utilizzare l'ambientazione claustrofobica a suo vantaggio nel raccontare la storia. La stanza della giuria, pur essendo uno spazio angusto e soffocante, diventa un teatro di intensi scontri verbali e di analisi psicologiche. Si era pensato in un primo momento di ambientare la scena in un seminterrato con fornace e tubi a vista, ma la pulizia e l’essenzialità dell’arredamento della stanza si rivelano vincenti.
Per risparmiare denaro, Lumet deve essere estremamente efficiente. Gira l'intero film in soli 17 giorni, mantenendo un controllo rigoroso sulle riprese per evitare inutili straordinari e sprechi di pellicola. Lumet collabora con il rinomato direttore della fotografia di origine polacca Boris Kaufman, noto per il suo lavoro con Jean Vigo e per aver vinto un Oscar per Fronte del porto. Kaufman utilizza la luce in modo espressivo, creando tre stati d'animo distinti per il film: luminoso e caldo all'inizio, oscurato dalla pioggia nel secondo atto, e infine una luce più definita e intima quando il giurato numero 1 accende le luci.
Un dettaglio interessante delle riprese è l'uso del nebulizzatore per simulare il sudore degli attori. Lumet scherza spesso sull'importanza del "sudore giusto" per ciascuno dei personaggi. Alcuni giurati devono sudare di più, altri di meno, per riflettere la tensione emotiva e fisica.
Il risultato finale, dopo solo 17 giorni di riprese, è un capolavoro di cinema essenziale in bianco e nero, realizzato in un'epoca in cui i grandi schermi, i grandi luoghi e i colori audaci sono considerati una necessità assoluta.
Foto dal set

Il successo inaspettato di Marty, adattato dalla televisione al grande schermo e acclamato da pubblico e critica, alimenta le speranze per La parola ai giurati. Tuttavia, la distribuzione del film incontra diverse difficoltà. Anzitutto le case di produzione e i cinema non sono subito convinti del suo potenziale commerciale.
Il trailer originale del film sembra pubblicizzare un film horror, con transizioni drammatiche, accordi dissonanti e una voce fuori campo minacciosa che avverte: "Guardateli e pregate perché un giorno potreste diventare uno di loro: dodici uomini con l'odore della morte violenta nelle narici... dodici uomini trasformati in dodici animali graffianti." Questo approccio di marketing non riesce a catturare l'essenza del film e non attira il pubblico giusto.
Un altro errore strategico è la scelta del Capitol Theatre di New York per il debutto del film. Questo teatro, con i suoi oltre quattromila posti, è più adatto a grandi produzioni e spettacoli teatrali, non a un dramma in bianco e nero basato su dialoghi intensi e ambientato in una singola stanza. Il film non riesce a riempire il teatro e viene ritirato dopo meno di due settimane.
La promozione del film continua a essere problematica e, complessivamente, La parola ai giurati non riesce a guadagnare abbastanza negli Stati Uniti, incassando “solo” un milione di dollari nel suo primo anno.
Nonostante il mancato successo commerciale, il film guadagna prestigio quando appare per la prima volta in televisione, diventando un evento di ampio richiamo. Con il tempo, La parola ai giurati ottiene giustizia nel suo unanime elogio critico, vincendo il Primo Premio al Festival di Berlino e ricevendo altre prestigiose nomination agli Oscar per Miglior Film, Regista e Sceneggiatura Adattata. Sebbene inizialmente non abbia recuperato i suoi modesti costi di produzione, il film viene riconosciuto come un capolavoro duraturo del cinema.
 

CLIP

 



 
QUOTES:
Giudice: Per concludere, questo è un caso lungo e complesso di omicidio di primo grado. E l'omicidio premeditato è il delitto più grave di cui si occupino le nostre corti d'assise. Avete ascoltato i testimoni, vi è stato illustrato il codice per quanto si riferisce al presente caso, è ora vostro dovere concentrarvi e cercare di separare i fatti dalla fantasia. Un uomo è morto, la vita di un altro è in gioco. Se esisterà nelle vostre menti un solo dubbio circa la colpevolezza dell'accusato, allora voi dovete emettere un verdetto di innocenza. Se però tale ragionevole dubbio non sussiste, allora voi dovrete, in coscienza, dichiarare che l'accusato è colpevole. Qualunque sia la vostra decisione, il verdetto deve essere unanime. Nel caso che voi dichiariate l'accusato colpevole, la Corte respingerà qualsiasi raccomandazione di clemenza: la sentenza di morte sarà senz'altro esecutiva. Vi si affida una grave responsabilità. Grazie, signori giurati.
 
Giurato 8: È difficile mantenere i pregiudizi personali al di fuori di queste cose, e quando questo accade il pregiudizio offusca sempre la verità. Io non so quale sia la verità, e immagino che nessuno di noi lo saprà mai. Nove di noi ora sembrano ritenere che l'accusato sia innocente. Ma stiamo solo basandoci su delle probabilità. Possiamo sbagliarci. Stiamo forse cercando di lasciar libero un colpevole, non so. Nessuno può saperlo. C'è in noi un ragionevole dubbio. E ciò è d'importanza capitale nel nostro sistema. Nessuna giuria può condannare un uomo se non è più che certa. E noi nove non comprendiamo come voi tre siate ancora così sicuri.
 
Giurato n. 3: Ecco come sono i ragazzi del giorno d'oggi. Quand'ero piccolo chiamavo mio padre "signore". Davvero. "Signore". Lo sentite oggi un ragazzo chiamare "signore" il padre?
Giurato n. 8: Pare che i padri non lo ritengano più così importante.
 
Giurato n. 11: Domando la parola.
Giurato n. 10: "Domando la parola"! Cos'ha da essere tanto compito?
Giurato n. 11: Per la stessa ragione per cui lei non lo è: sono stato educato così. Queste liti... Non siamo venuti qui per litigare, abbiamo una responsabilità. Questa, ho sempre pensato, è la cosa più notevole della democrazia, che noi siamo... come si dice? Siamo stati invitati per posta a venire in tribunale a decidere sulla colpevolezza o l'innocenza di un uomo che non abbiamo mai visto prima. Non abbiamo nulla da guadagnare o da perdere col... col nostro verdetto. È proprio per questo, signori, che siamo forti. Non ne dobbiamo fare una questione personale.
 
Giurato n. 9: Dica, scusi, come si chiama lei?
Giurato n. 8: Davis.
Giurato n. 9: Io mi chiamo McCardle. Be', arrivederci.
Giurato n. 8: Arrivederci. 
 
Insomma, avrete capito che se mi sono fatto trascinare nel raccontarvi questa storia è perché mi ha davvero colpito. Le scelte fatte per La parola ai giurati sono state coraggiose per l'epoca: Henry Fonda e Reginald Rose hanno creduto fortemente nella storia e nel potente messaggio che veicolava. La scelta di Sidney Lumet come regista, nonostante la sua esperienza limitata nel cinema, e la decisione di radunare i migliori attori di carattere di New York, dimostrano la loro determinazione nel creare un film autentico e significativo.
In un mondo dove le dinamiche umane sono spesso complesse e sfumate, La parola ai giurati ci ricorda l'importanza del dialogo, della comprensione reciproca e del coraggio di difendere ciò che è giusto.
Se non avete ancora visto La parola ai giurati, vi invito a farlo. E se lo avete già visto, spero che questa esplorazione dietro le quinte vi abbia fornito nuove prospettive per apprezzare ancora di più questo capolavoro. Questo film è un esempio perfetto di come il cinema possa toccare le corde più profonde dell'animo umano e lasciare un segno indelebile. Buona visione!
p.s. Il film lo trovate qui, non so chi l'abbia caricato comunque finchè c'è vi consiglio di approfittarne.
 
  
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1 commenti

  1. Non ho visto il film (sicuramente lo recupererò), ma ho letto la sceneggiatura di Rose dalla quale è tratto. Una storia molto potente già di partenza.

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